Il sapore delle parole inaspettate di Giulia Zorat
Trama In una Parigi in cui tutto è possibile, una storia di amicizia, sogni e magia. Mordere un sogno, strappare un sorriso, asciugare una lacrima. Cinque anime, cinque esistenze si perdono e si ritrovano dietro la porta di una minuscola patisserie ai margini di Parigi; Jacques e Josephine, capaci di impastare le loro vite con sapiente delicatezza, necessari l’una all’altro come ingredienti di un dolce mai finito. Irene, il cui sguardo racconta la capacità di equilibrare sbagli antichi e nuove possibilità; Enea il suo piccolo tesoro, dieci anni di poesia leggera, diretta e invincibile come l’infanzia. Infine François, che trova il coraggio di scrollarsi di dosso il gelo che gli opprime l’esistenza e abbracciare l’amore, come si fa in una notte di festa, d’inverno. Intorno a tutto Parigi, che sa essere scura e accogliente, come un mot du chocolat, un dolce al cui interno si trovano esattamente le parole che avevamo bisogno di sentire.
Il sapore delle parole inaspettate di Giulia Zorat, romanzo di narrativa contemporanea vincitore del premio Io Scrittore del gruppo Mauri Spagnol e pubblicato dallo stesso il 15 maggio scorso.
Descrivere Parigi non è semplice, perché non è solo oggettivamente bella e colma di ricchezze da spezzare il fiato. Parigi è un luogo dell’anima. Tra tutti coloro che ci sono stati, nessuno ve la saprà raccontare nello stesso modo. Perché tocca corde, dell’anima appunto, come pochi altri luoghi.
In questa città dalle stradine deliziose, ogni angolo sembra fatto apposta per custodire un ricordo. A partire dalle casette ricoperte di edera, graziosi café e pittori squattrinati che provano a guadagnarsi da vivere con la loro arte, fino alle grandi piazze, gli immensi boulevard e la city dei maestosi palazzi. Qui si respira la storia, attraverso i musei sì, ma anche grazie alla cura e all’attenzione di tutti i luoghi più importanti.
Inutile dirvi che è meravigliosamente suggestiva. Perdersi fra le sue viuzze, godendo degli scorci sul Sacro Cuore, gustando una crêpe in uno dei suoni tanti café -e molto meglio se in compagnia di una persona speciale- rende indimenticabile il ricordo di questo momento. E vi assicuro che il sentimento per Parigi non smette di esistere nemmeno dopo innumerevoli visite, ogni volta è amore a prima vista! La poesia di questo luogo pregno di cultura e arte rimanda a fantasie pittoresche che solo lì possono prendere vita. Non a caso appena ci metto piede mi parte in testa una visione: una serata di mezza estate, un piccolo ristorantino ed il sole appena tramontato sostituito da una luna splendente.. un lui e una lei seduti fuori sotto un filo di lucine, a parlare mentre una candela illumina il tavolo. Un bicchiere di vino è mezzo pieno, lui e uno sbuffo di fumo mentre Edith Piaf inizia a cantare -Quand il me prend dans ses bras Il me parle tout bas Je vois la vie en rose-.
Ora capite che quando mi è stata proposta questa lettura, il film per me era già stato girato. Ma Giulia è riuscita davvero a stupirmi, perché non è sui cliché di Parigi che si sofferma, ma bensì sulla sua vera essenza fatta di immagini, suoni, odori e sapori. Il viaggio è sicuramente sensoriale, oltre che emotivo, tanto che non potrete dimenticare facilmente questa storia una volta terminata la lettura.
Ma torniamo a Édith Piaf, perché le sue parole ritornano, scelte da Giulia per aprire il suo libro, catapultando direttamente il lettore sotto il cielo magico di questa città che nelle sue svariate sfumature plumbee nasconde comunque un arcobaleno.
Ed è proprio questo il leit motiv della storia, che nonostante sembri a tratti cupa, poiché affronta temi dolorosi come la morte e la perdita, attraversa varie fasi e sfumature diventando tragicomica, quando a raccontarla è un bambino speciale e intelligentissimo, fino a diventare luminosa se vista attraverso gli occhi di due adulti che dopo aver perso il gusto della vita lo ritrovano l’uno nell’altra.
I protagonisti di questa storia, che abbraccia tutte le forme dell’amore senza mai scadere nella banalità, sono ognuno un microcosmo a sé stante. Consegnano al lettore una visione speciale della vita in cui lo spartiacque positivo è strettamente correlato all’incontro fortuito di tutti loro, tra le righe di una rubrica curata dal giornalista François LeFevre, curiosamente intitolata “Aujourd’hui. Vita, morte e miracoli a Parigi”.
Chiamiamolo riscatto, oppure karma, ma il succo è che il bisogno di trovare la persona con cui lanciarsi nella vita, con cui sprigionarsi, è univoco a tutti. E se l’amore è slancio, una corsa veloce verso il senso della vita? Ecco che Giulia Zorat in questo libro non cerca di dare una risposta univoca ad una qualsiasi domanda esistenziale, ma piuttosto ricordarci, in maniera fresca e leggera, che ognuno è diverso, solo con sé stesso, ma non per questo bisogna per forza esserlo per sempre.
C’è Jacques, un uomo anziano che ha perso la compagna di una vita che non riesce più nemmeno a nominare. Il racconto di LEI è il dolceamaro ricordo, una perdita a cui nessuno è mai veramente preparato e che ferisce nel profondo.
Enea è un bambino che per Jacques è quanto un nipote acquisito. Quell’enfant prodige che scrive un diario indirizzato ad un padre italiano mai conosciuto di cui sa solo il nome: Alberto. Simpatia e spontanea caparbietà, due qualità che, oltre all’intelligenza, permettono ad Enea di distinguersi in un mondo che non fa sconti. Lui è la parte pura dell’amore.
Non per ultima arriva Irene, la madre di Enea, fuggita dall’Italia e da una condizione che non poteva sostenere, con il suo piccolo in grembo. Ed è proprio sotto il cielo di Parigi che ritrova molto più che la serenità, poiché viene accolta da Jacques e sua moglie, diventando parte di quella famiglia che non ha mai avuto. LEI infatti possedeva una pasticceria, “Chez Josephine”, che va in eredità a Irene, pasticcera provetta fin dall’infanzia e che da LEI ha imparato tutti i segreti della cucina. Proprio Irene tiene alto il suo ricordo, amando il locale visceralmente e coccolando i suoi clienti con dolcetti di sua invenzione: i “mots du chocolat”. Saranno questi Baci Perugina francesi ad attirare François, il giornalista che in preda ad una crisi profonda, sulla soglia dei quarant’anni, si trova alle prese con uno strano incarico, dovuto alla rubrica del giornale. Consegnare un pacco di lettere in Paradiso non sarà per nulla facile ma, durante la ricerca, ne troverà un altro o forse è proprio quello che stava cercando!
Sotto il cielo magico di Parigi, tra riferimenti ad Amelie Poulain e al suo fantastico mondo, Giulia Zorat ci racconta Il sapore delle parole inaspettate, un libro coccola che vi terrà compagnia in questo autunno che tarda ad arrivare.
E come Amelie quando si accorge che aiutare gli altri non risolve la sensazione di solitudine che permea la sua esistenza -assieme al desiderio inconscio di essere completa-, anche in questa storia i protagonisti capiscono che sì, l’arcobaleno con i suoi colori è effimero, ma si può lavorare per modificare la situazione stessa. Tenendo conto dei valori della vita tirati fuori da un cassetto, proprio come se fossero un mucchio di lettere da consegnare e facendo tesoro dei ricordi -non solo quelli piacevoli- ecco che si arriva alla ricetta perfetta della felicità. Perché se è vero che la morte è una parte della vita, in essa arrivano incontri apparentemente casuali che, come delle scintille, aprono porte nuove, un percorso che cambia la nostra rotta, a volte in modo irreversibile; arricchendo la nostra vita.