Cuori spezzati e torte di Natale di Amy Bratley

Dicembre 1940. Tutto ciò che Audrey Barton desidera è vedere la famiglia riunita per Natale. Ma la guerra sta per cambiare ogni cosa. La pasticceria della famiglia Barton ha rappresentato il cuore della cittadina di Bournemouth per generazioni. Audrey e Charlie Barton non sono mai stati ricchi, ma il loro forno ha impreziosito le vite di tutti i concittadini per anni, con il profumo delizioso dei dolci appena sfornati e dello zucchero a velo. Allo scoppio della guerra, neanche la pasticceria riesce a tenere lontani i problemi. Il fratello di Audrey, William, è richiamato al fronte e la sua fidanzata, Elsie, ha paura di perderlo ancora prima che la loro vita insieme abbia avuto inizio. Audrey offre ospitalità anche a Lily, la sua sorellastra, che si trasferisce da lei in fretta e furia, con un terribile segreto. Quando una misteriosa bambina arriva in città, sola e in cerca di protezione, per Audrey sarà ancora una volta il momento di rimboccarsi le maniche. I suoi sforzi per tenere viva la speranza nei tempi oscuri della guerra riusciranno a salvare la magia del Natale?

Recensione a cura di Dannyella – Cuori Spezzati e torte di Natale di Amy Bratley. Titolo originale: Heartaches and Christmas Cakes. Edito il 22.11.2018 da Newton Compton Editori. Genere: narrativa rosa. 288 pagine.

Io ho un debole per i romanzi ambientati durante la guerra. Non so bene da cosa derivi, ma credo che faccia bene leggere esempi di grande speranza in momenti in cui non c’era motivo di averne, esempi di altruismo e generosità inaspettati quando sul fronte si compivano atti di violenza inimmaginabili. E di certo fa bene alle generazioni che hanno avuto la fortuna di non vivere la guerra, ricordare quello che essa significhi, quello che essa possa comportare per non ricadere in vecchi errori, come troppo spesso si vede accadere. Imparare dal passato, imparare dai propri errori dunque, è così che si dice, beh, iniziamo a farlo ricordandoci quello che esseri umani come noi sono stati in grado di fare e di farci fare.

È il primo titolo che leggo di Amy Bratley, ma la sua scrittura non ci mette molto a conquistarti. Ha uno stile molto scorrevole, molto dolce e i suoi personaggi sono molto caratterizzati a livello umano, tanto che è facile entrare in empatia con loro. L’autrice lo rivela chiaramente nella sua lettera finale, messa a mo’ di postfazione del romanzo: ha amato scrivere questo libro ed è stata ispirata a farlo dopo una profonda riflessione su quella che è stata la vita sul fronte durante la seconda guerra mondiale. La passione che, infatti, ha messo nella sua penna è percepibile tra le pagine di questo romanzo così come è perfettamente evidente l’ammirazione che l’autrice stessa prova per quelle donne che sono riuscite a preparare un pasto per l’intera famiglia dal niente, superando la povertà e il razionamento. L’ammirazione per quelle donne che pur non avendo mai lavorato prima, occuparono posizioni tradizionalmente riservate agli uomini. L’ammirazione per quelle donne che restando a casa, in attesa del ritorno degli uomini dal fronte, dovevano avere a che fare ogni giorno con un sofferenza emotiva inimmaginabile, dovendo comunque, allo stesso tempo, portare avanti la propria famiglia, i figli, la propria vita, sapendo che l’arrivo di un telegramma avrebbe potuto distruggerla per sempre. È evidente che l’autrice si sia documentata molto prima di scrivere quest’opera e che nello stesso tempo sia rimasta molto colpita dalle testimonianze con le quali si è confrontata. Dovremmo dedicarci un po’ tutti, anche solo per un attimo, a quelle testimonianze, limitandoci anche solo a chiedere ai nostri nonni, per chi ha la fortuna di averli ancora, di parlarci di quei tempi.

Ma al di là di tutto questo, l’abilità dell’autrice è stata anche un’altra: quella di fare in modo che il romanzo resti sempre molto leggero e piacevole. Nonostante l’ambientazione storica, la guerra, e le tragedie che più o meno sconvolgono direttamente la vita di questa famiglia, il romanzo continua a essere sempre delicato e godibile.

Bellissime le donne di questa storia, che sono le vere protagoniste. A partire dalla grande Audrey, di una generosità e una forza d’animo invidiabile, alla bella Lily, con il suo passato da ingenua e il suo imminente futuro da mamma, sino ad arrivare a Elsie, innamorata dell’amore e costretta ad affrontare delle prove molto dure, insieme a tutta la sua famiglia. Ma anche la piccola Mary e la piccolissima Joy sono figure non marginali, che contribuiscono a pieno diritto a rendere questa storia ancora più bella e profonda. E poi durane il romanzo più di una volta mi sono ritrovata a desiderare di trovarmi dentro a quel forno, dove il calore e l’odore del pane appena sfornato e delle torte realizzate dalle generose mani di Audrey, rendono tutto incredibilmente più sopportabile.

Ineccepibile l’edizione a cura della Newton nella traduzione di Elena Papaleo.

5 stelle

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