Il re del gelato di Cristina Cassar Scalia

Trama Un’indagine che precede “Sabbia nera”. «Prima di “Sabbia nera” Vanina era a Catania già da un anno e aveva risolto altri casi. Ho pensato di raccontarvene uno» (Cristina Cassar Scalia). Arrivata da poco a Catania, Vanina sta facendo conoscenza con la città quando le piomba addosso un caso delicato, di quelli che richiederebbero anche un po’ di tatto. Non proprio la sua dote principale. Prima qualche pillola dentro vaschette di gelato, poi un omicidio. Questo è solo l’inizio di un mistero parecchio strano che il vicequestore aggiunto Giovanna Guarrasi, detta Vanina, palermitana tornata in Sicilia dopo un periodo alla questura di Milano, è chiamata a risolvere. Per fortuna attorno a sé ha una squadra di gente in gamba, collaboratori preziosi che nonostante il suo carattere spigoloso hanno imparato subito ad apprezzarla. A fare il resto ci pensano l’istinto e il metodo investigativo che segue da sempre: scavare nel passato delle vittime.

Il re del gelato di Cristina Cassar Scalia, noir e prequel della serie Vanina Guarrasi pubblicato da Einaudi lo scorso 7 febbraio.

Ho un sogno: vedere trasposti sul piccolo schermo i romanzi di Cristina Cassar Scalia e del suo personaggio di carta, la vicequestora Vanina Guarrasi. Le serie poliziesche suscitano sempre un grande appeal sul pubblico, e in Italia possiamo vantare eccellenti produzioni del genere. Ecco, dopo la serie su Il commissario Montalbano del mio amato autore dell’anima, Andrea Camilleri, e quella su Lolita Lobosco della geniale Gabriella Genisi, anche la nostra vicequestora, palermitana di nascita e catanese d’adozione, merita di essere apprezzata da un pubblico più ampio.

Vi scrivo sempre di seguire, nei libri in serie, il giusto ordine di pubblicazione, se non tanto per il caso procedurale che è sempre diverso e autoconclusivo , quanto invece per la crescita dei personaggi. Il suggerimento non vale per Il re del gelato perché è una sorta di prequel, un libro zero da leggere prima di Sabbia nera. Nell’ultimo lavoro della Cassar Scalia, vediamo la vicequestora in servizio a Catania ormai da un anno. Dopo aver assicurato alla giustizia tutti i mandanti e gli esecutori dell’omicidio del padre ucciso dalla mafia quando era adolescente, ha lasciato Palermo si è trasferita a Milano e poi è tornata nella sua Sicilia, scegliendo Catania come base, rinunciando al suo ruolo all’antimafia per un più rassicurante lavoro alla sezione crimini contro la persona.

“ Più rifletteva, più si accorgeva di quanto si sentisse straniera in un posto che, a rigor di logica, avrebbe dovuto sentire un po’ come casa sua… Era tornata in Sicilia. Catania, Palermo, cosa cambiava? Sempre Sicilia era. Invece non era così. Vanina era palermitana e palermitana restava, fino al midollo.”

 Il fascicolo del caso che si presenta sulla scrivania della vicequestora non riguarda un omicidio. In una delle gelaterie più rinomate della città sono state trovate delle pillole all’interno di coppette e coni gelato. Non si conosce l’origine del farmaco e il proprietario sembra estraneo alla vicenda, ma la gelateria deve essere chiusa in via precauzionale. Non è certo il tipico caso che seguirebbe la Guarrasi, lo diventa nel momento in cui il proprietario della gelateria viene rinvenuto morto con il cranio fracassato, dietro il bancone del suo negozio. Chi lo ha ucciso, ma soprattutto l’omicidio e il precedente delle pillole dentro le vaschette dei gelati, sono collegati tra loro?

La serie sulla vicequestora Guarrasi conta già sei romanzi, sette considerando questo che di fatto è un libro zero, la prima vera indagine dopo l’arrivo di Vanina a Catania. L’autrice ci aveva lasciati con un grosso colpo di scena alla fine de La carrozza della Santa, speravo che il nuovo romanzo seguisse la linea temporale dell’ultimo libro, ma ammetto che non mi è dispiaciuto leggere degli esordi della nostra Vanina. La sua oggettiva difficoltà ad ambientarsi in una città che non è la sua, a farsi nuovi amici, a lasciarsi andare con i sottoposti , che la tengono a distanza e la temono. Ed è stato bello leggere dei suoi inizi, di quanto sia cambiata e cresciuta questa donna facendo un percorso a ritroso, sia in ambito lavorativo che relazionale. Mi è mancato leggere dell’ex commissario in pensione Biagio Patanè, il suo personaggio fa il suo esordio in Sabbia nera, e non poteva essere presente in questo romanzo, ma i lettori più attenti lo scorgeranno tra le pagine in un piccolissimo cameo. I romanzi di Cristina Cassar Scalia non sono solo interessanti noir con casi procedurali sempre nuovi, ma un perfetto connubio di più elementi : linguaggio, territorio, cibo, tantissimo cibo. La Sicilia è una splendida protagonista, una terra aspra e difficile da domare, ma piena di calore, in grado di accogliere tra le sua braccia culture diverse. Noi siamo consapevoli, avendo letto i libri successivi, che Vanina non avrà difficoltà ad ambientarsi in una città che non è la sua, sappiamo che amerà la sua squadra e si farà rispettare dai suoi sottoposti, conosciamo perfino quanto sia innamorata della cucina catanese. Interessante è anche l’incursione di qualche termine dialettale nel linguaggio del romanzo. Il siciliano è ormai uno dei dialetti più conosciuti e apprezzati fuori dalla nostra isola. Una lingua la nostra, piena di musicalità e richiami arabo-normanni, spagnoli, tutti accenti di antiche dominazioni. È divertente vedere come la Guarrasi sottolinei tutti quei termini tipici di Catania, a lei estranei. Vanina è una donna forte, coriacea, determinata. Sì, meritiamo decisamente una serie televisiva su questi romanzi.

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