La chimica dell’odio di Carme Chaparro
È la vigilia di Natale, il corpo di Monica Spinoza, duchessa di Mediona, viene trovato nudo e circondato da due cerchi, il primo di gioielli e l’altro di rifiuti, come se l’assassino volesse lasciare un messaggio. La duchessa, celebre sulle riviste patinate, si è sposata tre volte, prima con un calciatore, poi con un uomo d’affari miliardario e, infine, con un nobile prossimo al tracollo. La polizia interroga alcuni suoi amici ‘illustri’ con scarsi risultati: il presidente del Barcellona, il segretario di Stato del Ministero degli interni, un famoso presentatore televisivo, il capo del protocollo della Casa Reale… Ci sono molti potenziali assassini, dai suoi figliastri alla sua lunga lista di amanti.
Chi tra loro odia di più la Duchessa?
Poco dopo Natale, in un ospedale di Madrid, precipita un montacarichi dal sesto piano e muoiono sei persone. L’ispettore si trova ad affrontare due indagini: l’assassinio della duchessa e l’incidente dell’ascensore. Due casi indipendenti ma che ricadono entrambi sotto la responsabilità della squadra in cui Ana non conosce nessuno e dove nessuno si fida di lei; l’investigatrice dovrà condurre l’indagine quasi da sola, ostacolata dal suo capo e schiacciata dalla pressione mediatica sul caso della duchessa, che occupa le prime pagine dei quotidiani. Carme Chaparro, alternando i punti di vista e la narrazione in prima, seconda e terza persona, costruisce una storia formidabile; un’indagine che avanza grazie agli ultimi gadget digitali. Un thriller ‘moderno’, ma che trasuda passione.
Review Party – Recensione di Loreads – La chimica dell’odio di Carme Chaparro, thriller in uscita oggi 31 gennaio per SEM Editore.
L’anno appena trascorso è stato caratterizzato da thriller di origine anglosassone, con un paio di tappe nella fredda Scandinavia e qualche campanilistica lettura italiana. Mi sembrava giusto e doveroso allargare i miei personali confini geografici e, non appena ho adocchiato La chimica dell’odio, sono felicemente approdata in Spagna; il mio battesimo di fuoco si è rivelato non solo felice e azzeccato, ma intrigante e ipnotico. Non conoscevo Carme Chaparro, ignoravo chi fosse. L’autrice è un’eclettica donna dello spettacolo, una rispettabile giornalista in forza a Telecinco in Spagna, una attenta sostenitrice delle donne e da, un paio d’anni, una brillante scrittrice di thriller. La chimica dell’odio è il secondo romanzo della serie dedicata ad Ana Arén dopo il successo di Non sono un mostro, che è valso alla Chaparro il Premio primavera di novela nel 2017 e che vedrà in cantiere prossimamente la sua trasposizione cinematografica.
Per l’ispettrice capo Ana Arén non c’è pace, dopo aver risolto il caso mediatico di Slenderman si è ritirata a vita privata, schiacciata dalla depressione. L’indagine le ha tolto le forze non solo fisicamente, anche a livello psicologico ha subito un forte scossone. Quella che considerava la sua migliore amica, la giornalista Inés Grau, è in carcere in attesa di essere processata per i crimini che l’hanno vista protagonista assoluta. Ana ha perso ogni certezza, è rimasta sola ma è giunta l’ora di rimettersi in carreggiata e tornare in servizio in polizia, però in una sezione diversa nella squadra della Omicidi. È la vigilia di Natale quando viene convocata sulla scena di un crimine. La vittima è Mónica Spinoza, duchessa di Mediona, donna molto conosciuta nei salotti della buona borghesia spagnola per le scelte eccentriche della sua vita, che si è sposata e ha divorziato tre volte. La duchessa viene trovata morta nella sua inespugnabile magione.
“Era circondata da due cerchi quasi perfetti. Il più vicino era formato da gioielli che Ana immaginò costosissimi… Il secondo cerchio attorno alla duchessa era più inquietante. Spazzatura. Qualcuno aveva svuotato intorno al cadavere il contenuto di diversi secchi di immondizia.”
La duchessa è morta per asfissia, è stata costretta ad ingoiare alcune tessere dello scarabeo, di fattura casalinga, che riportano le lettere “I” e “L”. Ma non è l’unica stranezza, le due tessere contengono DNA non appartenente alla vittima e tracce di un colore non più in uso, il mummy brown, conosciuto anche come il colore della morte.
“Questa tessera è stata ritrovata nella faringe di Mónica Spinoza. L’assassino l’ha fabbricata con una stampante 3D e ha dipinto la lettera con un pigmento marrone fatto con resti di un cadavere. La principale ipotesi su cui ci stiamo concentrando è che voglia trasmetterci un messaggio: ha imitato il mummy brown, un colore usato per secoli in pittura e prodotto con resti di mummie egizie”.
Durante la perquisizione avviene un’altra sconvolgente scoperta: nascosto dietro a un quadro viene ritrovato un cellulare, uno di quelli usa e getta con solo cinque numeri memorizzati. I proprietari di quei numeri sono nomi che scottano, uomini potenti probabili amanti della duchessa: un vice ministro dell’interno, un direttore generale, un presidente di un club calcistico, un presentatore televisivo e perfino il capo del protocollo della casa reale.
Le indagini preliminari non approdano da nessuna parte, Ana non riesce a risolvere il caso e qualche giorno dopo viene distratta da un’altra indagine. Quattro persone, a bordo di un ascensore all’interno di un ospedale di Madrid, sono precipitate e morte per un malfunzionamento del montacarichi. Sulla scena della tragedia viene rinvenuto un rossetto che conserva tracce di un altro colore della morte: il rosso cinabro. I due casi, che sembrano estranei, trovano un punto di congiunzione. C’è un serial killer che si diverte ad uccidere e anche stavolta è più vicino ad Ana di quanto lei immagini.
“Ogni mostro ha bisogno di qualcosa che non lo faccia sentire colpevole.”
Esce oggi per SEM Editore “La chimica dell’odio”, fortunato seguito di “ Non sono un mostro”: l’odio in tutte le sue declinazioni è il filo conduttore del romanzo. Carme Chaparro ha un grandissimo pregio, quello di portare i suoi personaggi al limite, trascinando con sé anche il lettore, che si ritrova ingarbugliato dentro le spire della trama con la testa piena di congetture e teorie. Ho amato alla follia la protagonista, Ana è una donna caparbia, risoluta, umana. Non è la superdonna o l’eroina di turno, ma una persona che è caduta e ha saputo rialzarsi dopo le innumerevoli difficoltà che la vita le ha messo davanti. Carme ha delineato alla perfezione questo personaggio, mettendo, a mio avviso, una parte di sé dentro le pagine del libro. È risaputa, infatti, la sua strenua lotta a sostegno delle donne, essendo un’attivista del movimento femminista con un radicato senso della giustizia. Ma il romanzo tratta anche il tema dei bambini rubati, sottratti alle loro famiglie durante il regime franchista e affidati a genitori disposti a pagare pur di avere un figlio. Una piaga sociale del passato alla quale l’autrice non è per niente insensibile. Il finale del libro fa presupporre che Ana Arén abbia ancora tanto da raccontare e questo non può che rendermi felice. Nel frattempo, nell’attesa di ritrovare la fantastica penna di Carme Chaparro, recupero il primo libro della serie e aggiungo il suo nome a quello delle autrici thriller preferite, segnando la Spagna come nuova meta del mio percorso geografico thriller.