La materia alternativa di Laura Marzi
I ragazzi che non fanno l’ora di religione si chiamano Hossein, Amal, Safia, Michele, Meng e sono bengalesi, egiziani, italiani, cinesi. La protagonista di questa storia insegna loro una materia che si definisce a partire dal suo contrario, una materia che ai consigli di classe non conta nulla, che non ha programmi e, nel caso dell’istituto professionale in cui ci troviamo, non ha nemmeno un’aula.
Nelle sue ore sparpagliate tra mensa, aula video e palestra, si inventa uno spazio in cui parlare con i ragazzi di sesso, di rapporti di potere tra uomini e donne, di discriminazione, razzismo, pornografia. Si appropria di questa zona franca, questo spicchio di far west tra le ore di inglese e matematica, per mettere in discussione le loro idee sull’identità di genere, l’orientamento sessuale, il consenso. E per farsi ascoltare da questi adolescenti, che a volte non sanno nemmeno l’italiano e magari dopo la scuola spacciano o fanno da genitori ai loro fratelli, li provoca, li spiazza, chiede la loro opinione, ascolta la loro musica, racconta di sé e della sua visione del mondo.
Se in classe è appassionata e intransigente, fuori dalla scuola la sua vita è caotica e piena di crepe; abita in un monolocale di diciotto metri quadri e pratica con convinzione la materia alternativa all’amore: cerca gli uomini quando è triste e si annoia, da loro vuole il gioco, la tenerezza, il piacere, rifugge dalla religione della coppia e non crede che fare un figlio e costruire una famiglia possa dar senso a una vita.
La seguiamo per un anno scolastico dentro e fuori dalla classe – tra un collegio docenti, un flirt nato in un negozio di casalinghi e un tentativo di spiegare il sessismo ad Amal e Nadir – in un momento cruciale della sua esistenza, in cui è costretta a guardare in faccia alcuni dei suoi nodi irrisolti. A tenere insieme, in un cortocircuito fertile, una riflessione necessaria sul modo in cui facciamo scuola oggi in Italia e il ritratto di una giovane donna anticonvenzionale sono l’intelligenza, la dolcezza e l’autoironia del personaggio a cui Marzi regala corpo e voce.
La materia alternativa di Laura Marzi, romanzo pubblicato l’8 marzo da Mondadori.
Questo libro non è stato ciò che mi aspettavo. Quando mi è stato proposto ho pensato potesse fare al caso mio essendo docente e ho accettato subito, ma il linguaggio dell’autrice e la sua caratterizzazione mi hanno spiazzato. Con questo non voglio dire che avrei preferito trovarmi di fronte a una donna diversa, trovo che sia molto realistica la sua rappresentazione ed è interessante il modo in cui si rapporta con gli alunni che deve seguire.
La materia alternativa alla religione cattolica è una materia negativa, nel senso che si definisce a partire dal suo contrario. Nel mio caso, il mio alter ego che insegna religione crede che la masturbazione e l’omosessualità siano due peccati mortali. Quando me lo dice, una mattina prima di fare l’appello, abbasso lo sguardo. Non è solo sgomento, è un’illuminazione. Se l’insegnamento della religione cattolica prevede la negazione della realtà, mi concentrerò proprio su questo.
La protagonista provoca i suoi alunni, li porta a riflettere su molte tematiche analizzando con loro le loro azioni quotidiane, le cose che ritengono normali fare e i testi delle canzoni che sono soliti ascoltare. Questo punto è importante per me, insegnando arte alle medie mi capita spesso di ricevere la richiesta di poter ascoltare musica mentre disegnano e devo stare molto attenta a ciò che scelgono. Devo dir loro che i testi non devono contenere frasi volgari o sessiste, passi qualche parolaccia, ma non si deve andare oltre. Controllare ciò che ascoltano e i messaggi che recepiscono dovrebbe essere compito dei genitori perché questi ragazzi spesso non hanno gli strumenti per rendersi conto delle oscenità che vengono pronunciate. Per loro è quasi tutto un gioco, anche gli insulti che si lanciano tra amici, parole che pesano come macigni e potrebbero ferire chi è all’ascolto etichettandoli come misogini, razzisti, sessisti, classisti.
E non credo che questi appellativi li descrivano davvero, credo solo che manchino delle conoscenze fondamentali e che alla base di tutto ci sia la mancanza di interesse e dialogo dei genitori.
Così spesso accade che noi docenti diveniamo per questi ragazzi un punto di riferimento al di là della scuola, che vengano a confidarsi con noi asserendo che siamo gli unici adulti che li ascoltino. Se ci pensate è agghiacciante, il compito di un genitore è guidare il proprio figlio, aiutandolo a comprendere ciò che gli succede, le cose che non sa spiegarsi, ma se un figlio non si sente libero di poter parlare con il genitore di qualunque cosa come può fare?
Per fortuna docenti come la protagonista di La materia alternativa esistono davvero, docenti che si interessano dei propri studenti, che non mettono da parte quelli difficili, ma anzi li mettono al centro dell’attenzione e provano a entrare nel loro mondo fatto di mille cose che spesso restano nell’ombra. Lei sa come farsi ascoltare, come destare interesse, come comunicare senza peli sulla lingua. Forse è più difficile il rapporto con gli altri docenti, alcuni sicuri che il loro ruolo non sia di educatori (e purtroppo ne ho conosciuti tanti anch’io), ma la cosa che la manda in crisi davvero è la sua vita privata.
La scuola in confronto è un luogo sicuro con tantissime certezze e poche variabili. La vita fuori da scuola invece è un putiferio e non solo per la famiglia che si ritrova che l’ha profondamente segnata, ma anche per la sua incapacità di costruire un legame che sia duraturo e quando sembra sul punto di mollare tutte le sue convinzioni e diventare monogama trova dall’altra parte qualcuno che è peggio di lei.
Laura Marzi è un’autrice da tenere d’occhio per il suo punto di vista non convenzionale, non ho mai letto niente del genere e le riflessioni che mi ha portato a fare sono state molteplici. Un libro insolito per chi è stufo di leggere sempre la stessa storia.