Il talento del cappellano di Cristina Cassar Scalia

Trama Un cadavere che scompare, poi riappare. Un duplice omicidio accompagnato da una macabra messinscena. Con il Capodanno alle porte, pasticcio peggiore non poteva capitare al vicequestore Vanina Guarrasi. Se poi una delle vittime è un prete, il caso diventa ancora più spinoso. Comincia tutto in una notte di neve, sull’Etna. Il custode di un vecchio albergo in ristrutturazione chiama la Mobile di Catania: nel salone c’è una donna morta. Quando però i poliziotti arrivano sul posto, del corpo non vi è più traccia. Ventiquattr’ore dopo viene ritrovato nel cimitero di Santo Stefano, proprio il paese dove abita la Guarrasi. Al suo fianco è disteso un uomo, un sacerdote, anzi un monsignore, assai conosciuto e stimato; entrambi sono stati uccisi. Intorno a loro qualcuno ha disposto fiori, lumini, addobbi. Il mistero si dimostra parecchio complesso, oltre che delicato, perché i conti, in questa storia, non vogliono mai tornare, un po’ come nella vita di Vanina. L’aiuto del commissario in pensione Biagio Patanè può risultare al solito determinante. Quell’uomo possiede un intuito davvero speciale, ma ha il vizio di non riguardarsi. Una cattiva abitudine che, alla sua età, rischia di essere pericolosa.

Il talento del cappellano di Cristina Cassar Scalia, giallo poliziesco e quinto volume della serie Vanina Guarrasi pubblicato da Einaudi lo scorso 2 novembre.

Ho conosciuto i libri di Cristina Cassar Scalia e la serie legata alla vicequestora Vanina Guarrasi la scorsa estate complice la promozione degli zainetti in omaggio con l’acquisto di due volumi Einaudi.

Amo il catalogo di questa casa editrice ma non mi era mai successo di notare l’autrice. Inutile dire che è stato amore a prima vista, perché ho acquistato di getto e senza remore l’intera serie composta da quattro volumi. E li ho letti tutti subito nel giro di una settimana. Sette giorni in cui Vanina, la protagonista, ed io siamo diventate amiche e la sua presenza ha alleviato la mancanza di un altro grande autore siciliano scomparso due anni fa e che ha lasciato un vuoto enorme nei suoi affezionati lettori : Andrea Camilleri. Paragone azzardato? No, direi di no, siamo di fronte a quella che credo sia l’erede naturale di questo grande mostro della letteratura di genere siciliana.

Quando parliamo di libri polizieschi seriali, la domanda che mi viene posta è sempre la stessa: si possono leggere autonomamente o bisogna seguirne l’ordine?

Se ad interessarvi è solo la parte investigativa, allora scegliete voi l’ordine di lettura, perché ogni volume contiene un caso che si risolve entro la fine del romanzo. Ma lasciatemi aggiungere che sarebbe un vero peccato limitarsi ad una mera lettura scomposta senza lasciarsi coinvolgere da tutto il contorno. La serie di Vanina Guarrasi è uno splendido connubio tra casi polizieschi intriganti e ben congeniati e vicende personali della vicequestora, che appassionano alla stessa maniera, come nella migliore tradizione del giallo domestico.

Quindi qual è l’ordine da seguire?

  • Sabbia nera
  • La logica della lampara
  • La salita dei saponari
  • L’uomo del porto
  • Il talento del cappellano.

Il nuovo caso di Vanina si apre pochi giorni dopo Natale. Lei si trova a Palermo per trascorrere le feste con la sua famiglia, quando viene avvertita dai suoi colleghi di Catania che è stata denunciata la presenza di un corpo femminile in un vecchio hotel chiuso da anni. Curioso che, quando la squadra mobile arriva sul luogo del delitto, il cadavere sembri essere scomparso. Forse il custode che ha allertato la polizia ha avuto una delle sue allucinazioni, ma tanto basta a Vanina per tornare a casa in anticipo. Ventiquatt’ore dopo il corpo viene rinvenuto nel cimitero di Santo Stefano: è quello di una stimata pediatra di Catania, e non è nemmeno l’unico. È stato rinvenuto nella cripta di famiglia di un monsignore anche lui ucciso. I due cadaveri sono stati addobbati con fiori e lumini. Uno spettacolo raccapricciante che sembra non avere senso. I due apparentemente non si conoscevano. Che cosa ruota attorno a questi omicidi e perché sembra che la mafia c’entri in qualche modo con le due morti? Vanina si era ripromessa di lasciarsi gli anni palermitani alle spalle. Ha rinunciato alla sezione antimafia, ha chiuso i conti con il passato e da un anno vive a Catania, ha scelto la sezione crimini contro la persona, ma i tentacoli cancerogeni del malaffare tentano sempre di insinuarsi nelle sue indagini.

A Palermo, però, ha lasciato anche un pezzo del suo cuore, la sua relazione con Paolo potrebbe rinascere dalle ceneri, ma è davvero quello che vuole Vanina?

Gli elementi che rendono vincente questa serie sono molteplici. Catania è una cornice meravigliosa e l’Etna una protagonista esplosiva sullo sfondo. Non mancano le incursioni culinarie, ogni libro della Cassar Scalia è pieno zeppo di pietanze succulenti della tradizione sicula, sfido chiunque a resistere ai numerosi piatti che vengono citati. Ma ad emergere con prepotenza sono gli innumerevoli personaggi, tutti con un ruolo ben delineato. Figure comprimarie ed ingredienti fondamentali per un lavoro di squadra di grande effetto. Vanina Guarrasi ha una mente analitica brillante, ma non dimentichiamo che ha al suo fianco una squadra di collaboratori che la sostengono e la amano incondizionatamente. Una menzione su tutte per il commissario in pensione Biagio Patanè, sua spalla e fidato amico dal primo caso risolto dalla vicequestora. L’anziano commissario vive una seconda giovinezza, collabora attivamente ad ogni caso e schiva abilmente gli attacchi della sua gelosissima moglie che vede in Vanina una sua rivale. Spassosi gli scambi di battute, così come sono rilevanti e ben equilibrate le incursioni linguistiche del dialetto siculo. Quelle che l’autrice chiama “catanesate”altro non sono che parole meravigliose della nostra lingua. Perché il siciliano non è solo un dialetto, è una lingua fatta e finita, un miscuglio di tante dominazioni passate che hanno impresso nel linguaggio parlato una nota arabeggiante, spagnola, normanna.

Quest’anno ho letto pochi libri che hanno lasciato il segno, ammetto di essere stata abbastanza bassa nelle valutazioni. Non posso esimermi dal premiare Il talento del cappellano con il voto più alto. Se non assegno uno smeraldo alla Cassar Scalia, a chi dovrei darlo?

smeraldo

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