La donna dal kimono bianco di Ana Johns
Un romanzo così bello, intenso e vivo sul Giappone non si vedeva dai tempi di Memorie di una Geisha.
Giappone, 1957. Il matrimonio combinato della diciassettenne Naoko Nakamura con il figlio del socio di suo padre garantirebbe alla ragazza una posizione sociale di prestigio. Naoko, però, si è innamorata dell’uomo sbagliato: è un marinaio americano, quello che in Giappone viene definito un gaijin, uno straniero. Quando la ragazza scopre di essere incinta, la comprensione e l’affetto che sperava di trovare nei genitori si rivelano soltanto un’illusione. Ripudiata da chi dovrebbe starle vicino, Naoko sarà costretta a compiere scelte inimmaginabili, per qualunque donna ma soprattutto per una madre…
Stati Uniti, oggi. Tori Kovač è una giornalista. Mentre si prende cura del padre, anziano e gravemente malato, trova una lettera che getta una luce sconvolgente sul passato della sua famiglia. Alla morte del padre, decisa a scoprire la verità, Tori intraprende un viaggio che la porta dall’altra parte del mondo, in un villaggio sulla costa giapponese. In quel luogo così remoto sarà costretta a fronteggiare i demoni del suo passato, ma anche a riscoprire le proprie radici…
La donna dal kimono bianco di Ana Johns, romanzo di narrativa in uscita oggi, 9 gennaio, grazie a tre60.
Se dovessi descrivere La donna dal kimono bianco con una sola parola userei affascinante. Leggendo le note finali dell’autrice ho scoperto che: quest’opera si basa su eventi e storie reali, compresa la mia, o meglio, quella di mio padre. La sua storia della bellissima ragazza giapponese di cui si innamorò ai tempi in cui era arruolato nella Marina americana. Fu invitato dalla sua famiglia alla tradizionale cerimonia del tè, ma essendo un marinaio americano, fu poi rifiutato. Da qui, le ricerche e la mia immaginazione hanno preso il sopravvento. Ana Johns ha trascorso moltissimo tempo a documentarsi e si vede, il racconto ti trascina senza valicare mai il limite tra realtà e finzione, mostrandoti una cultura che è opposta alla nostra.
Non avevo mai letto nessun libro ambientato in Giappone, ma ho sempre apprezzato la compostezza, la pacatezza, l’ordine di questo popolo così lontano da noi. Se pensiamo che il Giappone di oggi è così, potete solo immaginare come potesse presentarsi agli occhi di un occidentale negli anni Cinquanta. Questo libro parla di una storia d’amore, di una storia d’amore impossibile, o quantomeno ostracizzata, tra Naoko, una ragazza di diciassette anni di una famiglia importante e Hajime, un marinaio americano. Naoko e Hajime si innamorano fin dal primo sguardo che si scambiano, Naoko sa che l’unione tra ragazze giapponesi e marinai americani non è vista di buon occhio, ma non può nulla contro il destino che li ha fatti incontrare e intraprende una relazione clandestina provando a insegnare al suo innamorato tutto ciò che potrebbe farlo accettare dalla sua famiglia. Naoko ottiene dai genitori il permesso di invitarlo per la cerimonia del tè, ma le cose precipitano velocemente quando il padre, la nonna e il fratello maggiore si rendono conto che Hajime è un gaijin, uno straniero. Ormai per Naoko è chiaro che non approverebbero mai un matrimonio che li metterebbe in cattiva luce, gettando l’impresa di famiglia, che già naviga in cattive acque, in balia degli squali. Il padre è chiaro, Naoko non dovrà più incontrare il gaijin almeno di voler lasciare per sempre la propria famiglia. Naoko custodisce un segreto, aspetta un bambino e non ha nessuna intenzione di rinunciare al sogno di una vita trascorsa al fianco dell’uomo che ama. L’unica persona su cui può contare è sua madre, una donna all’avanguardia per quei tempi, il cui unico interesse è vedere Naoko felice. La madre di Naoko la incoraggerà a prendere la decisione che tanto la spaventa e sarà presente, pur contravvenendo a tutte le regole e andando contro al marito, nel giorno più importante della vita di sua figlia.
Parallelamente al passato ci vengono presentate le vicende del presente, siamo in America e i protagonisti sono Tori e suo padre, un uomo che il cancro si sta portando via e che, prima di lasciare per sempre questa terra vuole far capire a Tori che le storie affascinanti sul Giappone che le ha raccontato fin da quando era bambina non sono di pura fantasia.
«Tua madre è stata l’amore della mia vita, ma prima di quella vita, ne ho vissuto un’altra. È ciò che stavo cercando di dirti.»
Tori non è pronta per scoprire la verità sul passato di suo padre e solo dopo la sua morte comincerà a sentire il desiderio di andare a fondo di quella lettera, destinata a una certa Cricket, che le ha lasciato. Tori inizia a scavare e pian piano alcuni tasselli del puzzle cominciano a trovare la propria posizione, c’è un’unica cosa da fare per arrivare alla verità: partire per Tokyo. Solo una volta giunta a destinazione Tori potrà conoscere tutto ciò che il padre ha sempre celato dietro ai suoi occhi azzurri e alle sue storie della buonanotte.
Come sempre accade nei libri narrati su due piani temporali uno dei due prende il sopravvento, è normale che sia così, soprattutto quando la storyline principale si svolge in una delle due epoche. Come ben capirete in questo caso è il passato a farla da padrone e i capitoli dal punto di vista di Naoko sono intrisi di emozioni, in loro c’è amore, speranza, paura, dolore. Naoko vive intensamente, è caparbia, intelligente, sognatrice, non lascia nulla di intentato e anche quando ogni cosa sembra essere lì, pronta ad abbatterla, ad annientarla, lei non si perde d’animo e lotta come una tigre per sopravvivere. Naoko è il cuore pulsante di La donna dal kimono bianco e voi la amerete, così come vi affezionerete a Hajime e a tanti altri personaggi che popolano la scena. Il finale è perfetto e commovente, il cerchio si chiude e mostra tutto ciò che di bello e di brutto è celato nell’animo umano. Ho volutamente tralasciato molti avvenimenti per non rovinarvi la lettura, perché una cosa è certa, se amate la narrativa e volete immergervi in una storia intensa ed emozionante non potete lasciarvelo sfuggire.