La Dama e il Leopardo di Emiliana De Vico

la dama e il leopardoTrama La Rocca, 1474 – Nicoletta Piccolomini Todeschini sa che le sue origini sono avvolte nel mistero, ma conosce anche le dicerie che le servette sussurravano su di lei, per questo ha sempre sognato che il destino la portasse a Napoli, alla corte di re Ferrante. Il suo padre adottivo ha invece scelto altro per lei, un marito catalano e una fortezza arroccata su un monte, lontano da tutto e da tutti. E benché il rigido insegnamento cortese l’abbia preparata a essere una figlia e una moglie consenziente, in qualunque circostanza, il futuro che ha davanti agli occhi è inaccettabile: lei non ha alcuna intenzione di diventare la signora dei falchi, tantomeno di sposare un leopardo spagnolo. L’unica soluzione potrebbe essere la fuga…

la dama e il leopardo

Recensione a cura di Paulina B. Lawrence

Ho appena terminato la lettura de La Dama e il Leopardo di Emiliana De Vico, ve ne parlerò qui di seguito per raccontarvi quali sono, secondo me, i pregi di questo romanzo, che ho scelto di leggere e recensire perché mi ispiravano sia la cover che la trama, e che ho amato molto fin dai primi capitoli.

Si tratta di un romanzo storico ambientato a Celano e nei suoi pressi, negli anni ’70 del 1400. Lo stile narrativo è privo di parole sdolcinate e scevro di cliché, e ben rispecchia il paesaggio sobrio dove sorge La Rocca, il castello posto su una impervia altura dove i due protagonisti, costretti al matrimonio dal re Ferrante I, andranno ad abitare. Alcune frasi sono costruite in modo inconsueto, e il lessico è quello dell’epoca. Personalmente ho trovato questo romanzo quasi poetico per la capacità di evocare un tempo, un luogo, e dei caratteri umani in modo molto suggestivo e allo stesso tempo essenziale.

Con lo sguardo corse alla piccola apertura in alto. Tra le ragnatele scorse uno spicchio di azzurro, una nuvola bianca, un volo di rondine che, però, non le portarono la serenità che provava guardandoli dalla sua camera.’

La ricostruzione storica, in cui è stato piacevole immergersi, è creata non tanto riportando fatti, piuttosto forgiando atmosfere, tramite i modi di pensare dell’epoca, il gioco dei ruoli tra uomini e donne, genitori e figli, mariti e mogli, soldati e amanti, e anche tramite l’affidarsi all’uso delle erbe magiche e al rapporto col divino per modificare il destino a proprio favore.

Il protagonista maschile, Joan Barrat, il leopardo catalano, è molto ben costruito, ed è difficile non amarlo: un uomo dai valori solidi, che, pur con i tratti di comando tipici del maschio dell’epoca, mostra dolcezza, protezione e varie forme di rispetto per la donna che ama, e per il genere femminile in senso lato.

Nicoletta Piccolomini, la dama, la protagonista femminile, che troppo spesso definisce ràton il suo leopardo, ci viene presentata in una doppia veste, ma se leggerete attentamente il romanzo, capirete quale delle due è la sua vera personalità: nobile viziata che pensa solo alle comodità e ad una vita frivola, oppure donna in formazione che desidera scoprire di più del suo passato, e che, pur vivendo in un secolo in cui le donne venivano cresciute per sottomettersi al padre, al marito, e al re, non si lascia piegare neanche dal matrimonio imposto, e mostra imperterrita le sue volontà anche nell’atteggiamento fisico e nel suo portamento eretto. Io personalmente ho amato Nicoletta fin dalle prime battute, sia per la sua forza – che sfiora a tratti la testardaggine – che per la sua evoluzione nell’amore. Forse per il lettore è più facile amare da subito Joan Barrat, il leopardo, perché agli inizi Nicoletta sembra fare i ‘capricci’ – ma la forza e l’orgoglio di questa protagonista femminile che non si fa piegare dal maschio, bensì solo addolcire dall’amore, sono tratti che aggiungono valore a questo romanzo.

‘Una Piccolomini non poteva tollerarlo. Alzò il mento e raddrizzò la schiena. In questo, era un’esperta. Ma non era preparata alla carezza che lui le diede sulla guancia, a rincorrere quel rossore che lei sentiva ancora sul viso.’

E la storia d’amore? C’è, ed è bella ed emozionante, molto reale nel passaggio dall’animosità, dettata dal non conoscersi oltre che dalle circostanze esterne ostili, all’amore, dato dalla frequentazione e dalla condivisione del calore umano, a cominciare dalla notte, nel sonno, alla luce di una candela consumata a metà, sù, a La Rocca.

 ‘Uno spagnolo e una Piccolomini potevano trovare un luogo neutrale in cui incontrarsi: il sonno.’

‘Le aveva mostrato come due persone potevano fare l’amore, ora voleva mostrarle come due persone potevano diventare complementari.’

Anche gli altri personaggi fondamentali, che rimangono sullo sfondo delle sfide tra la dama e il leopardo per comparire in primo piano solo in alcune scene, sono delineati bene, e così troviamo Rossella, la balia, che su a La Rocca è sempre circondata dai bambini come fosse l’icona dell’idea di madre, anche se non viene mai definita tale esplicitamente, e Giacomo e Andreu, simboli dell’amore fraterno e della fedeltà nella sua più alta accezione.

Non voglio dirvi molto di più perché credo che questo romanzo sia godibile tutto dalla prima all’ultima parola. Perciò concludo semplicemente dicendovi che se cercate un romanzo storico che narri frivolezze di corte o una storia d’amore leggera, questo non è il libro che fa per voi. Se invece cercate un libro diverso, profondo, scritto ottimamente, coinvolgente sia nei dialoghi che nella trama, dove la ricostruzione storica dell’atmosfera e l’approfondimento dei personaggi si intrecciano alla nascita di un amore, allora scegliete questo romanzo, e ne resterete piacevolmente sorpresi.

Potrebbero interessarti anche...

Una risposta

  1. Emiliana De Vico ha detto:

    Vi ringrazio di cuore per le belle parole e per l’accurata lettura del romanzo e del suo non detto. GRAZIE

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.