La menzogna di Cecelia Ahern
Trama «Ci sono tre categorie di ricordi nella mia memoria: le cose che voglio dimenticare, le cose che non riesco a dimenticare e le cose che avevo dimenticato di aver dimenticato finché non mi sono tornate in mente.» Comincia con queste parole la storia di Sabrina, trentenne insoddisfatta divisa tra un rapporto ormai incrinato con il marito, i tre figli e un lavoro in piscina che le risulta noioso e insopportabile, e Fergus, l’anziano padre, ricoverato in una casa di riposo dopo un terribile ictus. E comincia così perché è una storia di ricordi negati e taciuti, di piccoli e grandi segreti famigliari, di momenti che osservati sotto una nuova luce possono assumere colorazioni e significati diversi. La nuova luce passa attraverso il vetro screziato di una collezione di biglie che viene misteriosamente recapitata a Fergus. È da lì che inizia la ricerca di Sabrina, un percorso sofferto eppure illuminante che la porterà ad affacciarsi nell’infanzia del padre, nelle giornate, nelle passioni e nelle storie del bambino che è stato. Scavare nel passato significa per la ragazza sfiorare i nervi scoperti di un rapporto minato da assenze e inquietudini, dalle immagini vivide del matrimonio infelice dei genitori. Un incontro, quello tra il padre e sua figlia, capace di riscrivere le esistenze di entrambi, di riportare ordine in una costellazione famigliare in cui i ricordi, acquistando un peso e un valore diversi, vanno a comporre un nuovo presente. Cecelia Ahern ci accompagna in un racconto a due voci, mostrandoci quanto sia vero che spesso le persone che conosciamo meno sono proprio quelle a cui siamo sempre stati accanto.
Recensione di Margherita – La menzogna di Cecelia Ahern. La Ahern torna con una nuova storia che ci farà riflettere, ci travolgerà già dai primi capitoli e ci farà viaggiare tra il passato ed il presente di Fergus e di sua figlia Sabrina. Romanzo pubblicato il 16 novembre da Rizzoli.
Sabrina ha 30 anni ed è insoddisfatta della propria vita, fatta di monotonia e noia, divisa tra i suoi tre figli ed il marito, Aidan, con cui il rapporto è diventato fragile a causa di incomprensioni. Come se ciò non bastasse, il suo anziano padre, Fergus, ha perso la memoria a causa di un ictus e si trova ricoverato in una clinica. Sabrina lavora come bagnina in una casa di riposo, l’acqua è da sempre il suo elemento naturale, la fa sentire libera e senza pressioni ma, da qualche tempo a questa parte, avverte un senso di irrequietezza dentro di sé, tutto è diventato noioso e insopportabile. Ha avuto tutto quello che desiderava, un matrimonio e dei figli ma nonostante questo, sente che tutto ciò non è abbastanza, non è abbastanza importante per la sua famiglia, per nessuno.
Si sente inutile e vuota, sente la necessità di dare un senso alla propria vita ormai priva di colori.
“Si forse, sto aspettando che accada qualcosa, forse è qualcosa che non accadrà mai, forse dovrò essere io a farlo accadere. Forse è questo che sto facendo ora.”
Sabrina ha un dono o per certi versi una maledizione: è capace di rievocare ricordi avvenuti molti anni prima che altri hanno dimenticano o semplicemente rimosso dalla memoria.
“Ci sono tre categorie di ricordi nella mia memoria: le cose che voglio dimenticare, le cose che non riesco a dimenticare e le cose che avevo dimenticato di aver dimenticato finché non mi sono tornate in mente.”
La sua vita, e quella del padre, subisce una svolta quando, alla clinica, vengono recapitati degli scatoloni contenenti degli oggetti appartenuti a Fergus. Non ricorda di averli mai visti nel suo appartamento e non si conosce il nome del mittente, all’interno di esse, trova delle biglie. Inizialmente rimane un po’ perplessa, non capisce a chi possano appartenere, fino a quando non riconosce su un raccoglitore la calligrafia del padre. Le prime biglie che trova, custodite in un borsellino di rete, sono delle bloodies, chiamate così per il colore rosso. Dall’espressione assunta dal padre nel momento in cui le osserva per la prima volta comprende che, devono aver avuto un ruolo molto importante nel passato dell’uomo. Un passato di cui Sabrina non è a conoscenza, e non è la sola che si ritrova all’oscuro di tutto.
“Ma l’ho notato: lo sfarfallio di una fiamma, una piuma arruffata, il bagliore del mare sotto i raggi del sole. Qualcosa di breve e fulmineo, eppure reale. Quando ha scorto le biglie per un attimo è diventato un uomo diverso, con un volto che non avevo mai visto.”
Decide si scavare più a fondo e di iniziare delle ricerche, permettendo così a Fergus, di recuperare parte dei ricordi perduti.
È chiaro che il padre nasconde qualcosa. Ma cosa? Le domande che Sabrina si pone aumentano man mano che viene a conoscenza di nuovi dettagli relativi alla vita passata del padre, stenta ad associare l’uomo che era anni fa con la persona che ha sempre pensato di conoscere. Sempre più confusa, inizia a provare rabbia e delusione, si sente offesa e ferita da quel padre che, per anni, le ha mentito, non condividendo nulla della propria vita con lei.
Ammetto che non sapevo cosa aspettarmi, è il primo libro che leggo di Cecelia Ahern quindi ero impreparata. Questa storia, non solo è il racconto del passato di un padre ma, racchiude molto altro, scava molto più a fondo, affronta diversi temi e ce ne fa cogliere molti altri ancora. È un viaggio attraverso i sentimenti, le paure, le delusioni e le speranze che l’uomo ha affrontato nel corso della sua vita.
Ripercorreremo l’infanzia di Fergus, non facile per un bambino ma che trova, nelle biglie, delle amiche. Con il passare degli anni, a causa di vari avvenimenti che hanno influenzato la sua vita, cambia, diventando una persona diversa, piena di segreti, incapace di mostrare chi sia in realtà o che genere di vita avesse scelto. Mi sono ritrovata spesso, leggendo i capitoli su di lui, a disapprovare il comportamento tenuto in passato nei confronti della famiglia (leggendo scoprirete a cosa mi sto riferendo). Temo che la sua possa essere stata paura di mostrare il vero sé stesso e, di conseguenza, di non essere accettato. Ma si sa, una bugia tira l’altra, ed inevitabile creare una vera e propria tela di menzogne da cui è difficile liberarsi, arrivando così a crearsi una seconda vita.
“Le persone non si rendono conto di far soffrire gli altri quando fanno cose che non devono. Le cose che fanno soffrire sono radici, si diffondono, crescono, si insinuano sotto la superficie toccando altri aspetti delle vite di coloro a cui procurano del male. Non è mai solo un errore, solo un momento, diventa sempre una serie di momenti, che mettono radici e schizzano in direzioni diverse. E nel corso del tempo si attorcigliano come un vecchio albero intricato, che si strangola e si annoda da solo.”
La storia di Fergus sarà alternata a quella di sua figlia Sabrina, che scaverà tra gli effetti del padre scoprendone ricordi e vicissitudini legati a quelle biglie. Anche lei intraprenderà un percorso che la porterà a scoprire sé stessa e cosa desideri dalla propria vita.
Questo libro mi ha fatto considerare alcune cose di rilevante importanza: per quanti dissapori possano esserci in una famiglia nessun altro sarà mai in grado di completarci e comprenderci come un fratello o una madre. Ma, soprattutto, ho compreso che non si deve mai aver paura di mostrarsi per quello che si è in realtà e di non nascondere le nostre passioni o il nostro passato perché sono queste cose che fanno di noi ciò che siamo oggi. Chi ci ama veramente ci accetta con i nostri pregi ed i nostri difetti.
Care lettrici, ho alcune domande per voi:
Avete anche voi un oggetto caro che vi lega alla vostra infanzia? E che, anche solo guardandolo, vi riporta alla mente de ricordi?
Alla luce di quanto vi ho raccontato del libro:
Quanto bene conoscete le persone accanto a voi?
Il romanzo vi coinvolgerà nell’infanzia di Fergus e nel cammino di Sabrina alla scoperta di sé stessa, riportando alla luce ricordi e rivelazioni che saranno da base per un nuovo inizio.
Libro che consiglio a tutte le lettrici della Ahern e non solo.