Intervista a Chiara Panzuti che ci parla di Absence
Ciao Chiara e benvenuta sul mio piccolo blog. Da cosa nasce l’idea di un romanzo come Absence? Io l’ho trovato geniale e mi sono ritrovata immersa nel vivo della storia dopo poche pagine. Mi sono sentita confusa e persa esattamente come Faith.
Buongiorno a te, Sonia, e anzitutto grazie per avermi ospitata!
L’idea di Absence nasce da un desiderio: quello di condividere la sensazione di “invisibilità”. È sempre stata una tematica importante per me, forse perché in passato ne ho sofferto in prima persona. Volevo creare una storia che racchiudesse le caratteristiche tipiche degli young adult, ma che al tempo stesso seguisse un filone parallelo, più introspettivo: la ricerca dell’identità, e il percorso per tornare ad essere “visti” nel mondo.
Siamo abituati a pensare all’invisibilità come un dono per poter spiare senza essere visti o magari fare cose che altrimenti non ci sogneremmo nemmeno mentre i tuoi quattro protagonisti la vivono come un dramma, almeno in questo primo capitolo. Come mai questa scelta di farli reagire tutti e quattro con la stessa paura e lo stesso smarrimento?
L’invisibilità è forse uno tra i “super-poteri” che tutti vorrebbero: libertà totale di fare quello che si vuole. Ma io penso che al tempo stesso sia anche la paura maggiore: non essere visti in una società in cui la “vista” è ormai tutto. Saremmo capaci di trovare la nostra identità anche senza l’approvazione del mondo esterno? Cosa resta di noi nel momento in cui nessuno è più in grado di definirci? Da queste domande deriva lo smarrimento dei quattro personaggi. E dalle stesse domande deriva anche la sensazione di essere sempre stati invisibili, ancor prima di esserlo davvero.
Faith, Jared, Christabel e Scott, hanno quattro caratteri ben delineati e molto differenti tra loro, la scelta di ben quattro protagonisti è nata insieme all’idea del libro? Come hai fatto a creare quattro persone così profondamente diverse e reali?
Io amo molto i “personaggi delle storie”. Che scritto così è un po’ generico, haha. Diciamo che sia nei film che nei libri amo trovare l’anima dei personaggi che li “abitano”, perché penso che sia un modo bellissimo di tuffarsi in una realtà che rispecchia la nostra. Per questo, di riflesso, cerco di creare a mia volta personaggi sempre diversi tra loro, che siano veri e sfaccettati. Probabilmente è la necessità di dar voce a tante parti del mio Io, in base ai periodi della vita e della crescita. Spero che questa voce si senta, perché è forse la cosa a cui sono più legata: la condivisione delle emozioni.
A modo loro tutti e quattro hanno avuto esperienze che li hanno fatti sentire, se non proprio invisibili, almeno poco calcolati, che messaggio volevi trasmettere? Hai vissuto in prima persona esperienze simili o ti sei rifatta solo a tristi fatti di cronaca all’ordine del giorno?
Le riflessioni presenti nel libro riguardano in gran parte esperienze provate in prima persona. Il mio desiderio era condividere, più che mandare un messaggio specifico. A volte mi sembra di vivere all’interno di una bolla, dove la comunicazione è diventata tutto fuorché “ascolto”. Buttiamo le nostre identità su piattaforme che non rispecchiano la vita reale, e a quel punto è tutto un giudizio, un’opinione, un desiderio di sfogare la rabbia, più che di confrontarsi. Penso che molti di noi, in cuor proprio, soffrano di questa invisibilità. E penso che un sorriso vero e un abbraccio vero a volte possano ridefinirci. Parlo anche di sorrisi e di abbracci dati a se stessi: per farci capire che esistiamo. Per farci capire che contiamo, nonostante le opinioni esterne.
In quali altri luoghi ci porterà la tua immaginazione? Fino ad ora abbiamo toccato Londra, Quito (Ecuador), Puerto Williams (Antartide), anticipaci qualcosa che sono molto curiosa.
Mmh, ho alle spalle “una regia” che mi bacchetta parecchio in caso di spoiler, haha! Purtroppo non potrò essere troppo diretta ma diciamo che le coordinate alla fine del primo volume condurranno al luogo dove si svolgerà gran parte del secondo libro. Ci sposteremo anche su un’isola, dove avverrà il secondo “percorso introspettivo” di Faith: una nuova crescita per una nuova dimensione.