La lingua delle spine di Leigh Bardugo
Un mondo di oscuri affari stipulati al chiaro di luna, città infestate da spiriti, foreste inquietanti e bestie parlanti. Qui la voce di una giovane sirena può evocare tempeste mortali e un fiume può eseguire gli ordini di un ragazzo innamorato, ma solo a un prezzo indicibile.
Ispirandosi a miti, folklore e fiabe, Bardugo ha scritto una raccolta di racconti straordinariamente ricchi di atmosfera, pieni di tradimenti, vendette, sacrifici e amore. Perfetti sia che siate suoi nuovi lettori sia che siate fan accaniti, questi racconti vi trasporteranno in terre familiari e misteriose, in una realtà pericolosamente intessuta di magia che milioni di persone hanno conosciuto e amato attraverso i romanzi del GrishaVerse.
La lingua delle spine di Leigh Bardugo, raccolta di racconti ambientati nel GrishaVerse in uscita domani, 14 novembre, con Mondadori.
Ho comprato questo volume in lingua inglese durante il lockdown perché mi ero innamorata dell’edizione e non vedo l’ora di avere tra le mani la versione italiana per capire se è altrettanto bella. Ovviamente non l’ho letto ma solo sfogliato perché io con l’inglese ho un brutto rapporto e non credo sarei stata in grado, certo sono fiabe, ma il linguaggio non è certo per bambini e la Bardugo è un’autrice che sa come usare le parole. Ogni racconto ha in sé quell’oscurità tipica dell’universo GrishaVerse e richiama fiabe a noi conosciute riscrivendole come solo lei sa fare. Spettacolari le illustrazioni di Sara Kipin che si compongono man mano che la lettura prosegue, ho adorato questa scelta.
Si parte da Novyi Zem con Ayama e la foresta di spine un’ottima fiaba di partenza, in cui si trovano elementi classici che mischiano folclore e favole amate, richiama alla mente La Bella e la Bestia, Cappuccetto Rosso e Cenerentola, ma lo fa in modo sottile e non si ha mai la sensazione di già letto. Uno dei miei racconti preferiti, in cui la tristezza si mischia con l’amore e lo fa in modo inaspettato, si legge in un attimo e lascia la voglia di proseguire.
Si arriva a Ravka con ben tre racconti:
La volpe troppo astuta è una favola oscura, i protagonisti sono gli animali che ricoprono diversi ruoli e si muovono sulla scena come in una società ben organizzata. Non amo particolarmente le favole, forse sono ormai troppo grande per apprezzarle appieno anche se ne capisco la morale, l’importanza di poter contare sugli altri e non affidarsi completamente a se stessi e alla propria intelligenza perché potrebbe non bastare.
La strega di Duva ispirata a Hansel e Gretel, l’oscurità va in crescendo, la Bardugo mette il carico da novante a questa fiaba e man mano che la lettura prosegue la storia si fa più inquietante e non si può fare a meno di rimanerne affascinati perché nulla è come sembra.
Piccola Lama forse la fiaba che mi ha colpito meno, magari proprio perché manca di oscurità o perché non ha richiamato alla mia mente nessuna delle storie che conosco, per molti potrebbe essere un pregio. L’illustrazione finale è un incanto.
Si passa a Kerch con Il principe soldato mi ha fatto pensare a Pinocchio e ovviamente allo Schiaccianoci, il finale è macabro e sconvolgente perché altrimenti non potrebbe essere un racconto di questa raccolta, ma questa storia non è riuscita a conquistarmi del tutto e l’ho trovata molto inquietante.
E si conclude in bellezza a Fjerda con Quando l’acqua cantò fuoco in cui la Bardugo si prende tutto il tempo che le serve per raccontare la sua versione della Sirenetta e io ho amato questa fiaba perché permeata di tristezza e con un finale mozzafiato. Non aspettatevi Ariel, la protagonista è un’altra e si merita tutta l’attenzione di cui siete capaci, la sua storia vi conquisterà portando questo personaggio alla ribalta e mostrando che a ogni azione corrisponde una reazione. Una fiaba che parla di discriminazione, tradimento e amicizia e alla fine vi sarà impossibile non trovarvi a simpatizzare per la protagonista.
Se siete fan della Bardugo e amate le raccolte di racconti avete trovato il vostro prossimo regalo: La lingua delle spine.