Later di Stephen King
Trama – Solo i morti non hanno segreti.
Jamie Conklin ha proprio l’aria di un bambino del tutto normale, ma ci sono due cose che lo rendono invece molto speciale: è figlio di una madre single, Tia, che di mestiere fa l’agente letterario, e soprattutto ha un dono soprannaturale. Un dono che la mamma gli impone di tenere segreto, perché gli altri non capirebbero. Un dono che lui non ha chiesto e che il più delle volte non avrebbe voluto. Ma questo lo scoprirà solo molto tempo dopo. Perché la prima volta che decide di usarlo è ancora troppo piccolo per discernere, e lo fa per consolare un amico. E quando poi è costretto a usarlo lo fa per aiutare la mamma, lo fa per amore. Finché arriva quella dannata volta, in cui tutto cambia, e lui è già un ragazzino, che non crede più alle favole. Jamie intuisce già, o forse ne è addirittura consapevole, che bene e male non sono due entità distinte, che alla luce si accompagnano sempre le tenebre. Eppure sceglie, sceglie la verità e la salvezza. Ma verità e salvezza, scoprirà tempo dopo, hanno un prezzo. Altissimo.
Later è una nuova variazione King sul tema del bene e del male, un romanzo – come sempre – pieno di emozione e tenerezza nei confronti dell’infanzia e della perdita dell’innocenza, ma anche una riflessione matura sulla nostra possibilità di scegliere. Con un tocco di affettuosa ironia nei confronti dell’operoso mondo che ruota attorno a un grande autore.
Later di Stephen King, romanzo horror pubblicato da Sperling & Kupfer lo scorso 2 marzo.
«Credo che questa sia una storia dell’orrore.» È la frase che King ripete più spesso nel suo nuovo romanzo, Later, ed è vero, questa è una storia horror… ma non solo. Perché è una storia di orrore sovrannaturale ma anche di quell’orrore molto più reale e quotidiano che il giovane protagonista del racconto si trova ad affrontare (e parliamo di temi come l’alcolismo, l’Alzheimer e l’incesto) ed ecco che diventa anche una storia di crescita.
«Ripensandoci oggi, a volte mi viene da credere che la mia vita somigli a un romanzo di Dickens, ma con un bel po’ di parolacce.»
Ma andiamo con ordine.
Principalmente questo è un racconto di formazione, è la storia di James Conklin, Jamie per gli amici… e anche per noi, Fedeli Lettori.
Conosciamo Jamie quando ha circa sei anni: è figlio di un’agente letteraria e di padre ignoto (la madre non ha mai voluto rivelarne l’identità), ma tutta la sua infanzia e adolescenza ci viene raccontata in un lungo flashback dallo stesso Jamie ormai ventiduenne.
Il nostro protagonista, però, non è il classico adolescente né è mai stato il classico bambino perché lui ha un dono (ebbene sì, come spesso accade ai bambini di King): vede la gente morta.
Ok, state tutti pensando al Sesto Senso, ma è proprio King, attraverso Jamie, a ricordarci il famoso film.
In realtà, però, non è la stessa cosa: Jamie vede le persone solo quando sono appena trapassate (e gli appaiono esattamente nel modo, a volte raccapricciante, in cui sono morte), perché nel giro di poche ore sono destinate a svanire tutte… o quasi.
«Sì, io vedo i morti. È sempre stato così, dacché riesco a ricordare. Sempre. Ma la cosa non funziona come in quel film con Bruce Willis.»
Di questo dono, che lui ovviamente considera più una maledizione e che lo spaventa non poco, specialmente quando è ancora piccolo, è a conoscenza soltanto Tia, sua madre, che inizialmente preferisce fingere di non sapere, e più avanti, la compagna poliziotta di Tia, Liz… e saranno guai! Ma mi devo tagliare la lingua e cucire la bocca (tanto per restare in ambito horror con una punta di splatter) e non aggiungere altro per non rischiare troppi spoiler.
Quello che vi posso ancora dire è che il finale, ma è un’impressione assolutamente personale, potrebbe lasciare aperta la porta per un sequel, prima o “later”. Io ovviamente ci spero.
E poi vi posso anche dire che il protagonista è davvero un personaggio ben riuscito e, grazie alla prosa scorrevole e sottilmente ironica del Re, è facilissimo empatizzare con lui. Del resto, quando si tratta di creare personaggi bambini, King è veramente un maestro.
Ah, e ci sono anche, come al solito, alcuni Easter eggs (adoro!)
L’aspetto negativo? Ce n’è uno solo: il libro è troppo corto per gli standard a cui ci ha abituati l’autore, diciamo che è un racconto lungo. La prosa è meno dettaglia del solito (alcuni diranno meno noiosa, ma sono quelli che non capiscono niente!!) e quindi anche la vicenda risulta più dinamica.
A parte questo, il nuovo King sembra essere tornato il vecchio King: lunga vita al Re!