Eppure cadiamo felici di Enrico Galiano

eppure cadiamo felici

Trama Il suo nome esprime allegria, invece agli occhi degli altri Gioia non potrebbe essere più diversa. A diciassette anni, a scuola si sente come un’estranea per i suoi compagni. Perché lei non è come loro. Non le interessano le mode, l’appartenere a un gruppo, le feste. Ma ha una passione speciale che la rende felice: collezionare parole intraducibili di tutte le lingue del mondo, come cwtch, che in gallese indica non un semplice abbraccio, ma un abbraccio affettuoso che diventa un luogo sicuro. Gioia non ne hai mai parlato con nessuno. Nessuno potrebbe capire. Fino a quando una notte, in fuga dall’ennesima lite dei genitori, incontra un ragazzo che dice di chiamarsi Lo. Nascosto dal cappuccio della felpa, gioca da solo a freccette in un bar chiuso. A mano a mano che i due chiacchierano, Gioia, per la prima volta, sente che qualcuno è in grado di comprendere il suo mondo. Per la prima volta non è sola. E quando i loro incontri diventano più attesi e intensi, l’amore scoppia senza preavviso. Senza che Gioia abbia il tempo di dare un nome a quella strana sensazione che prova. Ma la felicità a volte può durare un solo attimo. Lo scompare, e Gioia non sa dove cercarlo. Perché Lo nasconde un segreto. Un segreto che solamente lei può scoprire. Solamente Gioia può capire gli indizi che lui ha lasciato. E per seguirli deve imparare che il verbo amare è una parola che racchiude mille e mille significati diversi. Ci sono storie capaci di toccare le emozioni più profonde: Eppure cadiamo felici è una di quelle. Enrico Galiano insegna lettere ed è stato nominato nella lista dei migliori cento professori d’Italia. I giovani lo adorano perché è in grado di dare loro una voce. Grazie al suo modo non convenzionale di insegnare, in breve tempo è diventato anche un vero fenomeno della rete: ogni giorno i suoi post su Facebook e i suoi video raggiungono milioni di visualizzazioni.

eppure cadiamo felici

Recensione di Francesca – Eppure cadiamo felici, romanzo d’esordio del professore di lettere Enrico Galiano, pubblicato da Garzanti Libri nella collana Narratori Moderni.

Gioia Spada, diciassette anni, è soprannominata dai suoi compagni Maiunagioia perché vive nella solitudine della sua mente, con le cuffie sempre alle orecchie e i Pink Floyd a palla. Evita qualsiasi contatto con i suoi coetanei, del resto lei ha un’amica immaginaria di nome Tonia e schietta com’è, le basta e avanza.

Gioia scrive ogni giorno sul suo braccio una frase del poeta tedesco Rilke, “Wenn ein Glücklichesfällt” ovvero “quando la felicità è qualcosa che cade”. Quelle quattro parole esprimono ciò che lei riesce a vedere in cose che  altri ignorano, ma che sono importanti, perché possono rendere felice qualcuno.

Ha la passione per la fotografia e l’originalità dei suoi scatti sta nel fotografare la gente di spalle, dove secondo Gioia si riescono a vedere le emozioni del momento, diversamente dalla posa frontale nella quale viene a mancare la naturalezza.

Al mondo esistono parole  il cui significato  per esprimerlo in italiano,  bisognerebbe usarne una decina, invece in quella lingua ne basta solo una, come ad esempio MAMIHLAPINATAPAI, che è una parola del lessico yamana, una popolazione autoctona della Terra del Fuoco e significa: “ guardarsi e avere voglia di baciarsi ma senza che nessuno abbia il coraggio di fare la prima mossa”. Atra passione di Gioia è trascrive nel suo taccuino tutte quelle parole straniere dalla lettura impronunciabile e dal significato complesso, passione che personalmente ho trovato illuminante e divertente.

Una sera, per sfuggire ai litigi tra i suoi genitori, Gioia scappa e corre, corre finché arriva in un posto isolato che nemmeno conosce. Vede un bar chiuso, entra per rifugiarsi dal freddo e riprendere fiato ed è lì che incontra Lorenzo, o meglio, Lò, così si fa chiamare.

Lò ha diciotto anni, gli piace giocare a freccette e solo se non è osservato riesce a far centro. Lò si porta dietro sempre un barattolo di sassi. Cosa mai possono rappresentare quei sassi per lui? Da quella sera i due si daranno appuntamento fisso, conoscendosi, scoprendosi sotto la luce della luna e mai sotto quella del sole. Vi chiederete, che sarà mai, è la storia di un’adolescente, una storia come tante e invece no! Il romanzo ha la capacità di farti entrare nella psiche di una vera diciassettenne con problemi più o meno gravi. E’ scritto in terza persona, ma sono solo i pensieri di Gioia a essere descritti.

Si riesce a conoscere il carattere della protagonista, le sue insicurezze e le sue poche certezze. A diciassette anni, nel pieno dell’adolescenza, in cui Gioia non ha amici, non eccelle nello studio e ha due genitori che probabilmente non si sarebbe  mai scelta. Lei è una ragazza reale, con i problemi, i piaceri e le speranze della sua età. Tutti dovrebbero leggere di Gioia Spada, soprattutto i genitori, che vivono dei ricordi della loro adolescenza, pensando di  comprendere i propri figli solo perchè ci sono passati prima. Ma non è sempre così, perché si dimentica chi si era a diciassette anni e cosa si pensava. Da genitori si cerca di dare il buon esempio, almeno ci si prova e, di certo non si assecondano i colpi di testa  di un figlio, ma può succedere che un giorno lui perde le staffe e compie la stupidaggine, segnando così la sua esistenza. Il genitore dinanzi allo sbaglio del figlio prende provvedimenti, senza chiedersi magari, cosa l’ha spinto a farlo? Perché? Il dialogo tra genitori e figli  dovrebbe essere alla base di tutto, ma fondamentale deve essere l’ascolto, perché sentirli li sentiamo ogni giorno ma prestare attenzione a quello che pensano quante volte lo facciamo?

Ma torniamo a parlare di Lò.  Lui è il colpo di scena che a un certo punto darà la svolta al romanzo. Ci sarà il mistero, il dubbio che si instillerà  nella mente del lettore. La storia d’amore fra Gioia e Lò verrà messa in discussione da un alone di ambiguità e sospetto  che vi terrà  attaccati alle pagine come se non ci fosse un domani. E’ vero che nei romanzi si descrive il bacio con l’effetto di milioni di parole, invece lo scrittore dedica un’intera riflessione al post primo bacio, sottolineando le emozioni, le palpitazioni e l’immagine  indelebile  di quel momento, che si ripete in loop nella mente della protagonista. Arrivata alla fine, ho letto i ringraziamenti e anche l’intervista a Enrico Galiano. Il professore Bove, un personaggio che mi ha incuriosito molto, cerca sempre di dare la risposta giusta con un pizzico di filosofia e nonostante l’età avanzata ascolta i suoi studenti, sempre, lasciando trasparire nel suo mestiere una forma di vocazione. Nell’intervista lo scrittore afferma che per descrivere la didattica del professore Bove si è ispirato a se stesso e tra  tutte le lezioni di quest’ultimo, quella che mi è rimasta più impressa è stata la giornata dei pasticcini in classe. Egli sostiene che nel modo di mangiare un pasticcino si rivelano  le scelte che uno fa nella vita. Personalmente avrei avuto difficoltà a scegliere il pasticcino e non nel mangiarlo, fossi stata io al posto di Boccia o Casali (compagni di classe di Gioia), avrei chiesto al Prof. di dividere almeno due di quei pasticcini sul vassoio, perché la scelta per me sarebbe stata alquanto ardua, considerando la golosità del mio palato e, una volta tagliata la metà, l’avrei mangiata in un unico boccone, così da assaporarne sia la pasta che la crema in un’esplosione di sapore, che solo un dolce può dare. Chissà se mi avrebbe mandato a posto con un bel tre e a bocca asciutta, oppure mi avrebbe concesso la scelta e dato la giusta spiegazione?

“Eppure cadiamo felici” è un romanzo nel quale si assiste alle scelte di una diciassettenne che dimostra di essere più matura dell’età che ha e con cui, grazie alla penna di Enrico Galiano, sono riuscita a entrare in empatia a tal punto da portarmi a tratti a immedesimarmi in Lei.

Evidente è l’amore che lo scrittore ha verso i Pink Floyd e non vi nego che a ogni titolo di canzone citato,  da appassionata di musica quale sono, mi allontanavo dalla lettura per ascoltarne il pezzo.

Immaginabile a questo punto la scelta dell’associazione della canzone col romanzo,  che ricade ovviamente, sul gruppo musicale rock britannico, anche se la colonna sonora per Gioia e Lò, l’hanno scelta loro ed è “Pings on the wine”, sarà per il significato del testo e per la musica eclettica, ma loro sono lì, racchiusi tra le note del testo.

Comunque sia anch’io ho avuto il mio “CosaLo”. Vi chiederete, ma cosa significa “CosaLo”?

Se volete scoprirlo e capirne il significato, nella speranza di non aver rivelato troppo,  non vi rimane che leggere questo bellissimo romanzo.

bellissimo

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