La vita dentro di Edwidge Danticat

Trama Da un’autrice tra le più prestigiose della letteratura americana, vincitrice di numerosi premi, una raccolta di racconti ambientati sia a Haiti, sia a Miami, sede principale della diaspora haitiana.
Otto storie di grande intensità sull’amore, l’amicizia, l’abbandono, la nostalgia. Un innamoramento imprevisto tra due persone amiche che riesce a guarirle dalle loro ferite, un matrimonio che finisce con conseguenze irreparabili, due amanti che si ritrovano dopo una terribile tragedia che ha sconvolto il loro paese, una festa familiare che riunisce tre generazioni in una sorta di balletto precario tra il vecchio e il nuovo, un uomo vicino a morire che rivive i momenti chiave della vita che sta per lasciare.
Sono questi i temi su cui si snoda la creatività e la grande maestria di Edwige Danticat in un libro ricco di saggezza e umanità, intimo e vasto al tempo stesso, in cui l’autrice esplora le forze che ci attirano gli uni agli altri o ci separano, a volte nello stesso drammatico istante.

La vita dentro di Edwidge Danticat, libro di narrativa contemporanea pubblicato da SEM il 24 settembre scorso.

Trovo che scrivere un libro di racconti sia molto più complicato rispetto ad un romanzo e lo stesso vale per la recensione. Mettere insieme la moltitudine di sentimenti, provati durante la lettura di ogni singola storia, e farli arrivare al lettore senza perdere il filo del discorso è una sfida che ogni tanto mi pongo. Specialmente se gli autori sono importanti quanto Edwidge Danticat che è riuscita a trasportare sulla carta tutta la sofferenza della propria terra, partendo dalle origini della sua famiglia.

Difatti Haiti è proprio la sua casa, ma i genitori ben presto si trasferiscono in America lasciandola dagli zii assieme al fratello. Ricongiunti alla famiglia dopo anni, Edwige, con la sua lingua creola, l’abito e le maniere haitiane, trova difficoltà nell’adattarsi alla scuola ma, soprattutto, alla vita negli Stati Uniti. Per sfuggire a queste situazioni spiacevoli inizia così a scrivere, senza più smettere, diventando una tra le più importanti voci autorevoli della cosiddetta diaspora haitiana.

Questo è infatti il fulcro dei racconti contenuti in La vita dentro, che rievocano l’esperienza della migrazione da Haiti verso Miami.

Si parte e si ritorna a Port-au-Prince dove incontriamo personaggi che combattono il fascino di un futuro propizio negli Stati Uniti, con l’amore nostalgico per la casa e la propria comunità. Questi più o meno integrati, mostrano il loro diverso approccio al sogno americano, al desiderio di comunità, nonostante abbiano un diverso attaccamento alle origini. Proprio le origini sono però il comune denominatore che li unisce tutti poiché, volente o nolente, dovranno prima o poi fare i conti con il passato, per vivere nel presente e sognare un futuro.

Edwige Danticat ha il dono di saper trasportare le proprie emozioni dalla carta al lettore, ritraendole in questo caso sotto una luce diversa, a seconda del racconto. Dall’amore al desiderio, dall’impotenza alla speranza, queste storie cercano di articolare l’esperienza di sentirsi svincolati dal proprio paese, senza essere in grado di scrollarsi di dosso un profondo desiderio di appartenere completamente a un luogo.

Centrali sono le figure femminili, donne anziane o ancora bambine, figlie, mogli o madri che, raggiunte e sconvolte dalle tragedie della propria terra, sono al bivio della decisione definitiva che cambierà per sempre il corso della loro vita. L’immigrazione, gli abusi, le nuove forme di schiavitù che ancora oggi esistono e resistono, la corruzione, la facciata del cambiamento, la volontà di vivere e amare come meglio si può, sono solo alcuni temi chiave.

La vita vera è là fuori, ma è solo scavando dentro noi stessi che riusciamo a scorgere la verità.

Nonostante queste storie siano ambientate in mondi totalmente estranei a me, sono così ricche di sentimenti universalmente riconosciuti come il dolore, la gioia, la paura e la speranza, che non ho fatto nessuna fatica a riconoscermi in esse tanto che risultano quasi familiari.

Certo, conosciamo tutti il terremoto di Haiti del 2010 per ciò che i media hanno riportato, ed è un’entità quasi fisica e vibrante all’interno del libro, tanto che si respira nella maggior parte delle storie. Il focus rimane fermo sulla grande  varietà di voci e prospettive di ogni personaggio, al di là di ciò che succede nel presente e di tutto il bagaglio che si portano alle spalle. Nessuno dei loro problemi, e credetemi sono molti, è trattato banalmente e l’autrice mantiene trama e scrittura privi di artifici e colpi di scena, proprio per non distogliere l’attenzione dai difficili percorsi psicologici. Una scelta stilistica tanto pura da risultare spesso destabilizzante, in quanto il lettore è messo davanti alla brutalità della vita -senza mezzi termini-.

Se aggiungiamo una correlazione ben precisa dei racconti che, ordinati in successione, amplificano il crescendo di emozioni provate dal lettore, tanto da risultare quasi un romanzo intero, capite che siamo davanti ad un libro di grande valore.

Questa è una lettura che, nonostante si divori velocemente, pagina dopo pagina, attraverso la forza della scrittura scava un buco nello stomaco diventando indimenticabile. C’è bisogno perfino di qualche pausa qua e là per prendere fiato e lasciar sedimentare ogni situazione, sentimento, sfumatura che ognuno dentro di noi sa di aver provato almeno una volta nella vita.

Bello? No bellissimo, perché è impossibile terminare la lettura senza una riconfigurazione totale dell’equilibrio tra la propria testa e il proprio cuore.

Super consigliato!

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