Le diecimila porte di January di Alix E. Harrow
Estate 1901. Un’antica dimora nel Vermont, piena di cose preziose e sorprendenti. La più peculiare è forse January Scaller, che vive nella casa sotto la tutela del facoltoso signor Locke. Peculiare e atipica, almeno, è come si sente lei: al pari dei vari manufatti che decorano la magione è infatti ben custodita, ampiamente ignorata, e soprattutto fuori posto.
Suo padre lavora per Locke, va in giro per il mondo a raccogliere oggetti “di un valore singolare e unico”, e per lunghi mesi la ragazzina rimane nella villa ridondante di reperti e stranezze, facendo impazzire le bambinaie e, soprattutto, rifugiandosi nelle storie. È così che, a sette anni, January trova una porta. Anzi, una Porta, attraverso cui si accede a mondi incantati che profumano di sabbia, di antico e di avventura… Sciocchezze da bambini. Fantasie assurde, le dicono gli adulti. E January si impegna con tutta se stessa per rinunciare a quei sogni di mari d’argento e città tinte di bianco. Per diventare grande, insomma.
Fino al giorno in cui, ormai adolescente, non trova uno strano libriccino rilegato in pelle, con gli angoli consumati e il titolo stampigliato in oro semiconsunto: LE DIECIM POR. Un libro che ha l’aroma di cannella e carbone, catacombe e terra argillosa. E che porta il conforto di storie meravigliose nel momento in cui January viene a sapere che il padre è disperso da mesi. Probabilmente morto. Così la ragazza si tuffa in quella lettura che riaccende il turbine di sogni irrealizzabili. Ma lo sono davvero? Forse basta avere il coraggio di inseguirli, quei sogni, per farli diventare realtà. Perché pagina dopo pagina January si accorge che la vicenda narrata sembra essere indissolubilmente legata a lei…
Le diecimila porte di January di Alix E. Harrow, fantasy storico in uscita oggi, 13 ottobre, grazie a Mondadori.
Difficilmente sono così in difficoltà quando si tratta di recensire un fantasy, avevo grandi aspettative circa questa pubblicazione e non sono rimasta delusa, ma non sono nemmeno sicura di essere in grado di parlarvene. Può sembrare una contraddizione, dovrebbe essere semplice scrivere di qualcosa che è piaciuto, ma il problema in alcuni casi non è il bello o il brutto, è il riuscire a dire senza spoilerare che rende l’impresa ardua.
Siamo agli inizi del Novecento e January Scaller è la protagonista di questa storia. January è la voce narrante non solo della sua storia, ma anche di quella di un’altra ragazza di nome Adelaide, le cui imprese vengono narrate in un libro. Siamo quindi al cospetto di un libro all’interno di un libro, mi era già capitato di avere a che fare con un simile espediente, qui però siamo decisamente oltre a questo e presto scoprirete perché.
January vive nel Vermont sotto la tutela del signor Locke mentre il padre è in giro per il mondo a fare affari per lui. January non sa molto di sua madre, non l’ha mai conosciuta e anche il tempo trascorso col padre è talmente poco da non averle dato modo di creare un vero legame con lui. Il signor Locke racconta così il momento in cui le loro strade si sono incrociate.
«Tua madre era appena morta, sai, una situazione molto triste» amava recitarmi il signor Locke, «e tuo padre, un tizio che sembrava uno spaventapasseri, con la carnagione di uno strano colore e, Dio lo aiuti, dei tatuaggi lungo tutte le braccia, era lì, nel bel mezzo del nulla, con una neonata in braccio. Mi sono detto: Cornelius, ecco un uomo che ha bisogno di un po’ di beneficenza!»
January non è come tutti gli altri, la gente fatica a categorizzarla, perché di un colore insolito, né bianca né nera, un esemplare unico che potrebbe essere molto prezioso, ma questo January lo ignora. Fin dall’infanzia ha avuto un unico amico non uscito da un libro, Samuel Zappia, segnatevi questo nome perché tornerà di frequente durante la narrazione.
A sette anni le succede una cosa incredibile e inspiegabile: Aprii la porta e vi passai attraverso. Non ero più in nessun posto. La vacuità di un luogo di mezzo mi echeggiava nelle orecchie, come se avessi nuotato fino al fondo di un vasto lago. La mia mano protesa scomparve nel vuoto; il mio stivaletto tracciò un arco che non si concluse mai. Questa porta si apre e lei si ritrova in una città bianca sul mare, ma come ha fatto a far aprire questa porta che l’ha portata in un luogo sconosciuto? Scrivendo una piccola storia. Le viene intimato di comportarsi bene e di non azzardarsi più ad avere fantasie assurde e per qualche anno January segue questo consiglio. Almeno fino al momento in cui le viene comunicato che suo padre è scomparso, probabilmente è addirittura morto e riceve in dono un libro dal titolo Le diecimila porte: uno studio comparativo dei passaggi, portali e varchi nella mitologia mondiale. Dove le vengono spiegate parecchie cose importanti e fa il suo ingresso in scena la ragazza di cui vi ho accennato prima: Adelaide Lee.
Dunque Adelaide Lee nacque dalla sfortuna e dalla povertà e fu cresciuta dall’ignoranza e dalla solitudine. Prendi questo ignobile inizio come un insegnamento prezioso: le origini di una persona raramente preannunciano la loro stessa fine, perché Adelaide Lee non divenne l’ennesima, scialba donna Larson. Divenne tutt’altro: una donna talmente radiosa e selvaggia e intensa che un mondo non bastava a contenerla, tanto che lei dovette cercarne altri.
La vita di January subirà parecchi scossoni e molte privazioni e questo libro piovuto dal cielo rappresenterà la sua salvezza, il porto sicuro in cui rifugiarsi quando tutto sembra andare per il verso sbagliato e che la condurrà alla piena consapevolezza di se stessa e del suo passato.
January, Adelaide, Jane, tre donne forti che grazie al loro intelletto e alla loro imprudenza sono in grado di cambiare il proprio destino. Le diecimila porte di January è un libro al femminile in cui sono le donne a mostrarsi combattive e caparbie, sono loro che mettono in gioco tutte se stesse perché il bene trionfi. Non è un libro da leggere dedicandogli poca attenzione, a me è successo di perdermi, lo ammetto, perché non ero abbastanza concentrata su ciò che stava avvenendo. Sicuramente la parte di Adelaide è interessante e necessaria, ma la narrazione a volte mi ha mandato in confusione per colpa delle troppe sovrapposizioni e dell’inserimento di alcuni ‘pensieri’ da narratrice di January. Anche le descrizioni molto prolisse rischiano di distogliere l’attenzione dalla trama e appesantiscono la lettura. Insomma smeraldi se avete voglia di immergervi in un fantasy insolito, con ambientazione storica, e non siete alla ricerca di una lettura leggera e di pura evasione, dovete dare una possibilità a Le diecimila porte di January. E vogliamo parlare della copertina? Difficilmente ho visto qualcosa di altrettanto bello!