La distanza tra me e il ciliegio di Paola Peretti
Trama Mafalda ha nove anni, indossa un paio di spessi occhiali gialli e conosce a memoria Il barone rampante di Italo Calvino. Scappa dai professori arrampicandosi sul ciliegio all’entrata della scuola insieme a Ottimo Turcaret, il fedele gatto che la segue ovunque. Su quel ciliegio, sogna perfino di andarci a vivere, ma tra pochi mesi non lo potrà più vedere perché i suoi occhi si stanno spegnendo e un po’ alla volta, giorno dopo giorno, diventerà cieca. È una bambina curiosa e l’idea di rimanere al buio la spaventa: per questo tiene un diario in cui annota le cose che non potrà più fare, come contare le stelle e giocare a calcio con Filippo, il bullo della classe che parla solo con lei. Grazie all’aiuto della sua famiglia e dei suoi amici, Mafalda capisce che un altro modo di vedere è possibile. Impara a misurare la distanza dal ciliegio accompagnata dal profumo dei fiori e comincia a scrivere un nuovo elenco: quello delle cose a cui tiene e che riesce ancora a fare.
Recensione di Dannyella – Ieri, 4 settembre, in contemporanea in 20 paesi è stato pubblicato anche in italiano, nella deliziosa edizione Rizzoli, il romanzo di esordio di Paola Peretti, La distanza tra me e il ciliegio.
Ho iniziato a sfogliarlo non appena l’ho avuto tra le mani e la verità è che non l’ho messo via sino a quando non ho letto l’ultima parola.
Già dalla quarta di copertina si capisce che siamo davanti a un libro speciale, ma quello che non ci aspettiamo è la delicatezza, la forza e la passione della penna di questa scrittrice al suo esordio letterario. Paola Peretti, classe 1986, in un’intervista che è rimbalzata per tutto il web, ha dichiarato “Sto diventando cieca. Voglio scrivere, non posso aspettare.” Ed è così, quindi, che l’autrice mette nella piccola protagonista, Mafalda, la sua malattia, descrivendo con la forza di chi conosce bene quello di cui scrive, i momenti di buio e quella nebbiolina che le appanna gli occhi non permettendole di vedere il mondo come vorrebbe e come tutti fanno senza difficoltà. Ma attenzione, se vi aspettate un romanzo strappalacrime e deprimente rimarrete delusi perché quello che avete davanti è un romanzo forte e anche molto ironico con quel modo così divertente che l’autrice utilizza per identificarci nel linguaggio dei bambini, con quella visione bellissima della realtà attraverso l’interpretazione di una bambina speciale.
“Internet dice: la malattia colpisce indicativamente una persona su diecimila. Secondo la mamma le persone speciali le ha scelte Dio, ma non mi sento tanto fortunata quando ci penso.”
Ma Mafalda non è una bambina speciale perché malata, ma per la sua spiccata fantasia, la sua sensibilità e quella sua viva intelligenza. Nella sua mente vive una specie di amico immaginario: Cosimo, il protagonista del romanzo Il barone rampante, il libro preferito del padre che le ha letto la sera prima di dormire. È a questo ragazzino che ha deciso di trascorrere la sua vita sugli alberi e di non mettere mai più piede sulla terra che Mafalda si rivolge quando ha bisogno di aiuto e, nella sua immaginazione, incantevole aggiungerei, Cosimo si trova accanto alla sua nonnina non più viva. Sono loro gli alleati speciali di una bambina speciale, coloro ai quali la piccola rivolge i propri pensieri, le speranze, le paure.
E per finire, poi, c’è tutto il contorno: i bambini buoni e quelli che ridono di lei, i genitori imperfetti e meravigliosi allo stesso tempo, il piccolo Filippo, la scuola, la gita scolastica, la meravigliosa Estella, vera alleata e insegnante di vita e, dulcis in fundo, quel meraviglioso albero di ciliegio, dove tutti vorremmo rifugiarci prima di cadere.
“È che quando ti innamori non è che ci vedi meglio, ma hai meno paura di andare a sbattere.”