La figlia adottiva di Jenny Blackhurst
Trama
«Una storia spaventosa che vi terrà con il fiato sospeso.» Daily Mirror
Autrice del bestseller La paziente perfetta
Imogen Reid ha deciso di diventare una psicologa dell’infanzia per aiutare i bambini in difficoltà. Ecco perché, quando le viene assegnata in cura Ellie Atkinson, una ragazzina di undici anni, si rifiuta di ascoltare chi le dice che è pericolosa. Ellie è l’unica sopravvissuta a un terribile incendio che ha sterminato la sua famiglia. E Imogen sa bene che in questi casi i problemi del paziente sono la rabbia e la tristezza inespresse di chi non è ancora riuscito a elaborare il lutto. Ma i genitori adottivi di Ellie hanno un’altra storia da raccontare. Così come i suoi insegnanti. Quando si arrabbia, cominciano ad accadere cose brutte. Cose in grado di generare strane leggende su quella ragazzina silenziosa. E stare così vicina a Ellie per Imogen potrebbe diventare presto molto pericoloso…
Il nuovo sconvolgente thriller dall’autrice del bestseller Era una famiglia tranquilla
Vuoi aiutarla ma forse faresti meglio a scappare
«Una storia spaventosa che vi terrà con il fiato sospeso.»
Daily Mirror
«Profondo, oscuro e disturbante. Un libro difficile da dimenticare, l’ho adorato.»
Liz Lawler, autrice del bestseller Non svegliarti
«Un libro di quelli che ti fanno venire la voglia di urlare “Attento!”.»
Weekend Sport
La figlia adottiva di Jenny Blackhurst – thriller psicologico, pubblicato da Newton Compton lo scorso 29 aprile.
ATTENZIONE, LA RECENSIONE CONTIENE I COMMENTI FUORI CAMPO DELLA MIA CORRETTRICE!
La mia correttrice di recensioni mi odia (dai, non esageriamo)! E me lo ripete continuamente, lei ha la sua bella lista infinita di libri da leggere, io gliene suggerisco sempre di nuovi (in realtà ora ho due liste infinite: una è quella storica, l’altra porta il tuo nome… Sì, forse ti odio un po’!). E so già che finirà per leggere anche questo, volente o nolente (soprattutto nolente, ma come diceva Oscar Wide: posso resistere a tutto tranne che alla tentazione). Ormai la conosco, so che cosa le piace e, grazie all’entusiasmo che percepirà in questa recensione, potrebbe cominciare l’ultimo romanzo di Jenny Blackhurst proprio questo weekend (appena finisco quello in corso che, indovina un po’?, mi hai consigliato tu!). L’autrice inglese aveva esordito qualche anno fa in Italia con “Era una famiglia tranquilla”, titolo a cui aveva fatto seguito “La paziente perfetta”, entrambi pubblicati da Newton Compton, letture che devo assolutamente recuperare (pure io!!! E ringrazio che ce ne siano solo altre due!), perché “The foster child”, ovvero “La figlia adottiva” mi è piaciuto tantissimo. L’autrice ha saputo mescolare con magistrale sapienza elementi thriller psicologici a punte di mistero e sovrannaturale. Ma procediamo con ordine. Imogen Reid è costretta a tornare a Gaunt, dopo un’esperienza lavorativa fallimentare a Londra. È una psicologa infantile che ha lavorato nelle strutture private, ma la perdita del suo impiego non permette più a lei e al marito lo stile di vita a cui erano abituati. E Gaunt è la soluzione ideale. Ma tornare alle origini nella vecchia abitazione della nonna, di proprietà di Imogen dopo la dipartita della madre, è davvero ciò che vuole la donna? Imogen non ha mai sentito sua quella casa, quella cittadina che l’ha fatta soffrire in passato. È stata vittima di bullismo psicologico, e la sua genitrice non l’ha mai realmente amata. Forse anche per questo, il figlio che tanto vuole il marito non è un desiderio condiviso.
Che madre può essere lei, che è cresciuta praticamente da sola senza un punto di riferimento, sentendosi di troppo in una città che sapeva ma che si voltava dall’altra parte? E forse per questo ha scelto di diventare una psicologa infantile, per stare vicina e donare calore a coloro che sono più sfortunati. A Gaunt viene assunta in una struttura pubblica e il primo caso che le viene affidato è quello di Ellie Atkinson, una ragazzina di undici anni con la quale Imogen sente di avere molto in comune.
“Place2Be è un’organizzazione che promuove il dialogo con gli studenti, fornisce loro l’aiuto necessario, non cancella ogni episodio di bullismo e violenza da un giorno all’altro.”
Ellie ha perso entrambi i genitori e il fratellino più piccolo in un incendio che ha distrutto la sua casa. Si trova in affidamento temporaneo presso una famiglia che ha già una figlia naturale, ma accoglie benevolmente i ragazzi bisognosi di aiuto e stabilità. Di Ellie, però, hanno tutti paura. È una ragazzina strana, chiusa in se stessa, che indossa abiti di seconda mano troppo grandi. E la sua stranezza è motivo di chiacchiere e maldicenze. Si dice in giro che sia una strega, che abbia appiccato lei l’incendio in cui hanno perso la vita i suoi genitori. Ma Imogen si sente sempre più legata ad Ellie e si rifiuta di ascoltare chi la mette in guardia da lei.
“Gli altri sostengono che io sia cattiva, che io faccia accadere cose cattive, ma forse quelle cose succedono perché loro sono cattivi e forse anche a te accadrà qualcosa di cattivo e a me non importa!”
Perché chi osa contraddire Ellie finisce per farsi male, molto male. Ed Imogen capirà a proprie spese quanto questo sia vero. Non posso dilungarmi oltre, non voglio rovinarvi l’esperienza di lettura. Non conoscevo questa autrice, non sapevo che scrivesse così bene, e non ho per niente disdegnato questa lettura che mi ha fornito grandi spunti di riflessioni. Jenny Blackhurst ha scritto una storia attuale, con tematiche presenti nella nostra società. Il bullismo è una grande piaga e la scrittrice ha scelto di affrontare l’argomento prendendolo di petto. Nessuno sconto per chi vuole sopraffare i più deboli. Ma Ellie è davvero così indifesa come vuole apparire? Quanti degli incidenti di percorso che le sono capitati nella vita sono frutto della sua volontà e non di una malaugurata coincidenza? Ho amato il rapporto simbiotico che si crea tra Imogen e la piccola Ellie, forse poco professionale, perché chi sceglie di seguire la carriera di terapeuta infantile deve lasciare fuori le emozioni, non permettere loro di creare legami che possano far soffrire il paziente o anche lo stesso psicologo. Ma fin dall’inizio si percepisce che Imogen vede nella bambina se stessa, è una proiezione di ciò che è stata in passato, di ciò che ha dovuto subire. E forse aiutare Ellie è una forma di riscatto, quello che è mancato a lei.
La struttura della narrazione a pov alternati dona dinamicità alla trama, vi ritroverete a leggere questo libro in maniera febbrile, alla ricerca spasmodica di risposte razionali a ciò che succede. L’elemento sovrannaturale è presente, forse ha una spiegazione o forse no. Ma voi leggete il romanzo e fatemi sapere che cosa ne pensate.