Dove finisce la notte di Daniela Tully

Monaco, 1990. Il vento del Nord è arrivato, e con lui quella lettera. Una lettera inaspettata, datata 1944, e destinata a cambiare la vita di Martha Wiesberg per sempre. Martha è una sopravvissuta, ha conosciuto l’odio e la violenza, ma, per la prima volta, ha paura. Paura di quelle parole scritte, del segreto che custodiscono e che la riporta agli anni dell’ascesa di Hitler e del Terzo Reich. Scoprire la verità è pericoloso, ma Martha non ha scelta: deve partire per un luogo che solo lei conosce, anche a costo di abbandonare la nipote, la giovane Maya, che ha allevato e accudito sin dalla nascita.

Stati Uniti, 2016. Morbide colline si stendono a perdita d’occhio fino a incontrare una foresta densa e scura: è qui, nel folto degli alberi, che sorge un antico e lussuoso residence. È qui che Maya cerca di far luce sulla morte della nonna Martha. Era scomparsa nel nulla, molti anni prima. E adesso la scoperta del corpo. Anche se non è riuscita a perdonarla per averla lasciata all’improvviso, Martha sa di doverle molto: è lei ad averle insegnato tutto quello che sa attraverso le sue storie. Favole che narravano di tempi in cui amarsi era proibito, in cui una carezza poteva fare male, in cui la notte pareva senza fine. Ora Maya vede tutto con chiarezza: la nonna ha sempre voluto che lei arrivasse lì, disseminando tanti piccoli indizi nelle sue storie. E adesso ha intenzione di ritrovarli tutti per riportare a galla la verità. Perché c’è un’ultima storia che aspetta di essere svelata. Quella di un amore profondo e contrastato che la guerra ha reso impossibile, ma non ha distrutto. Di una promessa che attende di essere mantenuta. Di un odio che non bisogna dimenticare, perché è capace di uccidere ancora.

Recensione a cura di Dannyella – Dove finisce la notte di Daniela Tully. Edito il 17.01.2019 da Garzanti. Genere: narrativa contemporanea. 288 pagine.

Di solito mi piacciono i romanzi che presentano narrazioni non lineari. Più storie, magari su differenti piani temporali che si ricongiungono nel finale dando un senso all’intero romanzo. Ma durante la lettura di questo romanzo qualcosa non è andata per il verso giusto: a un certo punto mi sono persa e non so bene il perché, non so se la colpa è da attribuire alla lettura frammentaria che ho potuto riservargli, ma questo non dovrebbe essere un problema davanti a un buon libro. Viste le frenetiche routine di oggi non è sempre possibile ritagliarci interi pomeriggi sul divano per completare la lettura di un libro, quindi un libro deve mostrarsi all’altezza anche di una lettura frammentata, intermezzata dai piaceri e doveri della vita di tutti i giorni del lettore. Ma non è successo questo durante la lettura del romanzo in questione, almeno per me. Quando mi riaffacciavo alle sue pagine mi ritrovavo un po’ confusa e con la sensazione di essermi persa qualche passaggio. Mi piacerebbe confrontarmi con qualche altro lettore per capire se questo senso di smarrimento l’ho provato solo io.

Sono tante le storie raccontate in questo romanzo: abbiamo la storia di Martha del 1990 e poi quella di Martha del 1938, con la quale si apre il libro in maniera eccezionale, poi abbiamo la storia di Maya del 2017, abbiamo la favola della Fata della guerra e infine o la storia della famiglia Montgomery che copre svariati decenni. Tutte queste storie si accavallano una sull’altra per intrecciarsi alla fine, ma ripeto: qualcosa sembra non aver funzionato perfettamente.

L’inizio di questo romanzo mi è piaciuto tantissimo: all’aeroporto una nonna saluta una nipote in partenza per un viaggio studio all’estero dicendole “Fai tutto quello che non ho potuto fare io”, una lettera che viene consegnata con più di quarant’anni di ritardo e che cambierà la vita di tutti. Un inizio che mi ha colpita molto, quindi, ma la continuazione della storia non è sempre stata all’altezza di questo inizio. Sullo sfondo il clima di violenza del Terzo Reich e il vero e proprio lavaggio di cervello che il regime riusciva a fare sulla gente con la creazione della sua razza ariana. Un bel romanzo che però non è riuscito a coinvolgermi e convincermi completamente. Molto bella la copertina della Garzanti. Questa è l’opera di esordio di Daniela Tully, non mi dispiacerà continuare a leggere e seguire quest’autrice, che è riuscita senza dubbio a incuriosirmi.

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