La regola di Santa Croce di Gabriella Genisi

Trama Sulla facciata di Santa Croce, gioiello del barocco leccese, tra putti, fregi e allegorie qualcuno ha inciso una scritta. Non può sfuggire agli occhi attenti di Chicca Lopez, la carabiniera salentina che dalla prima linea del nucleo operativo è stata relegata alla tutela dei Beni Culturali e del Paesaggio. Giubbotto di pelle e coda di cavallo, il carattere testardo e focoso della marescialla non è ben visto, soprattutto dai suoi superiori.

È un nome, quello ricomparso sulla facciata della chiesa, che riporta indietro nel tempo: Eva. Salento, anni Ottanta. Era un’estate maestosa, il mare scintillava di un blu incontaminato quando tre ragazzi si legarono per sempre con un patto di sangue. Due amici di una vita e lei, una ragazzina biondissima dallo sguardo selvatico. Ma in uno di quei pomeriggi di caldo e di cicale, Eva è sparita senza lasciare traccia.

Chicca Lopez si ritrova faccia a faccia con quei segreti seppelliti nel passato. Ha intenzione di andare fino in fondo per trovare la verità e non lasciare che Eva diventi una delle tante donne svanite nel nulla, troppo spesso uccise in nome di un crimine chiamato erroneamente amore.

Con una scrittura avvolgente come i venti del Sud, Gabriella Genisi scava nella memoria indelebile di una terra sospesa tra Oriente e Occidente e svela le passioni feroci che si nascondono nell’amicizia più sincera e nelle promesse d’amore.

La regola di Santa Croce di Gabriella Genisi, giallo poliziesco e secondo capitolo della serie Le indagini di Chicca Lopez, pubblicato da Rizzoli nella collana Nero Rizzoli.

Sono davvero felice del periodo d’oro che sta vivendo Gabriella Genisi, con Lolita Lobosco, la sua serie precedente, trasposta sul piccolo schermo con una straordinaria Luisa Ranieri nei panni del commissario di polizia e in libreria con il ritorno di un’altra femmina selvaggia e testarda, la marescialla Chicca Lopez.

Marianna di A spasso coi libri ed io amiamo visceralmente la collana Nero Rizzoli, che ci propone un catalogo sempre molto valido, ma è innegabile che abbiamo per l’autrice pugliese una preferenza assoluta. Gabriella Genisi ci aveva totalmente conquistate con Pizzica amara, ed entrambe speravamo che fosse solo il prologo di una serie più ampia. A distanza di un anno dalla pubblicazione del volume, eccoci accontentate con La regola di Santa Croce. L’autrice forse lo ignora, ma i suoi libri ci offrono sempre interessanti spunti di riflessione. Il romanzo, per noi, non è mai un semplice e mero esercizio di lettura, mi piacerebbe fare ascoltare a Gabriella il delirio scaturito da questa ultima fatica letteraria, il pomeriggio trascorso a parlare di usi e costumi tipici della meravigliosa Puglia e del Salento in particolare, con la consapevolezza che questa regione sia così simile alla mia bella Sicilia, quasi gemellata nei sentimenti, nel calore della gente, nella prelibatezza della sua cucina, ma soprattutto nella sacralità di alcuni riti antichi, i cosiddetti rimedi della nonna, che abbracciano sacro e profano e restituiscono quel tocco di magia e mistero che tanto ci piace.

Ma parleremo poi di quanto sia necessario un TSO per la sottoscritta e la mia collega del blog pugliese Marianna, perché adesso voglio tornare a Chicca Lopez e a dove l’avevamo lasciata alla fine di Pizzica amara.

La sua indagine precedente aveva scoperchiato un enorme vaso di Pandora, Chicca ha bisogno di un periodo di riposo anche in seguito alla fine della sua relazione con Flavia. Anche sul fronte lavoro le cose non vanno particolarmente bene, perché dopo la risoluzione del caso precedente Pizzica nera, che aveva fatto tremare i poteri forti e fatto saltare la mosca al naso a diversi personaggi di spicco, è necessario assegnarle un ruolo più defilato e marginale. Qualcosa che non la faccia mettere nei guai. Per questo dal Nucleo operativo, la nostra marescialla viene trasferita a quello informativo.

“Lopez, mi ascolti. Il Nucleo Informativo con una delega speciale alla Tutela dei Beni Culturali e del Paesaggio è il reparto dove sarà collocata d’ora in avanti e fino a nuovo ordine.”

Ed è proprio durante una visita privata a Santa Croce, delizia del Barocco leccese, in compagnia dell’affascinante manovale Carmine che in Pizzica amara aveva già messo in discussione la sessualità di Chicca, che la marescialla si accorge che tra i meravigliosi fregi di un libro di pietra qualcuno ha inciso con un punteruolo tre nomi e una cifra: Eva, Renzo, Cesare, 499. Quello che sembra inizialmente opera di un vandalo assume ben presto i contorni di un caso più complicato. La nostra Chicca comincia a scavare a fondo, decisa a scoprire chi ha rovinato la basilica e ad emergere è un cold case vecchio di vent’anni. Eva era la ragazza più bella del Salento scomparsa e mai ritrovata. È l’ennesima storia di femminicidio o c’è sotto qualcosa di più? In una incredibile ricostruzione dei fatti, Chicca verrà a capo di una indagine difficile, fatta di omertà, silenzi e verità nascoste. E sullo sfondo della vicenda, la protagonista assoluta, la magnifica terra salentina, selvaggia, domata e resa la perla pugliese, meta turistica già da diversi anni. No, non farò l’errore di raccontarvi altro di questa storia, dovrete scoprirlo da soli perché, ripeto, non è solo un romanzo da leggere. I libri di Gabriella Genisi sono veri e propri viaggi sensoriali. Esperienze a 360 gradi che vi susciteranno non solo la voglia di visitare questa incredibile terra, ma vi permetteranno di sentire, mentre leggete, le onde del mare infrangersi sugli scogli, di avvertire il profumo dei pasticciotti appena sfornati e avvertire sulla lingua tutti i piatti che Gabriella descrive. E no, non è un semplice libro, se offre interessanti spunti di riflessione e apre un dialogo molto più ampio, come quello accennato a inizio recensione, con Marianna. Mentre leggevo La regola di Santa Croce mi sono imbattuta in un rito antico accorgendomi, mentre ne scorrevo la descrizione, che somiglia in maniera incredibile ad un rimedio della nonna provato sulla mia pelle, in seguito ad un violento mal di testa da insolazione. Nel libro il rito arcaico è quello dello ‘nfascino, e consiste nel togliere il malocchio dalla persona interessata con segni di croce e formule dal sapore magico che abbracciano sacro e profano. È bastato questo parallelismo per rendermi conto di quanto la mia terra sia legata a doppio filo alla Puglia, non solo negli aspetti negativi come l’allargarsi a macchia d’olio dei tentacoli malevoli della mafia, in Salento conosciuta come Sacra Corona Unita, ma anche per i notevoli punti in comune negli usi e costumi e nei piatti tradizionali. È meraviglioso il modo in cui un libro possa essere il collante per cementificare un’amicizia ancora di più, un romanzo può legare a doppio filo due persone scoprendole più simili di quanto pensino, ed è quello che è successo a me e Marianna.

Sul fronte puramente stilistico non ho molto da aggiungere, Gabriella Genisi con poche parole tratteggia sempre personaggi incredibili che vi resteranno nel cuore a lungo. Chicca Lopez è come il Salento: sanguigna, fimmina indomabile e testarda. Con questo secondo libro scoprirete ancora di più il suo lato più intimo, quello di donna che si è sempre sentita sola, senza genitori e punti di riferimento. Chicca ha la capacità di entrare in empatia con le protagoniste femminili delle sue indagini. Trovare la verità nascosta dietro la sparizione di Eva è un atto dovuto, un modo per avere uno scopo nella vita e un posto nel mondo. Gabriella, ti prego, non smettere di raccontarcela, questa donna incredibile. Quando pubblichi il prossimo libro?

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Una risposta

  1. Manuela ha detto:

    Grazie alla scrittura di Gabriella Genisi ho potuto viaggiare in Puglia, è bellissimo come descrive luoghi e tradizioni

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