L’altra metà dell’amore di Susan Swan
Trama È il 1963. Mary Bradford (alias Mouse) ha tredici anni quando viene spedita al Collegio Femminile di Bath. Mouse, orfana di madre, con una leggera gobba lasciata da una malattia infantile, si sente molto ai margini, un po’ anche per sua volontà. Non ha nessuna voglia di inserirsi tra le ragazze “normali” e si rifiuta di soddisfare le aspettative delle donne più grandi di lei, come le insegnanti zitelle e le madri eleganti delle sue compagne. Sceglie con cura i suoi alleati: la sua gobba, che chiama Alice, e John F. Kennedy, a cui scrive lunghe lettere chiedendo e dando consigli. Nell’istituto conosce la ribelle Paulie Sykes che, sotto le mentite spoglie di un ragazzo, ha una relazione con la sua compagna di stanza Tory. È lei a far aprire gli occhi a Mary sui pregiudizi che da sempre contraddistinguono i rapporti tra uomini e donne. A un tratto le cose precipitano. L’inganno di Paulie viene scoperto e ciò che era iniziato come un gioco sfocia in tragedia. Uno spaccato di vita raccontato in prima persona da Mouse, ormai grande e in pace con se stessa. Il romanzo di Susan Swan, da cui è stato tratto un film di grande successo, è una confessione adolescenziale, l’urlo rivoluzionario di una giovane donna e un’analisi della figura femminile in una società maschilista. Un libro che racconta la scoperta di sé e del sesso, il peso della diversità in un mondo spesso ostile. Susan Swan parla di rabbia e lotta di genere con una penna incisiva e al tempo stesso ironica e leggera.
L’altra metà dell’amore di Susan Swan, libro di narrativa contemporanea pubblicato da Società Editrice Milanese il 13 gennaio appena trascorso.
Eccomi con l’ennesima sfida al buio, ho accettato di leggere L’altra metà dell’amore senza conoscere Susan Swan e nemmeno il film tratto da questo suo libro. Avrò fatto bene?
La trama mi è subito sembrata interessante, quando si parla di formazione personale e lotte per i diritti mi ci fiondo subito a pesce, tanto da spingermi a provare questa lettura.
Devo dire che non è stato per nulla semplice e le perplessità mi hanno assalita fin dalla prima pagina. Per prima cosa c’è bisogno di calarsi nel periodo storico in cui questa storia è ambientata. Siamo in Canada negli anni ’60 quando la rivoluzione sessuale esplode grazie all’avvento della pillola anticoncezionale, dando il via alla lotta per la libertà femminile, quella che ancora oggi stiamo combattendo. Dopo la Guerra Fredda, quando la donna era vista ancora come l’angelo del focolare dedita unicamente alla cura della casa e della famiglia, il cambiamento ispira non solo le norme sociali ma tutto uno stile di vita che stravolgeva quello fino a lì mai messo in discussione. Eppure, nonostante gli scontri anche violenti nelle metropoli per rivendicare i diritti mai avuti, nelle aree rurali tutto ciò veniva vissuto con indifferenza e superficialità.
Proprio in questo contesto si snoda la storia di Mary Bradford, che a quindici anni sta per entrare in un collegio prestigioso lontano da casa nella cittadina di Bath. Certo non lo fa per sua scelta anzi, si appresta ad affrontare questa nuova avventura come un topolino in trappola, lontano dagli affetti per la prima volta nella sua vita. Per questo il distacco è per Mary, detta Mouse, un vero e proprio abbandono da parte del padre, che asseconda la sua seconda moglie nonostante sappiano entrambi quanto la ragazza soffra per la perdita prematura della madre.
Ma in collegio Mouse non farà solo delle semplici amicizie. Saranno proprio queste ad aprirle gli occhi su un nuovo modo di vedere le cose ed i sentimenti e a farle abbracciare la nuova corrente di pensiero secondo cui i diritti delle donne non sono legati alle scelte degli uomini, tantomeno quelli sessuali. Mouse e la sua coinquilina Pauline abitano in un mondo infernale, agli ambigui confini tra realtà e immaginazione, che rendono vani i tentativi di conformarsi alla vita normale che le circonda.
La ragazza è timida ed insicura, la polio le ha lasciato una gobba che chiama Alice (dal nome della madre morta) e che però le infonde una personalità sagace e spiritosa. La ribelle Paulie rifiuta invece la sua identità femminile e guida Mouse in quello che si potrebbe definire un vero e proprio culto erotico. I loro esperimenti con la scoperta di sé sono totalmente fuori controllo; le potenti emozioni della sessualità adolescenziale e il dolore dell’amore negato portano alla psicosi e a un omicidio che infine solo Mouse può capire.
Ora potete capire le mie perplessità quando in una trama così intricata e piena di colpi di scena non sono riuscita a cogliere il bandolo della matassa. Susan Swan descrive i dirottamenti adolescenziali con estrema perizia, raccontando però anche lo smarrimento di donne giovani e sensibili che lottano per cercare la loro strada, anche a livello sentimentale, in un ambiente del tutto ostile. In un mix potente di commedia nera e romanzo di formazione, passando da un omaggio a Sigmund Freud ed altri grandi della psicologia, ecco confezionata una storia dura, tragica e così “possibile” nella sua impossibilità. Tutto ciò suona un po’ pesante -e non vi nego che spesso è davvero così- ma la verità è che la voce di Mouse è così astuta e sagace che in maniera dissacrante riesce a smorzare i toni. Si sente un’estranea, ma è il tipo di estranea che sa esprimersi magnificamente. Paulie, di rimando, è troppo vera, onesta e libera per poter vivere all’interno di quella gabbia che gli altri sembrano volerle costruire attorno e trova così, nel suo modo romantico di vivere l’amore, l’unica arma con cui difendersi da una società troppo miope e ipocrita.
La mia perplessità rimane sull’idea rafforzata che i maschi siano forti ed assertivi mentre le donne possono solo sperare di sposarsi con un grande uomo. Sono rimasta ferma qui ed al pensiero comune dell’epoca, che ancora oggi però non sembra essere del tutto sradicato. Capisco perché Susan Swan ha avuto bisogno di scrivere questa storia, ma ciò non la rende più facile da digerire.
Inoltre vorrei conoscere il motivo della traduzione del titolo, perché quando si parla dell’altra metà dell’amore non si capisce davvero a cosa sia riferito. Forse alla metà femminile? A quella omosessuale o addirittura a quella tragica? Che poi in questa maniera si definisce in principio un giusto/sbagliato, o quantomeno un non conforme, obbligato dal giudizio. Cosa di cui non abbiamo davvero bisogno negli anni in cui nemmeno il DDL Zan è riuscito a convertire certe ideologie.
Nonostante ciò, vale la pena leggere L’altra metà dell’amore di Susan Swan. La trama attualissima sui diversi drammi interiori vissuti dalle protagoniste, vittime del fato e della società in cui vivono, e lo stile incisivo ed avvincente tengono con il fiato sospeso fino all’epilogo che lascia sgomenti e impotenti.
Se però state cercando una storia che offra un ritratto accurato dell’identità di genere senza descriverla come una malattia mentale intrisa di giudizio, passate oltre e continuate a cercare.