Il ritratto di Paola Zannoner

Un romanzo che si legge tutto d’un fiato, capace di suscitare forti emozioni e preziose riflessioni con un ritmo narrativo avventuroso, appassionante, contemporaneo.
Silvia lavora come custode nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze. È una tra le dipendenti più giovani e viene reclutata per far parte di un innovativo sistema di sicurezza, gestito da una app che traccia i visitatori in ogni momento e fornisce dati e informazioni incrociandoli con la Pubblica Sicurezza. Proprio nello stesso periodo, Doyun, un giovane coreano silenzioso e affascinante, ogni giorno si presenta nella Galleria per ammirare per ore, come ipnotizzato, uno dei capolavori di Raffaello, La Velata. Tra i due ragazzi nasce un sentimento delicato, profondo, che Silvia è spinta a mettere fortemente in dubbio dopo che nel giorno di Pasqua, in un furto senza precedenti, il dipinto scompare, nonostante l’inespugnabile sistema di sicurezza del museo. Chi sarà il principale sospettato? E perché Doyun è diventato così criptico e sfuggente? Come può Silvia essersi sbagliata sul suo conto? Può davvero contare sul suo amore? In una storia mozzafiato tra le viuzze tortuose del centro della splendida città, museo a cielo aperto, i due ragazzi riusciranno a svelare l’arcano trascinati dalla passione e dall’amore per l’arte, nostro patrimonio collettivo.

Il ritratto di Paola Zannoner, new adult pubblicato da Giunti il 5 maggio.

Non avevo mai letto niente di questa autrice nonostante abbia scritto tantissimi libri, questa volta la trama ha suscitato in me particolare curiosità trattando non solo di arte, ma essendo tutte le vicende ambientate in una città che adoro e che ho visitato più e più volte, Firenze.

E Firenze protagonista lo è davvero, mi sono ritrovata nelle descrizioni, ho respirato l’aria che mi avvolge ogni volta che cammino per le sue vie e ammiro le bellezze che la caratterizzano e la rendono una delle città più apprezzate al mondo.

Il ritratto di Paola Zannoner mi ha fatto venir voglia di tornarci al più presto e credo proprio che mi toccherà soddisfare questa voglia perché, nonostante sia stata anni fa nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti non ho molti ricordi dei quadri che ne animano le sale e vorrei perdermi ancora tra queste opere, senza tralasciare un giro infinito nel Giardino di Boboli, un luogo magnifico in cui perdersi per ore e ore.

Come avrete capito l’ambientazione è il punto di forza di questo romanzo e non c’è da meravigliarsi perché quando si scelgono luoghi così evocativi e suggestivi si deve dare loro la giusta importanza, non si può certo relegarli sullo sfondo.

E poi abbiamo l’arte e quel Raffaello che nel Rinascimento ha preso tutti gli insegnamenti dei due grandi maestri da Vinci e Michelangelo e li ha fusi nella sua pittura. Raffaello è il Rinascimento e le sue opere sono di una bellezza e di una delicatezza senza eguali, impossibile non restare incantati di fronte ai suoi ritratti, alla delicatezza dei colori, alla profondità degli sguardi, personalmente lo ritengo il più grande nella pittura e credo sarà per sempre inarrivabile. Ed è proprio di fronte a un quadro di Raffello ‘La velata’ che i protagonisti di questa storia si incontrano. Doyun viene notato da una delle guardie perché è piuttosto insolito che un giovane stia ore a contemplare sempre lo stesso e tutti i comportamenti sospetti vanno rilevati e messi sotto la lente d’ingrandimento. Quel giovane ragazzo potrebbe voler imbrattare il quadro, deturparlo, tagliarlo, non si può sapere cosa gli passi per la mente e così Silvia si avvicina a lui per capire le sue intenzioni. Silvia all’inizio è infastidita dalle parole del ragazzo, le sembra che voglia insegnare qualcosa a lei quando, dati i suoi trascorsi artistici, non le servono lezioni di arte. Questo piccolo fastidio si trasforma però ben presto in interesse, perché questo giovane ragazzo coreano è affascinante e l’amore che sprigiona quando parla di quel quadro è trascinante. Doyun le propone di uscire e Silvia dopo qualche tentennamento accetta scoprendo che hanno moltissimo in comune e che l’attrazione immediata che prova per lui deve essere assecondata. Silvia non si era mai sentita così in vita sua, voluta, capita, da sempre innamorata del suo migliore amico troppo egocentrico per mettere fine a questo sentimento a senso unico, trova in Doyun un ragazzo pieno di fascino e misteri da svelare che sembra essere la sua metà della mela.

Doyun e Silvia si troveranno immischiati in qualcosa di più grande di loro e dovranno essere pronti a correre e aguzzare l’ingegno se vorranno venire a capo dell’intrigo. Silvia riuscirà a fidarsi ciecamente di Doyun? Chi è stato a rubare il quadro? Com’è possibile che il nuovo inespugnabile sistema di sicurezza del museo abbia fallito? Per scoprire tutto questo non vi resta che leggere Il ritratto di Paola Zannoner, un romanzo che scivola via veloce e si legge tutto d’un fiato con due protagonisti interessanti perché diversi dai soliti, Silvia non è un’eroina, lei è timida, schiva, all’apparenza debole, ma grazie a Doyun, quel ragazzo silenzioso e misterioso, troverà la forza che le serve per mettersi in gioco e ritrovare quel magnifico quadro che li ha fatti conoscere.

La Velata

Autore: Raffaello Sanzio (Urbino 1483 – Roma 1520)
Data: 1512 – 1515 c.
Collezione: Galleria Palatina
Collocazione: Sala di Giove
Tecnica: Olio su tela
Dimensioni: 82 x 60,5 cm

Il velo posato sui capelli, da cui deriva il titolo con cui è noto questo splendido ritratto di Raffaello, indica la condizione di donna maritata, ma rimane incerta l’identità della protagonista. Secondo Giorgio Vasari (1550, 1568), che vide il dipinto quando si trovava nella casa del mercante Matteo Botti a Firenze, si tratterebbe del ritratto della donna amata da Raffaello fino alla morte, Margherita Luti detta la Fornarina, ma il sontuoso abito della donna e i gioielli portano piuttosto a supporre che si tratti del ritratto di una giovane nobildonna, eseguito da Raffaello su commissione.

La donna è posta di tre quarti, con una spalla arretrata come già aveva sperimentato per i ritratti Leonardo da Vinci, ampliando la profondità spaziale e la modulazione delle luci e delle ombre. Lo sfondo scuro fa risaltare gli incarnati rosati della giovane e la luminosità della veste chiara di seta. Il gesto che la donna compie portandosi la mano destra al cuore è forse un’espressione di devozione e amore, ma la posa dell’altro braccio che si protende in primo piano è un escamotage per mettere in risalto la ricchezza materica della manica e i raffinati giochi di luce sulle pieghe. A guardar bene, è proprio la veste che diventa protagonista della raffigurazione attraverso gli eccezionali virtuosismi pittorici di Raffaello, mentre il volto della donna, leggermente arretrato e parzialmente in penombra, ci racconta, attraverso i profondi e vibranti occhi scuri, del mondo interiore della protagonista. L’effetto complessivo è straordinario.

Eseguito da Raffaello dopo il suo trasferimento da Firenze a Roma, dove era giunto nel 1512, il dipinto costituisce uno degli apici della ritrattistica del maestro urbinate.

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.