Le nevi dell’esilio di Lian Hearn
I magici e affascinanti scenari di un Giappone sospeso in una dimensione quasi onirica, in cui echeggiano le risonanze di miti millenari, fanno da sfondo a una storia in cui il clangore delle armi si mescola a profezie sconvolgenti e complessi intrighi tra diversi ordini gerarchici, ognuno con il rispettivo codice morale. Un mondo permeato da un’atmosfera epica e visionaria, in cui le alleanze si dissolvono come neve al sole e dove le oscure trame dell’ambizione sembrano non lasciare spazio ad altri sentimenti.
Il secondo volume della saga degli Otori.
«Una delle saghe più avvincenti del nostro tempo». The Times
Takeo, ormai erede del potente Clan degli Otori, si è impegnato a unirsi ai ranghi criminali della Tribù, rinnegando la sua educazione pacifica, abbandonando ciò che gli appartiene di diritto, terre, denaro e potere, e rinunciando persino all’amore per Kaede. Ma la Tribù potrà davvero condurre Takeo verso il proprio destino? Il cammino che sceglierà lo condurrà in un vortice di pericoli, di sfide e di sacrifici, nel cuore delle montagne ghiacciate del Paese di Mezzo. Kaede, principale pedina nei giochi di potere dei signori della guerra, dovrà fare ricorso alla sua intelligenza, alla sua bellezza e alla sua tenacia per imporsi in un mondo di uomini potenti e per proteggere il suo prezioso segreto. Mentre cadono le prime nevi, Takeo e Kaede cercano di perseguire i loro scopi nel cuore di un Giappone feudale, crudele e magnifico. Riuscirà il loro amore a sopravvivere alla guerra e all’odio, alle alleanze promesse o infrante? Una storia indimenticabile in cui la passione scalpita, la violenza imperversa e la bellezza cattura ogni cosa.
Le nevi dell’esilio di Lian Hearn, secondo volume de La saga degli Otori pubblicato da edizioni e/o il 15 luglio.
Ci sono libri che vanno letti nel momento giusto e altri che vanno bene per qualsiasi periodo, La saga degli Otori appartiene alla prima categoria, ma se sei una bookblogger non puoi fare troppo la schizzinosa e devi cercare di rispettare certe tempistiche. Questo è il motivo principale per cui ho amato questo secondo volume un pochino meno del primo, Il canto dell’usignolo. Lui sì che era giunto al momento giusto e mi aveva ‘guarita’ dal blocco del lettore. Con questo non voglio dire che Le nevi dell’esilio sia meno interessante, lungi da me affermare una cosa simile, ma mi ha coinvolto meno del precedente, forse perché è meno movimentato, forse perché uno dei personaggi compie azioni che non mi sono per niente piaciute, forse perché molto spesso il secondo volume di una trilogia è di passaggio e l’autrice ha calcato meno la mano per lasciare tutto il clamore al volume conclusivo.
Le nevi dell’esilio è meno cruento di Il canto dell’usignolo, l’ambientazione è ovviamente la medesima, un fittizio Giappone feudale che, anche se non ricalcherà alla perfezione quel periodo storico, di certo ne rileva i caratteri principali sia nei luoghi che nelle usanze. Il libro inizia con la mappa e i personaggi che si alternano durante la narrazione suddivisi per clan, i protagonisti sono sempre Takeo e Kaede, i nostri giovani innamorati che sono stati separati alla fine del primo capitolo e che hanno davanti una strada lunga, tortuosa e ricca di ostacoli prima di arrivare a ricongiungersi. Lungo questo cammino ammirerete la forza d’animo di Kaede, lei è l’eroina che chiunque ami i fantasy vuole trovarsi di fronte. Kaede non si perde mai d’animo, detta le regole del gioco nonostante non sia naturale farlo per una donna. Kaede ragiona come un uomo e vuole imparare tutto ciò che c’è da sapere sul modo prettamente riservato agli uomini di condurre gli affari. Lei è intelligente, acuta e ha una forza di volontà fuori dal comune
Takeo invece non ha avuto l’evoluzione che speravo, sempre un passo indietro rispetto all’azione, che comunque non è molta, fin troppo timoroso di andare contro le regole di una Tribù in cui non ha nessuna voglia di rimanere. Takeo dice tanto di amare Kaede e di averla sempre nei suoi pensieri, ma non fa nulla per tornare da lei e metterla in salvo (che poi Kaede si salva da sola perché è tostissima) e poi in mezzo a tutti questi pensieri che fa? Giace con un’altra delle Tribù ogni notte come se niente fosse. Questa cosa mi ha fatto ribollire il sangue, non avrei mai creduto possibile che un’autrice si mettesse così d’impegno a far detestare il protagonista, ma evidentemente la Hearn è sadica e non vuole farci affezionare troppo a questo ragazzo che dalla sua ha una profezia da compiere che non pare riservargli un lungo e prospero futuro.
L’ambientazione ha un ruolo fondamentale in tutte le scelte che l’autrice ha fatto, ci sono gesti per noi incomprensibili che fanno parte della cultura giapponese, in più ha aggiunto questo tocco mistico e magico che sembra far parte di questo popolo come se fosse naturale modificare i propri connotati, sdoppiarsi e rendersi invisibili. L’arte del combattimento per tutti loro è un gioco da ragazzi, eseguita senza sforzo alcuno, come se stessero semplicemente respirando.
Nonostante Le nevi dell’esilio sia meno avvincente del primo capitolo mi ha fatto venire comunque la voglia di scoprire come andrà a finire tra Takeo e Kaede e se ci sarà un lieto fine, cosa di cui sinceramente dubito perché, se ho ben compreso il Giappone feudale e l’intento dell’autrice, non credo che i nostri protagonisti troveranno la pace.