La promessa di Damon Galgut

Trama Una saga familiare moderna dal Sudafrica, scritta dall’autore due volte finalista al Booker Prize, Damon Galgut. Perseguitati da una promessa non mantenuta, dopo la morte della madre i membri della famiglia Swart si perdono di vista. Alla deriva, le vite dei tre figli della donna procedono separatamente lungo le acque inesplorate del Sudafrica: Anton, il ragazzo d’oro amareggiato dal potenziale inespresso che è la sua vita; Astrid, il cui potere sta nella bellezza; e la più giovane, Amor, la cui vita è plasmata da un nebuloso senso di colpa. Ritrovandosi per quattro funerali nel corso di tre decenni, la famiglia in declino rispecchia l’atmosfera del paese: un’atmosfera di risentimento, rinnovamento e infine di speranza. “La promessa” è un dramma epico che si dispiega al ritmo dell’incessante marcia della storia nazionale.

La Promessa di Damon Galgut, libro di narrativa contemporanea pubblicato da E/O Editore il 4 novembre appena trascorso.

Avete presente il Booker Prize? Quel premio prestigioso assegnato ogni anno alla letteratura in lingua inglese e che annovera tra i suoi vincitori Bernardine Evaristo, Margaret Atwood, Anna Burns, solo per citare le ultime. Per il 2021 è stato assegnato al tre volte finalista Damon Galgut con La promessa, il libro di cui vi parlo oggi. E premetto che non conoscevo affatto questo scrittore, ma appena appresa la notizia ho pensato fosse il caso di ovviare alla mia manchevolezza.

Dalla pagina ufficiale del Booker Prize scrivono: “Brutali verità emotive colpiscono nel segno nell’abile e potente storia di Damon Galgut di una famiglia sminuita e di una terra travagliata”.

E solo dopo averlo letto capisco appieno il significato di queste parole perché sì, questo è sicuramente un romanzo di sangue, pancia, occhi e anima. Un viaggio difficile che abbraccia vite e luoghi, natura e storia intrecciando fatti realmente accaduti ad una prosa ricca e mai semplicistica. Un po’ com’è la vita.

Tutta la trama gira attorno ad una promessa, quella famosa promessa citata nel titolo appunto, che però non viene mantenuta. Cercare di realizzarla è il cuore pulsante del libro per tutte le sue 273 pagine. È una promessa di origine antica, che affonda le radici nella terra della famiglia Swart, più precisamente nella loro tenuta dal futuro quanto mai incerto.

Siamo in Sudafrica nel 1980 e Rachel, la matriarca in fin di vita, esorta il marito afrikaner, Herman Albertus Swart, a cedere la proprietà della casa alla loro serva Salomè, in riconoscimento dei servizi resi non solo durante la sua lunga malattia ma già da molto tempo prima. Proprio in quella casa, per altro fatiscente, che sorge dall’altra parte della tenuta di famiglia, Salomè aveva vissuto per anni con il figlio Lukas. Swart è d’accordo, ma una volta mancata la moglie torna presto sui suoi passi.

Il dramma della promessa non mantenuta si trasforma così in una maledizione che colpisce l’intera famiglia Swart, destinata a perdere dietro di sé un membro dopo l’altro.

Ma questa storia è molto di più. Per comprendere meglio c’è bisogno di calarsi nel periodo storico da cui tutto ha inizio per poi abbracciare le allegorie di realtà storiche più ampie. Questo nodo indissolubile lega ricchi e poveri senza distinzione né giudizio, una famiglia sudafricana bianca e la sua cameriera nera. La storia della famiglia Swart, discendenti dei coloni condannati a un declino lento ma costante, diventa un espediente per sciogliere le catene del razzismo e intessere un ritratto del Sudafrica perforato dal dolore, proprio mentre compie il passaggio dall’apartheid alla Democrazia. La voce inespressa di Salomè è il vero perno del libro e Galgut la omette intenzionalmente, a sottolineare l’idea che sia stata messa a tacere da coloro che mantengono il controllo del suo destino.

Tre decenni di storia che vedono la scomparsa di tutti i membri della famiglia Swart eccetto Amor, la figlia minore, che lotta accanitamente per restituire la proprietà a quella che ormai è la sua legittima proprietaria.

Tre decenni di storia socio-politica sudafricana, dagli ultimi scampoli dell’apartheid alla delusione della presidenza di Jacob Zuma, che ci lasciano l’amaro in bocca e la sensazione che l’unico destino appropriato per quei bianchi fosse l’espiazione dell’avidità e della cattiveria.

In primo luogo, La Promessa è uno straordinario risultato tecnico di narrazione moderna, poiché il narratore onnisciente di Galgut sfreccia bruscamente dalla coscienza di un personaggio all’altro, spostandosi su e giù dalla terza alla seconda alla prima persona. La voce narrante ha una potenza onirica, ma queste fantasticherie sono interrotte da una pungente ironia e da giudizi sardonici.

Proprio per questo si fa fatica a procedere nella lettura e c’è bisogno di estrema concentrazione per comprendere e seguire la storia. E’ innegabile però che ne valga assolutamente la pena!

In secondo luogo Galgut riesce in maniera magistrale a virare lo sguardo del lettore verso quella piaga mai sanata del pregiudizio e dei privilegi. Ripercorrendo la storia della famiglia Swart, tra gli anni ’80 e il passato recentissimo, esplora come l’eredità morale dell’apartheid abbia deformato e bloccato le vite interiori degli afrikaner in un miope compiacimento. Il narratore stesso ha un ruolo attivo e si intreccia ad un coro di voci appartenenti a personaggi talmente variegati da trasformare il romanzo nel ritratto profondo, ricco e tragico di un trauma generazionale.

Capisco perfettamente l’intento di Galgut che, radicando questa storia nella vita quotidiana, vuole inevitabilmente farci riflettere -quanto una parabola- sulla storia di una nazione intera, come se il microcosmo della tenuta Swart fosse la rappresentazione in piccolo di tutto il Sudafrica.

La promessa infranta, presente fin dal titolo, allude alla rivendicazione della terra e simboleggia le più grandi forze storiche di espropriazione. Nessuno riesce o vuole onorare la promessa di Rachel, né Manie il testardo marito, né Anton il figlio dissoluto né Astrid la sorella di mezzo.

Solo Amor ci mette tutto il suo impegno, ma la rinuncia al patrimonio è un atto tardivo e isolato da salvatore bianco a cui il figlio di Salomè, Lukas, non risponde con la gratitudine attesa.

Vorrà pure insegnarci qualcosa questa storia, giusto?

Io ho percepito le ferite insanabili di tutto il Sudafrica attraverso ogni parola, ogni pagina di questo libro. E non ho ancora davvero digerito l’amarezza con la quale devo accettare la realtà di certe ingiustizie. Nonostante questo, vi consiglio di leggere questo libro se avete la possibilità di dedicargli del tempo a mente sgombra. Galgut è un autore meritevole di tutta la nostra stima e ci regala questo libro che è tutt’altro che didattico e manipolatore. La verità purtroppo è già stata scritta e sta a noi lettori imparare queste lezioni sulla nostra pelle, setacciando le macerie personali di una storia politica di emarginazione ed espropriazione sistemica.

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