La battaglia delle bambine. Insieme contro la mafia di Simona Dolce
Palermo, agosto 1991: in una strada piena di rumori, vita e odori, cinque ragazzine si alleano contro la banda dei maschi presuntuosi che le ha prese di mira. Agnese ha i capelli e gli occhi castani e sua madre lavora alla Sigma di Libero Grassi, l’imprenditore ucciso per essersi ribellato al pizzo. Marialuce sogna di ballare insieme a Freddie Mercury e non ha paura di nessuno. Elda è molto golosa e con la sorella Marina vive in una casa piena di disciplina e senza neppure un giocattolo. Aurora sembra una principessa, ma nasconde il segreto più grande: suo padre è un boss mafioso e lei sa dove tiene la pistola. Un giorno nei loro giochi spensierati irrompe la realtà, a dimostrare che la mafia non è solo una parola scandita dai telegiornali, ma esiste davvero e si convincono che insieme potranno sconfiggerla.
A Palermo c’è anche una fotografa coraggiosa che non vuole lasciarsi sfuggire i volti di queste piccole donne siciliane: a una a una, riesce a catturarle con il suo obiettivo…
Simona Dolce rievoca la pulsante e complessa Sicilia di inizio anni Novanta, ispirandosi all’opera di una delle più grandi fotografe italiane, Letizia Battaglia.
Recensione di Esmeralda – La battaglia delle bambine. Insieme contro la mafia di Simona Dolce, romanzo di narrativa per ragazzi pubblicato da Mondadori il 30 aprile.
Quando mi è arrivata la proposta di lettura di questo romanzo ho risposto subito di inviarmelo. Avevo voglia di immergermi nella Sicilia degli anni Novanta e l’idea di farlo attraverso le emozioni e i sentimenti di cinque bambine che avrebbero potuto vivere davvero nella Palermo di quegli anni mi sembrava un’idea bellissima.
A fare da corollario alle descrizioni di Marialuce, Agnese, Aurora, Elda e Marina, troverete quattro immagini scattate da Letizia Battaglia ‘Nessun dettaglio delle loro vite è riconducibile a persone realmente esistenti o esistite e sono frutto unicamente della mia fantasia. Ciò che è reale è il contesto in cui si muovono: l’estate del 1991, a Palermo.’ Ci tiene a precisare l’autrice, una di loro resterà del tutto “non visibile”, Aurora non la troverete nelle immagine pubblicate.
Letizia Battaglia in un’intervista con Simona Dolce ha pronunciato queste parole ‘Ho viaggiato moltissimo. Sono stata in Europa, in Africa, in America, ma le mie bambine sono tutte siciliane. ( ) Magre, ancora senza seno, con i capelli lisci, le occhiaie, con lo sguardo serio. In tutte cercavo i loro sogni, i loro desideri, quello che sognano e desiderano le bambine: la giustizia, la libertà, la bellezza, l’amore. E insieme c’è, nelle bambine, anche una certa mestizia, una tristezza. E questo l’ho capito molto dopo, riflettendo sul mio lavoro.’
La vita vera irrompe nella vita di queste bimbe il 29 agosto 1991: È accaduto qualcosa di grosso e importante. Il giornalista parla di un omicidio. Dice che oggi, in via Vittorio Alfieri, hanno assassinato l’industriale Libero Grassi. Lo hanno fermato con quattro colpi di pistola mentre usciva da casa per andare al lavoro, diretto verso la sua fabbrica, la Sigma. La prima casa in cui assistiamo alla reazione a questa notizia è quella di Agnese. Sua mamma lavora per la Sigma e il dolore per questa morte si sente fortissimo. La reazione del nonno di fronte a questa ingiustizia è immediata: ora che il più coraggioso di tutti ha pagato con la morte, chi altri avrà il coraggio di resistere? Com’è possibile che alla fine sia sempre il male a vincere? Interrogativi che in Agnese scavano un solco, tutti i bambini siciliani sanno che esiste la mafia, sanno che di quella bisogna avere paura, ma non sanno quanto questa sia vicina a tutti loro.
Nella seconda casa la notizia viene accolta in un modo completamente diverso, Libero Grassi per Zu Mimmo, padre di Aurora, meritava di pagare con la vita un affronto simile. Tutti devono pagare il pizzo, tutti devono sottostare alle leggi dettate dalla mafia, nessuno escluso. Aurora capisce che suo padre, così buono con lei, nasconde qualcosa, vede come la gente tratta lei e la sua famiglia. Aurora sente parlare di mafia, sa che sono delle bestie, quello che non riesce a collegare è l’immagine che passa della mafia ai telegiornali a quella di suo padre: a lei non sembra un mostro.
La terza casa è quella di Marialuce, la più povera tra le bambine protagoniste di questa storia, lei è una tosta che non ha paura di tenere testa al gruppo dei maschi, ma non si sa da dove arrivi tutta questa spavalderia. La reazione del padre alla notizia è quella di un uomo rassegnato, che non è in grado di lottare per se stesso, figuriamoci per dare un futuro migliore ai suoi figli. Per lui Libero Grassi è un pazzo che per le sue idee si è fatto ammazzare, doveva fare come tutti gli altri e pagare il pizzo, così avrebbe evitato i guai in cui si è cacciato.
L’ultima casa in cui facciamo ‘irruzione’ è quella delle due sorelle, Marina ed Elda, loro due non sanno della mafia tranne che fa male e uccide. La reazione dei loro genitori alla notizia è pura, semplice e atavica, paura. Si stringono forte l’uno all’altra e dicono che risolveranno tutto, perché loro sono da poco a Palermo, ma questo avvertimento risuona forte e chiaro nella loro casa. Se vogliono stare tranquilli e non vivere ogni giorno col terrore di essere uccisi, devono sottostare alle regole che vivono in quella città. Anche se queste leggi non vengono dallo stato e arricchiscono chi usa la violenza per piegare gli altri al suo volere.
Ma la storia non finisce qui, perché queste cinque bambine stringeranno una bellissima amicizia che le porterà a ribellarsi ai maschi che fanno i bulli nel quartiere e ad agire secondo la loro giustizia.
Il messaggio che lascia La battaglia delle bambine è fortissimo, bisogna avere il coraggio di credere in se stesse e di farsi giustizia da sole. Sia contro i ragazzini del quartiere che le vessano sia contro gli adulti cattivi che fanno del male alle persone perbene. Perché il coraggio è necessario per poter realizzare i propri sogni e unite possono arrivare a essere libere. Libere di vivere nel mondo che meritano.