In una scala da 1 a 10 di Ceylan Scott

Come ti senti oggi in una scala da 1 a 10? Questa è la domanda che Tamar si sente rivolgere ogni giorno dai propri dottori al centro di cura psichiatrica per adolescenti Lime Grove.
Sedici anni, ex atleta di corsa campestre, è andata in crisi dopo un evento terribile di cui si crede colpevole, la morte della sua amica Iris, ma non riesce a comunicare ciò che prova alla famiglia, agli amici e persino al personale medico. Sente solo un vuoto disperato dentro di sé che la porta a farsi male e a tentare il suicidio: non merita di vivere e non può smettere di desiderare di sparire dal mondo. E anche a Lime Grove, la “casa sicura” dove incontra Jasper, Elle, Alice, Will e altri ragazzi come lei, affetti da disordini alimentari, disturbo bipolare, paranoia, non trova la forza di combattere il mostro che si porta dentro. Fino a quando a quel mostro viene dato un nome: disturbo borderline della personalità.
Attraverso l’alternarsi di flashback della sua vita precedente, con i compagni di sempre, e il racconto del ricovero, tra farmaci, amicizie, moti di ribellione e avventure, il libro svela pagina dopo pagina l’abisso della malattia mentale e il processo di progressiva consapevolezza che permette alla protagonista di liberarsi dal suo segreto, accettare l’aiuto di chi le sta accanto e combattere, passo dopo passo, con i fantasmi della sua angoscia.
Il risultato è un racconto scioccante, commovente e sarcastico della vita in un ospedale psichiatrico. E del potere redentore della verità per intraprendere il cammino della guarigione.

In una scala da 1 a 10 di Ceylan Scott, romanzo young adult in uscita oggi, 14 aprile, grazie a Rizzoli.

La cover mi ha attratto e la trama mi ha subito fatto pensare potesse essere un libro giusto per me. Non sono una di quelle lettrici che si ferma davanti alla malattia e alla sofferenza, non ho paura di star male leggendo un libro, apprezzo gli autori che osano e non si fermano alle cose semplici e di immediata comprensione. In una scala da 1 a 10 mi ha molto colpito, la sua protagonista Tamar è complessa, di non facile inquadramento, convinta di aver fatto una cosa orribile, che sia colpa sua se Iris è morta. Il lettore è spinto a crederle, Tamar si dipinge come un’assassina, come se avesse spinto l’amica a suicidarsi o peggio ancora come se fosse stata lei a gettarla di sotto. La verità si scoprirà solo alla fine e sarà scioccante, sconvolgente, vi assicuro che vi rimarrà impresso questo racconto perché sa tanto di realtà, una realtà che si preferisce ignorare, una realtà di cui non ci piace discutere e nemmeno pensare, ma non è ignorando le cose che queste smettono di esistere.

Tamar è un’autolesionista, ma non è solo questo, attraverso i vari flashback scopriamo tutto il suo percorso e comprendiamo il motivo per cui è stata a Lime Grove, centro di cura psichiatrica per adolescenti. La notte in cui è successa la disgrazia continua a tormentarla, non riesce a darsi pace, avrebbe dovuto capire che Iris non stava scherzando, avrebbe dovuto porle qualche domanda in più invece di prendere le sue parole sottogamba e far passare il suo malessere come una boutade da ubriaca.

I primi giorni a Lime Grove non sono semplici, tutti vogliono costringerla a parlare del mostro e non fanno altro che chiederle come si sente in una scala da 1 a 10, come può sentirsi una ragazza che ha tentato di togliersi la vita? Così è costretta a sopportare una sorveglianza individuale, difficile tentare il suicidio quando non hai privacy nemmeno in bagno. Tamar è sopraffatta dai rimorsi, rivede tutti gli errori che ha commesso, crede di essere una psicopatica. La sua mente non le lascia scampo, ma le cose sembrano andare un pochino meglio quando inizia a stringere delle amicizie. Famigliarizza con altri disturbi, disturbi che hanno un nome e una cura a differenza del suo, lei pare la stiano ancora studiando per capire come darle una mano. Ovviamente la strada per guarire è lunga e tortuosa, lo è per tutti gli ospiti, non solo per lei, ma la sua mente non le lascia scampo, si sente pericolosa, malvagia, un pericolo per tutti quelli che le stanno vicino. Che senso ha vivere così? Chi può voler stare accanto a una persona instabile? Tutti sembrano avere una direzione da seguire, ma per lei è tutto così difficile che non le sembra nemmeno ne valga la pena.

Il mostro che aveva ingoiato me era diverso. Gli esperti esaurirono presto le opzioni: manie depressive, schizofrenia, disturbo ossessivo-compulsivo… ma il mostro non aveva bisogno di nomi o etichette. Il mostro ero io.

In una scala da 1 a 10 non è un libro per tutti, sono stata molto coinvolta dalle vicende di Tamar e ho apprezzato anche le caratterizzazioni dei suoi amici Jasper ed Elle, ho sentito le loro difficoltà, li ho trovati reali e ben delineati nonostante non siano i protagonisti. Credo che sia un romanzo non adatto a ragazzi di età inferiore ai 14 anni, certo io a quell’età ho letto Noi, i ragazzi dello Zoo di Berlino, e non ho avuto nessun problema a capire cosa fosse giusto e cosa sbagliato, lo stesso credo valga per chi si approccerà alla lettura di questo libro. L’ho trovato un buon modo per porre l’accento su malattie che vengono troppo spesso sottovalutate e sulle difficoltà che gli adolescenti che ne sono affetti devono affrontare ogni giorno.

4 stelle

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