Il mio nome è Venus Black di Heather Lloyd

Everett, Stato di Washington, 1980. Venus Black è una brillante ragazzina di tredici anni che vuole diventare la prima donna americana ad andare nello spazio. Ha ottimi voti a scuola, capelli ricci e nerissimi e due grandi amori: l’astronomia e il suo fratellino autistico Leo. Una fredda sera di febbraio, la vita di Venus però viene sconvolta: la ragazza si macchia di un crimine gravissimo che segna per sempre il suo destino e quello della sua famiglia. Venus, in attesa di processo, viene rinchiusa in un carcere minorile, ma rifiuta di difendersi, di spiegare; si limita a gridare tutta la sua rabbia contro sua madre Inez. Nel frattempo, Leo sparisce nel nulla e Venus crede sia colpa sua, ma dalla prigione non può far niente per cercarlo. Sei anni dopo, la ragazza esce dal riformatorio di Echo Glen: l’adolescenza è ormai perduta, le restano soltanto i suoi inconfondibili capelli ricci, una valigia di vecchi vestiti, un’identità falsa e la determinazione di scappare dal suo passato. Senza più alcun contatto con la madre, né notizie del fratello, decide di ricominciare da zero a Seattle, sempre tenendosi ai margini, diffidente e solitaria. Tuttavia nuovi incontri sfiorano l’orbita di Venus, un’amicizia, e forse perfino un amore. Ma riaffiorano anche le antiche ferite, che, nonostante la forte volontà della ragazza di dimenticarle, rimangono ancora aperte. Venus non potrà mai trovare un futuro finché non farà i conti con il suo passato, con se stessa e con la verità che più la tormenta: che cosa ne è stato di Leo?

Recensione di Esmeralda – Il mio nome è Venus Black di Heather Lloyd romanzo pubblicato da Sperling & Kupfer il 29 gennaio.

Cominciando a scrivere questa recensione, a una settimana dal termine della lettura, mi sono resa conto che fatico a inquadrarlo in un genere. Mi spiego meglio: facciamo la conoscenza di Venus a tredici anni e la ritroviamo sei anni dopo quando ormai ne ha diciannove, ma non è questo il motivo per cui non riesco a posizionarlo con facilità. Il mio nome è Venus Black non è un romanzo d’amore, o almeno non d’amore come siamo solite intenderlo, è un romanzo di rinascita, un romanzo di seconde possibilità concesse dagli altri, ma soprattutto seconde possibilità che decidiamo di concedere a noi stessi. Un romanzo complesso e completo in cui sono tanti i fattori che entrano in gioco, tutti con lo stesso peso e la stessa importanza nella storia. Un romanzo in cui Venus è la protagonista, ma non è la sola, e che ti lascia addosso la sensazione di essere di fronte a un puzzle bellissimo con pezzi che saltano fuori man mano che inizi a incastrarli.

Leggere questo libro mi è piaciuto perché non mi ha appesantito, ma mi ha fatto molto riflettere. La lettura è scorrevole e la storia scivola via in una manciata di ore tanto è ben congegnata. Non è un thriller, non dobbiamo cercare di capire chi è l’assassino e nemmeno arrovellarci troppo per scoprire che fine ha fatto l’amato fratellino Leo. Tutto è chiaro e limpido davanti agli occhi del lettore, sono Venus e Inez a non avere davanti il quadro completo e a soffrire le pene dell’inferno per quella vita che credono spezzata.

Venus è una ragazzina brava, diligente, brillante, che a scuola si è sempre distinta per le sue doti, che un giorno compie un gesto dettato dall’impulso ma anche da tanti episodi che hanno portato a quell’epilogo. Da quel giorno Venus non può più proseguire la sua vita ordinaria, ma deve rispondere davanti alla legge di quel gesto. Non crede di meritarselo, teme di aver gettato per sempre via la sua vita, ma non può nulla per evitare di scontare nel riformatorio di Echo Glen qualche anno della sua giovane vita. Macchiata per sempre dalla nomea di ragazza capace di commettere crimini violenti. Un’etichetta difficile da togliersi, perché è vero che esistono programmi di reinserimento dei detenuti, ma si sa che agli occhi delle persone non è semplice apparire solo per ciò che si è senza che vedano di fronte loro il crimine che hai commesso. Venus lo sa bene e la sua paura più grande è non poter più realizzare i suoi sogni. A questa paura si aggiunge la brutta notizia della scomparsa di Leo, il fratellino autistico di cui si è sempre presa cura. Dal riformatorio lei non può nulla e a un certo punto sembra più facile accantonare il pensiero del fratello e cercare di vivere serenamente come se nulla fosse accaduto.

Il giorno in cui esce dal carcere ad attenderla non c’è nessuno a parte qualche giornalista interessato a pubblicare la sua prima intervista da ragazza libera. Venus non ha alcuna voglia di parlare con loro, non ha più voglia di essere Venus Black, vuole poter ricominciare da zero senza i pregiudizi della gente e così assume un’altra identità. Questa nuova identità le consentirà di trovare un lavoro e di prendere in affitto una stanza presso una famiglia composta da zio e nipote. Sarà grazie a loro, e all’interesse di un ragazzo che frequenta la tavola calda in cui lavora, che Venus comincerà a uscire dal suo guscio e a concedere il perdono alla persona che ha sempre incolpato per ciò che è successo, la madre Inez, rea di non averle creduto, di non essere stata dalla sua parte quando ne aveva più bisogno. Il perdono non è semplice da concedere e Venus lo sa bene, spesso sono il rancore e la voglia di rivalsa a farti andare avanti, ma questi sentimenti avvelenano la tua anima e ti portano a soffrire ulteriormente. Il perdono è una delle forme di amore più alte e solo credendoci davvero si può pensare di rimettere in piedi la propria vita. E chissà che ad accompagnare questo perdono arrivi anche la speranza di ritrovare il piccolo Leo.

I personaggi di questa storia sono ben studiati e caratterizzati in modo da essere immediatamente riconoscibili, mi sono affezionata a tutti loro, alle loro parti morbide e anche a quelle dure da scalfire. La vita ti mette di fronte tanti ostacoli ed è il modo in cui decidi di affrontarli e superarli a identificare la persona che sei. Questo è un romanzo pieno di insegnamenti, di altruismo e di riflessioni da fare su se stessi e sulle proprie azioni oltre che sul mondo che ci circonda. Non sempre chi commette un reato paga per ciò che ha fatto e alcune volte può pagare chi ha agito in buona fede per aiutare una persona bisognosa. Il bene e il male stanno in ogni cosa, albergano nell’animo umano e sta a noi far prevalere uno sull’altro, sta al nostro cuore capire come agire, perché non sempre c’è il giusto e lo sbagliato e, a volte, bisogna smettere di etichettare tutto come bianco o nero, spesso sono le sfumature e i colori a fare la differenza.

Consiglio questo romanzo a chiunque abbia voglia di fare un viaggio dentro se stesso, un viaggio che, con ogni probabilità, non ti restituirà al mondo uguale a prima.

4 stelle

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