I segreti del college di Catherine Lowell

Trama. Camminando tra gli studenti di Oxford, Samantha sente di essere nel posto giusto. Anche se lei non è come le altre matricole: è la discendente delle famose scrittrici Charlotte e Anne Brontë. Un’eredità scomoda che vorrebbe tenere per sé. Quello che conta, per lei, è il suo amore per i libri. Amore che le ha trasmesso suo padre, che l’ha cresciuta da solo e con cui condivideva il suo gioco preferito: una caccia al tesoro fatta attraverso dei segnalibri nascosti nei romanzi. Samantha è al college per buttarsi tutto alle spalle e ricominciare. Ma, appena arrivata, il passato si ripresenta tormentandola: nella sua stanza ritrova delle copie di «Jane Eyre» e «Cime tempestose» che avrebbero dovuto essere bruciate nell’incendio della immensa biblioteca di famiglia dove è morto suo padre, un incidente che lei vorrebbe solo dimenticare. Non ci sono spiegazioni plausibili sul perché siano ora tra le sue mani. I dubbi giorno dopo giorno crescono in Samantha. Fino a quando un altro indizio la riporta a suo padre. Dal suo testamento scopre che le ha lasciato un segnalibro, un semplice pezzo di carta che però per lei ha mille significati. Lei sola sa che è una traccia che l’uomo ha voluto lasciarle. Una traccia per una ricerca che non può esimersi dal fare. Lo deve a lui e alla famiglia a cui appartiene. Perché Samantha ha la certezza che dietro quell’intreccio c’è la verità che molti cercano da anni. C’è il mistero legato alle sorelle Brontë e alle loro opere che nessuno ha mai svelato. E ora è arrivato il momento di farlo.

Recensione a cura di Dannyella – I segreti del college di Catherine Lowell. Edito il 28.03.2019 da Garzanti. Genere: narrativa contemporanea. 350 pagine.

I segreti del college è un romanzo particolarissimo. Anche la definizione stessa di romanzo non gli si addice completamente in quanto contiene al suo interno talmente tante teorie di critica letteraria, citazioni e, fondamentali, varie e variegate interpretazioni sulla vita privata e artistica delle sorelle Brontë, che lo rendono più complesso di un semplice romanzo.

Io non sono una fan delle opere delle sorelle Brontë, o meglio: ho letto e apprezzato i loro romanzi, anche se mi manca all’appello La signora di Wildfell Hall, che qui ricopre un ruolo centrale, ma non faccio parte di quella schiera di lettori che rileggerebbero Cime tempestose o Jane Eyre ogni anno.

 «Qual è lo scopo della letteratura per lei?».

Lo disse come se stesse chiedendomi se credevo in Dio.

«È lo studio di ciò che ci rende umani», risposi. Era una frase che avevo imparato dai test standardizzati.

«La biologia umana è lo studio di ciò che ci rende umani», replicò lui. «Ci riprovi».

«È lo studio della civiltà».

«La storia è lo studio della civiltà», mi corresse.

«Lo studio dell’arte».

«È l’arte lo studio dell’arte».

Espirai forte.

«La letteratura inglese ci racconta delle storie».

«Se non riesce a pensare a niente di intelligente da dire, non dica niente».

Una volta terminata questa lettura ho fatto delle ricerche sull’autrice Catherine Lowell. Laureata in letteratura inglese (non c’erano dubbi), il suo è un romanzo d’esordio (e non sembra vero), nato oltre che dalla passione per l’opera delle sorelle Brontë, anche dalle parole di Ralph Waldo Emerson: «C’è un modo creativo di leggere, oltre che di scrivere». Sembra essere proprio questo l’insegnamento che l’autrice vuole darci in queste sue pagine: un nuovo modo di leggere, anche opere famose, già lette e citate centinaia di volte come quelle delle sorelle Brontë. Io non so se i fan più bigotti storceranno un po’ il naso davanti a queste pagine, ma non si può negare che l’autrice mostri una notevole creatività, una spiccata curiosità letteraria e, un’ampia conoscenza critico-letteraria.

Il tutto avviene attraverso il personaggio di una giovane donna, Samantha, che ha la responsabilità di essere l’ultima discendente delle sorelle scrittrici, per questo mira di giornalisti, studiosi e curiosi, alla ricerca di una fantomatica ricchissima eredità. Samantha ha perso da qualche anno il padre, studioso e ossessionato dalle opere delle sorelle, morto ubriaco durante un incendio e si ritrova a studiare a Oxford, proprio come il padre voleva. È qui che inizia una strana e misteriosa caccia al tesoro durante la quale Sam deve interpretare i segnali che il padre le ha lasciato e che la porteranno dove? È forse vero che un’eredità esiste? È così che a suon di citazioni, riferimenti biografici e passi tratti dalle opere delle sorelle, procede la nostra avventura, sempre più incuriosite da questo mistero letterario.

Il mondo non diceva più: «Scrivere? A che cosa serve che tu scriva?». Diceva, invece: «Se vuoi scrivere, fa pure. Per me non fa differenza». E tuttavia, io non riuscivo a produrre niente di valore. Adesso che potevo dire qualsiasi cosa volessi, non avevo niente da dire. Ero incapace di sfruttare l’emancipazione intellettuale per la quale le mie antenate avevano combattuto così impavidamente. Avevo preso la libertà che Virginia Woolf e Charlotte Bronte e Mary Wollstonecraft mi avevano lasciato e l’avevo rispedita al mittente. 

Questo libro deve essere gustato dalle appassionate delle opere delle tre sorelle, ma anche da chi può essere incuriosito dal mondo letterario in genere. Per quanto mi riguarda è stata una lettura piacevole, un romanzo sui generis, con protagonista la letteratura, ma niente di indimenticabile.

4 stelle

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