La mercante di ricordi di Sara Purpura e Simona Liubicich

Trama
Edimburgo, Scozia
Kenna e Aidan sono una coppia felicemente sposata. Col tempo, però, l’ambizione personale di entrambi corrode quell’equilibrio all’apparenza così perfetto. L’inaspettata perdita del figlio, poi, distrugge in un attimo tutto ciò che avevano creato e l’amore che li aveva uniti si trasforma in odio reciproco. Ognuno fa i propri conti con il lutto, mentre trascorrono tre anni nei quali ogni giorno il dolore della perdita si rinnova e li allontana, eppure il ricordo di ciò che li legava è ancora lì, vivo, come sono ancora vivi Aidan e Kenna.

Una storia d’amore profonda, che incontra la sofferenza più atroce e l’esperienza salvifica del perdono.

La mercante di ricordi di Sara Purpura e Simona Liubicich, un contemporary romance scritto a quattro mani, pubblicato self nel dicembre 2018, ripubblicato da HarperCollins oggi, 2 novembre.

Vi siete mai soffermate a chiedervi qual è il prezzo della felicità? Sembra una domanda banale ma non lo è, perché spesso siamo talmente abituati a vivere la nostra vita frenetica e stressante, da dimenticarci del tutto della sua esistenza. Figuriamoci di quanto ci costa! Certo, a parole la desideriamo, la inseguiamo, la cerchiamo in ogni dove, ma non siamo quasi mai disposti a pagarne il prezzo. A dire il vero, molte persone si mettono alla ricerca della felicità non sapendo neppure bene quello che stanno cercando. Ne hanno sentito parlare e la bramano come fosse il nirvana dei sentimenti, ma in pochi sono davvero in grado di descriverla e definirla con esattezza. E forse il problema è proprio questo.

Aidan e Kenna sono una coppia da sempre, due parti esatte della stessa mela. Un colpo di fulmine li ha resi inseparabili e da allora hanno costruito la loro felicità, anche quella famigliare, su solide basi. L’arrivo del piccolo Ian è per loro il coronamento di un sogno perché, si sa, prendere la decisione di avere un figlio è decidere di avere sempre il proprio cuore in giro, al di fuori del nostro corpo.

La felicità è troppa da contenere e, l’amore per lui, è un antidoto talmente potente che li spinge a mettere le sue esigenze davanti alle proprie, in ogni momento della giornata. Appagati e sereni, seguono una strada già tracciata, fatta di un tran tran famigliare che li porterà ben presto a far parte di un gioco in cui l’unica cosa che conta è correre. Si dedicano al lavoro molto più di quanto è giusto fare, essendo lui medico e lei infermiera, ma le cose funzionano. Non capita forse anche a voi? Io spesso mi sono trovata ad agire, fare, sbattermi per guadagnarmi qualcosa che -si dice- arriverà, forse domani. E si inizia già da piccoli: fai i compiti così verrai promosso, prendi il diploma, la laurea e se puoi pure il master. Poi metti su famiglia, e datti da fare… non hai ancora fatto un figlio?

No, non puoi fermarti. Non c’è tempo. Chi si ferma è perduto! Non puoi stare male, non c’è tempo per pensare, per giocare, per amare, per vivere. Corri. Continua. Ma tranquilla, avrai tutto dopo… nel frattempo accumula, produci, spendi, corri… corriiiii…

…ooops! Non c’è più tempo!!! Game Over. Ora è il tempo del rimorso, del rimpianto! Forse non sono stata abbastanza brava, non ho lavorato a sufficienza, non ho sfruttato al massimo tutte le opportunità che mi si sono presentate. Ma sì, almeno mi sono impegnata, e allora questa felicità dov’è? Forse allora non ho capito nulla o sono fatta male io perché ho difficoltà a capire le regole di questo gioco, ma nessuno ha chiesto il mio permesso per iscrivermi alla gara.

Come spesso accade, le sliding doors della vita si aprono o si chiudono in un secondo: è questione di un battito di ciglia e la vita prende una direzione piuttosto che un’altra. Aidan rimane in ospedale per un’emergenza e dimentica di avvisare Kenna, nessuno si presenta all’uscita da scuola e Ian viene investito da un autobus.

Non esiste più nessun sogno, nessuna felicità, nessuna famiglia. Restano solo due anime alla deriva davanti ad una bara bianca.

Come si può accettare un avvenimento del genere, privandosi di veder crescere il proprio figlio e diventare uomo? Come ci si può abituare alla perdita? E com’è possibile andare avanti dopo che ti è stato strappato via un pezzo di cuore? Per Kenna e Aidan sopravvivere è assurdamente straziante, poiché contraddice la natura elementare dei rapporti che danno senso alla famiglia stessa. Non ci si può abituare alla perdita perché è come se fermasse il tempo: apre una voragine che inghiotte il passato e anche il futuro. La morte, che si porta via tutto, è uno schiaffo alle promesse, ai doni e ai sacrifici d’amore cullati e cresciuti assieme a loro.

“Si dice che il dolore tempri i caratteri e sia il vero costruttore delle anime, poiché solo chi ha sofferto conosce a fondo il valore della vita.”

 Il dolore è solitario, ognuno vive, sopravvive o soccombe al proprio. Le strade di Kenna e Aidan si dividono, l’odio provato per se stessi si tramuta in insofferenza verso l’altro. Per tre anni, in cui la perdita, il vuoto e l’angoscia sono palpabili, entrambi cercano di allontanarsi da ciò che è per loro insopportabile. Aidan si arruola, prestando servizio medico in Siria, cerca di abbracciare la morte per dare finalmente un senso al proprio dolore. Kenna è l’ombra di se stessa, ritrova la vicinanza del figlio e uno spiraglio di sopravvivenza realizzando i modellini di aerei che lui tanto amava, facendone un vero e proprio lavoro e diventando “La mercante di ricordi”.

“Il dolore è capace di fermare il tempo. Non esiste più uno spazio temporale per chi ha subito un lutto. Non si placa niente. La sofferenza rimane sofferenza. Ogni speranza resta impantanata dentro un lago di melma. La rabbia ti divora da dentro. L’angoscia diventa il vestito che indossi ogni giorno. E allora giri intorno alla vita in maniera meccanica, ma ti ritrovi sempre al punto in cui si è fermato tutto.”

E allora ho riflettuto, su tutto questo dolore, perché la felicità costa cara, questo è sicuro! Il prezzo da pagare per alcuni è veramente altissimo. Potrebbe portarti a mettere in discussione tutto quello che hai fatto finora. Potrebbe portarti ad essere visto come un pazzo, o ad essere un pericolo per l’equilibrio (a dire il vero molto precario) dell’intera umanità. Io non voglio giocare. Non voglio correre, non voglio produrre, spendere, avere… io voglio Essere, io voglio Amare, io voglio Vivere. E voglio tutto Adesso, non domani. La felicità è tutt’intorno e per vederla bisogna smettere di correre.

“Ad un certo punto i ricordi, anche quelli più dolorosi, diventano di conforto. La certezza che niente è mai perduto del tutto se nel cuore custodiamo chi amiamo.”

Complice il Natale, Aidan torna ad Edimburgo e amare Kenna nonostante tutto risulta l’unica cosa da fare. Lui decide di esserci, di tornare a vivere finalmente una vita degna di essere vissuta per poter dare pace a se stesso e al ricordo del figlio. La riconquista di Kenna sembra una strada tutta in salita, tra i ricordi di una vita felice trascorsa insieme e la fiamma dell’amore che non si è mai veramente spenta. Entrambi vivono un cambiamento quasi impercettibile che li avvicina sempre più. Potranno mai tornare ad essere una vera coppia? Tornerà la felicità all’interno di questa famiglia spezzata da così tanto dolore?

“A volte la vita decide di porci davanti prove insopportabili e allora crolliamo, ma prima o poi ad ogni caduta corrisponde una risalita e ad un certo punto troviamo la forza di afferrare le mani di chi vuole vederci rialzare.”

 Ci sono romanzi, come questo, che ti entrano nel cuore con prepotenza, ti lacerano e ti ricuciono l’anima pezzo per pezzo, con la potenza delle emozioni che ogni pagina è in grado di darti. Ti fanno capire che la vita è preziosa, che tutta la felicità può svanire da un secondo all’altro. Ma che c’è speranza, perché possiamo sempre rimediare riflettendo sul significato che diamo alla vita, alla morte e alla qualità del tempo che passiamo con le persone a cui vogliamo bene.

Questa è una storia di dolore e di rinascita, raccontata con una tale sensibilità che non può che toccare il profondo del cuore di ognuno di noi.

Io, come Aidan e Kenna, ho scelto di essere felice. Lo scelgo ogni giorno. È ininfluente quello che pensano gli altri, sono io che scelgo come passare il mio tempo, e scelgo di regalare meno oggetti e più abbracci, scelgo di emozionarmi ogni giorno per quello che ho intorno, scelgo io come vivere la mia vita. Ho capito che per me le cose che più contano sono proprio quelle che non si possono comprare: sono gratis e a disposizione di tutti quelli che vogliono prenderle.

La felicità costa cara, ma è anche vero che la si può ottenere.

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