L’aria intorno a noi di Tom Malmquist
Trama È il 2010 quando Tom Malmquist legge su un vecchio quotidiano la notizia della morte di Mikael K., un uomo di trent’anni trovato senza vita in una grotta alle porte di Stoccolma. Omicidio o suicidio? Il fatto risale al 1991, quando Tom era poco più di un ragazzo, e il caso rimane irrisolto e viene archiviato. Dopo quasi vent’anni, Tom si documenta con l’intenzione di scrivere un libro, e via via scopre sempre più inquietanti analogie che lo legano alla vittima. Guidato da un’ossessione frenetica si trasforma in un detective irriducibile, e l’indagine diventa il suo unico traguardo, come se trovare un senso alla vita e alla morte di Mikael fosse la chiave per trovare un senso alla propria vita, e un nuovo inizio.L’aria intorno a noi è un’inchiesta narrativa su un uomo senza qualità, nascosto nelle pieghe di un fatto di cronaca. Muovendosi con coraggio tra autofiction e true crime, Tom Malmquist riesce a rivelare il mistero di ogni vita, che negli occhi degli altri può prendere forma e consegnarsi alla potenza abbagliante dei ricordi.
L’aria intorno a noi di Tom Malmquist, thriller pubblicato da NN Editore il 17 febbraio appena trascorso.
Non avevo mai letto nulla di Tom Malmquist e come mi accade spesso, ho scelto di documentarmi una volta terminata la lettura. L’aria intorno a noi è il suo ultimo lavoro, il libro di cui vi parlo oggi, che pare ricordi per molti versi il precedente. Quindi se vi siete già imbattuti in questo autore svedese sappiate che ne vale ancora la pena mentre i neofiti, appassionati di crime story, andranno decisamente sul sicuro!
Malmquist ha un grande talento ed uno stile tutto personale poiché riesce a mescolare la psicanalisi al noir d’inchiesta. Anche se si parla di omicidi, però, non troverete una snervante ricerca dell’assassino poiché non è questo il perno della trama. Malmquist stesso infatti non trova risposte dirette alle proprie domande! La sua genialità sta nel descrivere egregiamente le fragilità dei protagonisti, la loro freddezza e la complessità del vivere, specialmente ad alcune latitudini del mondo. Un dolore esistenziale che distrugge dall’interno rimanendo totalmente inespresso ma che proprio per questo si prende tutta la scena, facendo scivolare il caso di omicidio/suicidio in secondo piano. A farla da padrone c’è l’irrisolto, quello del dolore umano e dei turbamenti dell’animo.
Un Tom Malmquist tredicenne pedala oltre la grotta transennata nella quale è stato appena rinvenuto un cadavere.
Vent’anni dopo lo stesso Tom -in un momento di crisi personale e famigliare- inizia a scavare nel cuore di questo stesso caso rimasto irrisolto.
Mikael K. come viene qui chiamata la vittima, era un ragazzo di 29 anni come tanti ma nella sua apparente tranquillità nascondeva un segreto.
Così Tom, incuriosito da molteplici aspetti che sembrano legarlo al caso, comincia perquisendo ostinatamente gli archivi, leggendo articoli di giornale e visionando microfilmati. Richiede protocolli di istruttoria, cerca colleghi, testimoni e agenti di polizia, parenti e perfino ex compagni di scuola della vittima. Senza successo tenta di parlare con l’uomo accusato dell’omicidio stesso che però nel frattempo è stato assolto. Testa addirittura la distanza dalla casa di Mikael K. alla grotta, luogo del ritrovamento, scoprendo falle nei calcoli della polizia ma non trovando, in ogni caso, alcuna spiegazione logica per l’omicidio.
La cosa incredibile è che nel corso di questo scrupoloso lavoro, allontanandosi dalla verità del caso, cade ripetutamente nei ricordi della sua infanzia solitaria, della delusione di suo padre -appena morto-nei suoi confronti, dei suoi pensieri suicidi da adolescente, di Karin -la moglie- e ciò che di più disastroso è successo durante il parto del figlio.
Proprio per questo, risolvere l’enigma di Mikael K. diventa per Tom il motivo giusto per ritrovare sé stesso. E nonostante non riesca ad ottenere una risposta su ciò che è realmente accaduto in quella maledetta grotta, rimane comunque sulla buona strada per accettare sé stesso e ciò che gli è capitato.
La prosa di Malmquist è semplice, apparentemente ingenua, ma con un’intensità quasi tangibile. Mentre l’intreccio prende risvolti davvero inaspettati, e le domande rimangono senza vere risposte, diventa sempre più chiaro quanto sia necessario capire a fondo il vissuto di Mikael K. per poter quantomeno carpirne i segreti. Quando, e soprattutto perché, ha cambiato modo di vivere scegliendo un’esistenza solitaria? Perché decide di eseguire certi gesti estremi pur consapevole delle conseguenze?
È lampante quanto il destino specifico e individuale è estraneo e riconoscibile allo stesso tempo. Due destini legati in maniera indissolubile ed assolutamente fortuita. La scelta delle parole di Malmquist, per raccontare il dramma, è ciò che rende davvero ottimo questo libro descrivendo ciò che la solitudine fa a noi umani. Chi ha letto Paul Auster sicuramente ne scorgerà delle analogie, non solo nell’approccio investigativo di Malmquist, ma anche nel vuoto di tipo esistenziale che viene suggerito tra le righe. Un vuoto che è anche la principale motivazione e carburante del romanzo.
Infine L’aria intorno a noi è senza dubbio un valido thriller psicologico, reso oscuro e freddo dalle ambientazioni nordiche. Non solo dipinge il ritratto di una vita disattenta che si è conclusa con la morte, ma è anche la rappresentazione autobiografica di un disagio che parte dall’infanzia e si ripercuote lungo il corso di tutta la vita, tra conscio e inconscio.