Intervista a Livia Sarti
Ciao Livia e grazie infinite per essere ospite del mio blog, come prima cosa vorrei che ti presentassi alle lettrici. Cosa fai nella vita e quando è iniziata la passione per la scrittura?
Ciao. Grazie a te! Mi presento volentieri: sono Livia. Sono “un’autrice per caso”, una moglie, una mamma, una sognatrice incallita sin da piccola. Convivo con una buona dose di imbranataggine, scarso senso dell’orientamento e un’irrefrenabile mania per l’ordine. Lavoro nello studio di una nutrizionista e cerco di vivere alla giornata. Ho iniziato a scrivere per liberare la mente. Troppe immagini mi perseguitavano. La storia che ho scritto è stata nella mia testa ogni sera per tanti anni. Se non l’avessi scritta, sarebbe rimasta lì a poltrire. Da un paio di anni, per mia fortuna, è passata dalla mia a quella di tante persone.
Da lettrice a lettrice, quale libro/i consiglieresti e perché?
Uno in particolare: “L’isola dell’amore proibito”. Beh, provate a leggerlo, vi assicuro che ognuna di voi scoprirà il perché.
Hai una scrittrice/scrittore preferito? Cosa vorresti rubargli?
Oh la mia preferita per lo stile è Jennifer Probst. Onestamente penso che le storie non abbiano un plot articolato, ma credo che il suo stile sia unico. Avverto sotto pelle parola per parola. La adoro, semplicemente.
Com’è nata l’idea di “Ovunque mi porti” e in quanto tempo l’hai scritto?
L’ho costruita nel tempo, scena per scena. Vedevo un uomo e una donna, la loro frustrazione, il loro desiderio incontrollato. Certe immagini le ho elaborate in notti insonni, sentendomele cucite addosso. Da quando ho deciso di scriverlo fino all’ultima parola dell’epilogo sono passati 10 mesi.
Descrivimi con tre aggettivi i protagonisti del tuo libro.
Arianna: inconsapevole. Luca: fiero. Leonardo: vero.
Quale messaggio volevi trasmettere con questo libro?
Non ho pensato a un messaggio quando l’ho scritto. Credo però che quello che io trarrei sarebbe lo stimolo della ricerca di ciò che si desidera davvero. Abbiamo un solo dovere nei nostri confronti: fare di tutto per essere felici. Credo che i miei personaggi lottino, in entrambi i miei libri, esclusivamente per realizzare tutto questo.
Quando scrivi e in quale “atmosfera”? Silenzio totale, tv accesa, musica?
Scrivo di notte, quando il mondo dorme… io fantastico, invento e scrivo. La tv è una buona compagna, anche se la musica, prima di elaborare, sia la mia ispirazione più grande.
Parlami un po’ delle tue pubblicazioni e dimmi, per ognuno dei tuoi libri, un motivo per cui credi valga la pena leggerlo.
Sono due libri fortemente legati. Il primo “Ovunque mi porti” è la storia dei miei protagonisti. “Quattro anni per averti” uno sviluppo maturo delle loro tre personalità. È una storia di tradimento dove tra i tre non c’è il cattivo. I cattivi sono fuori dal triangolo. Non loro tre. Penso che il motivo della scelta della lettura dei miei libri sia questo genere di storia. Chi ne è appassionato potrebbe trovarli piacevoli.
A quale personaggio uscito dalla tua penna sei maggiormente affezionata e perché?
Al marito della mia protagonista: Leonardo. Perché è un uomo buono dentro. Vero. Perché non sa programmare la sua vita, le sue scelte. Perché sa essere quello che è: incapace di coprire le sue imperfezioni, a mio parere assenti.
Hai qualche progetto in cantiere? Se sì puoi darci qualche anticipazione?
Sto scrivendo il mio terzo romanzo. È un amore impossibile. Una storia ricca di avvenimenti… spero vi piaccia.
Da cosa trai ispirazione?
Dalla vita quotidiana. Da un’immagine. Da un gesto. Da un fotogramma, una frase o semplicemente dalla musica.
Quale personaggio, di qualsiasi libro tu abbia letto, vorresti essere e perché?
Rossella O’Hara. Quella del libro però. Perché la sua forza e la sua determinazione le hanno fatto avere tutto ciò che desiderava.
Grazie di cuore per queste bellissime domande… un abbraccio grande a tutti!