Intervista a Alessia D’Oria
Ciao Alessia e grazie infinite per essere ospite del mio blog, come prima cosa vorrei che ti presentassi alle lettrici. Cosa fai nella vita e quando è iniziata la passione per la scrittura?
Ciao a tutte, ragazze! Innanzitutto ringrazio calorosamente Sonia per questa bellissima iniziativa e per questa grande possibilità. Non smetterò mai di ringraziarti per aver pensato anche a me quando hai ideato questo fantastico giveaway, quindi ti ringrazio anche pubblicamente.
Dunque, è sempre un po’ difficile presentarsi, soprattutto per chi ha paura di apparire noiosa o, peggio ancora, spocchiosa, quindi cercherò di farlo nella maniera più umile possibile, come sono sempre solita fare. Il mio nome – nel caso in cui non lo aveste capito – è Alessia. Ho ventidue anni, sono di origini napoletane ma sono nata e cresciuta a Stoccarda. Parte della mia vita l’ho trascorsa a Napoli, precisamente l’adolescenza, periodo in cui mi sono dedicata al liceo, agli amici e al primo amore, che mi porto dietro ancora oggi. La mia adolescenza a Napoli è stata intensa, piena di sogni e cuori infranti, motivo per cui amo scrivere di adolescenti.
All’età di diciannove anni, una volta conseguito il diploma, sono ritornata in Germania, dove mi dedico all’attività di famiglia. Frequento l’università, telematicamente però, motivo per cui studio in Germania e mi reco a Roma per conseguire gli esami. Purtroppo non posso fare altrimenti, dovendo aiutare anche mia madre nel nostro lavoro. Precisamente il mio ruolo nella nostra attività è quello di cameriera e sono responsabile quando mia mamma non c’è. Il mio ambiente lavorativo è una gustosa gelateria, motivo per cui prendo come filosofia di vita la concezione secondo cui non c’è nessun dramma che una buona dose di gelato artigianale non possa risolvere. Credetemi: davanti una coppa di gelato alla vaniglia con salsa cremosa alle fragole e scaglie di cioccolato bianco, nessun problema vi sembrerà insormontabile!
Immagino vi starete chiedendo che ruolo ha la scrittura in tutto questo. Beh, tutto è iniziato quando ho imparato a scrivere e a leggere, o forse un po’ prima. Da bambina quando entravo in un negozio di giocattoli la prima cosa che catturava la mia attenzione erano i libri illustrati della Disney. Ricordo che mio papà – caro ricordo che conservo di lui non avendolo più da troppo tempo ormai – mi metteva sulle sue ginocchia e mi leggeva quelle storie, che peraltro già conoscevo, visto che adoravo i film d’animazione targati Disney. Una volta imparato a leggere e a scrivere, ho cominciato a leggerli io stessa, e spesso mi cimentavo nel simpatico ruolo di poetessa, con tanto di filastrocche e rime che più scontate e banali non si può, ma ero una bambina, quindi ero giustificata 😝
Poi ho scoperto la passione per i temi liberi: tutto ciò che trattenevo dentro straripava come un fiume in piena fuori dagli argini quando impugnavo la penna e cominciavo a dare libero sfogo alle mie emozioni. Sono una persona evasiva, indecifrabile e, sì, mi ritengo anche piuttosto profonda, ma questa mia “profondità” la lascio trasparire solo dalle mie parole o, almeno, ci provo.
L’idea di scrivere un romanzo nasce dall’esigenza di non perdere un contatto con me stessa durante un periodo turbolento della mia vita: quando ho fatto ritorno in Germania mi sentivo persa, sola, in subbuglio. Mi sentivo esule e sradicata, lontana da quel piccolo angolo di mondo in cui ero cresciuta, lontana dai miei affetti, dalle mie cose, dalle persone che amavo, dal mio cane e dal mio ragazzo. E’ stato il periodo più brutto della mia vita e la scrittura, i miei personaggi, la mia storia, mi hanno aiutata a non perdermi. Ho scoperto una nuova me: più ambiziosa, più tenace, più forte. Sono sempre stata una ragazza sensibile e vulnerabile. Spesso confondevo la mia sensibilità con la debolezza. E invece mi sono scoperta forte, incrollabile e dannatamente sicura. Avevo detto addio a quell’Alessia che si sentiva oppressa da un mondo in cui non c’era posto per le romantiche, le sognatrici e le sensibili. E avevo dato il benvenuto ad un Alessia non cambiata, ma cresciuta. Beh, la scrittura è stata di certo la prima cosa che mi ha fatto capire chi sono veramente, e le sarò per sempre grata per avermi afferrato prima che cadessi nel baratro di un mondo in cui credevo non ci fosse spazio per gli animi come i miei, o precisamente, come i nostri, perché se come me amate leggere e scrivere, ci sarà sicuramente tanto che ci accomuna: romanticismo, sensibilità, profondità e quella voglia implacabile di evadere da un mondo e da una vita che non ci bastano, motivo per cui amiamo rifugiarci in un buon libro quando le nostre emozioni non ci bastano più, e vogliamo provare anche quelle degli altri, dei nostri personaggi letterari preferiti, in questo caso.
Da lettrice a lettrice, quale libro/i consiglieresti e perché?
Questa è una domanda molto difficile, a dire il vero, perché vi giuro che non ho un libro preferito. Ovviamente ci sono stati romanzi che hanno toccato le corde giuste del mio cuore e che mi hanno trasmesso e insegnato tanto, ma non ce n’è uno in particolare. Sicuramente la storia che mi porto nel cuore è quella narrata nella trilogia de Il Cavaliere d’inverno di Paulina Simmons, un romanzo storico sentimentale che parla di un amore indissolubile, di quelli che sfidano il tempo, la vita e la morte, in un periodo freddo e tetro come quello della seconda guerra mondiale in Russia. Non lasciatevi ingannare dalla componente storica che potrebbe allontanare le lettrici che non adorano questo genere, vi assicuro che anche io ero scettica e titubante, ma vi garantisco che questa storia vi catturerà e vi conquisterà non dalla prima pagina, ma sicuramente dopo una manciata di pagine diventerà una dipendenza. Del resto vi assicuro che la componente storica non appesantisce la narrazione, anzi, la arricchisce e enfatizza di più i sentimenti dei protagonisti, rendendoli più disperati e travolgenti.
Hai una scrittrice/scrittore preferito? Cosa vorresti rubargli?
Ecco un’altra domanda difficile. Come nel primo caso, non ho un vero e proprio autore preferito. Ho però dei modelli che cerco di seguire, e a cui ruberei volentieri qualcosa. Ad esempio ruberei quella profonda abilità di Nicholas Sparks
di suscitare emozioni intense ai lettori, ma ci aggiungerei quell’aspetto passionale e audace che lui non ha, ma che invece ha J.R. Ward, autrice della serie La confraternita del pugnale nero che ha creato una squadra di sexy e affascinanti vampiri fuori dagli schemi. Sicuramente ci sono tantissimi altri autori a cui ruberei qualche dono, ma cito solo quelli attuali e moderni che trattano i nostri generi letterari preferiti.
Com’è nata l’idea di L’ultimo bacio e in quanto tempo l’hai scritto?
Essendo una che quando si lascia andare chiacchiera troppo vi ho già spiegato in che circostanza ho deciso di scrivere un romanzo, ma non vi ho detto quanto ci ho messo. Credo che l’abbia scritto nell’arco di un annetto, in dieci mesi circa. Ho iniziato a scriverlo a dicembre 2014 e l’ho terminato a ottobre/novembre 2015.
Il tuo libro prima di approdare alla Butterfly era stato pubblicato self?
No, prima della Butterfly non conoscevo le dinamiche e i meccanismi del mondo self, purtroppo, e quindi mi sono affidata ad una casa editrice on demand che peraltro mi è costata anche parecchio. Probabilmente ancorarmi ad una casa editrice mi faceva sentire meno esposta alle critiche, ma ho compreso che non è stato altro che un errore dettato dall’inesperienza in questo campo.
Cosa stavi facendo quando hai ricevuto la proposta di Argeta Brozi?
Ero a lavoro, periodo degli Europei dello scorso anno, avevo appena finito di lavorare, era tarda serata e mi trovo un messaggio di posta da parte di una certa Argeta Brozi che, sono sincera, non conoscevo, proprio perché ignoravo tutti i gruppi, i blog e le pagine letterarie italiane, per ignoranza ovviamente, non per scelta. Conoscerla ed essere stata contattata da lei è stata una grande svolta e una grande fortuna per me!
Com’è lavorare con un editore? Quanto è cambiato il tuo libro dalla prima versione a quella definitiva?
Come vi ho anticipato, la possibilità offertami da Argeta ha cambiato tutte le carte in tavola. Era un periodo in cui non sapevo come promuovere il mio libro, che canali utilizzare per arrivare alle lettrici che avessero dei gusti letterari come i miei, ero completamente incapace di espormi e spammarmi. A darmi la grinta e la sicurezza è stata proprio lei e l’idea di appartenere alla squadra Butterfly. Insomma, se ero piaciuta ad una come lei, il mio romanzo non faceva troppo schifo, no? E quindi, più fiduciosa, ho cominciato a pubblicizzarmi un po’ di più, ma è stata sicuramente la Butterfly a dare maggiore visibilità al mio romanzo, grazie all’operosità e alla professionalità con cui ha cercato di indirizzarlo alle lettrici giuste che avrebbero potuto apprezzare la mia storia. Il lavoro di editing è stato impeccabile, in quanto come è normale che sia, c’erano diversi refusi che l’occhio esperto di Argeta ha colto e corretto, ma a livello di contenuto non ha subìto modifiche o tagli. La forma è stata corretta e perfezionata, ma la storia è rimasta intatta, quindi non è cambiato, ma solo migliorato.
Descrivimi con tre aggettivi i protagonisti del tuo libro
Devo proprio? Allora, partiamo da Angela: lei è ostinata, caparbia ma anche dolce. Vincenzo è protettivo, sexy ma anche volubile.
Quale messaggio volevi trasmettere con questo libro?
Il messaggio che mi sono imposta di lanciare è quello di combattere contro tutto e tutti per il proprio amore, ma in genere, per la propria vita. Di non lasciarsi spezzare dalle brutture che ci circondano, ma come dice Angela, di restare incontaminati come un fiore di loto, che pur vivendo nelle acque stagnanti delle paludi, resta pulito. Esattamente come lei, che resta pulita davanti al peccato e non si lascia influenzare dall’ambiente cattivo in cui vive.
Quando scrivi e in quale “atmosfera”? Silenzio totale, tv accesa, musica?
Assolutamente nel silenzio assoluto, preferibilmente di notte quando tutto tace.
Parlami un po’ delle tue pubblicazioni e dimmi, per ognuno dei tuoi libri, un motivo per cui credi valga la pena leggerlo
Fino ad oggi ho pubblicato un solo romanzo, cioè “L’ultimo bacio”. Vi consiglierei di leggerlo perché si discosta dagli elementi ricorrenti che troviamo nei soliti Young Adult, perché narra di una situazione attuale e purtroppo realmente esistente nel meridione, ma in genere in tutta l’Italia, e perché Angela e Vincenzo hanno davvero tanto da dire. A me la loro storia d’amore impossibile alla Romeo e Giulietta fa impazzire, e spero potrà piacere anche a voi.
A quale personaggio uscito dalla tua penna sei maggiormente affezionata e perché?
Ovviamente amo i miei protagonisti, ma paradossalmente non sono loro i personaggi a cui sono più affezionata. Il personaggio a cui sono legata davvero tanto è Ciro, l’autista di Angela, nonché il suo migliore amico. Un personaggio che sembra non essere di grande rilevanza, ma che conoscerete con un flashback che ci racconterà di più di lui. Gli sono affezionata perché la vita con lui è stata davvero spietata, e, più di tutti, ha bisogno del suo lieto fine.
Hai qualche progetto in cantiere? Se sì puoi darci qualche anticipazione?
Ho taaaanti progetti in cantiere. Primo tra tutti, terminare la trilogia che racconterà la storia di Angela e Vincenzo. Successivamente mi dedicherò a Ciro. Ho in serbo grandi cose per lui, motivo per cui ho deciso che gli dedicherò un romanzo tutto suo, in cui finalmente potrà provare a sconfiggere i demoni che ha dentro.
Da cosa trai ispirazione?
Traggo ispirazione dalla realtà e da ciò che mi circonda. Da quello che ho io nella mia storia d’amore e da quello che vorrei avere nella mia storia d’amore. I film e le serie tv mi aiutano tanto, ma in genere faccio affidamento solo sulle mie pulsioni e sulle mie sensazioni quando scrivo. Alle volte anche solo una scena nella vita quotidiana mi ispira, un atteggiamento di una ragazza o un ragazzo mi suggerisce nuovi personaggi, o anche solo una frase di una canzone. L’ispirazione di noi autori è in continua fermentazione, ad un certo punto ogni cosa ti porta ad elaborare nuove scene, nuovi personaggi o nuove storie, anche solo una coppia che balla in discoteca. Siamo circondati da idee, sta a noi trovare e sviluppare al meglio quella giusta.
Quale personaggio, di qualsiasi libro tu abbia letto, vorresti essere e perché?
Certo che terminiamo proprio con una domanda difficile, che ti spiazza davvero. Forse vorrei proprio essere come Tatiana Metanova de Il cavaliere: forte, coraggiosa, incrollabile ma allo stesso tempo buona, innocente e generosa.