Corpo felice di Dacia Maraini
Una delle scrittrici più importanti della letteratura italiana si rivolge alle donne per mettere la sua voce e la sua vita al servizio di un dibattito, quello sui diritti femminili, che le istanze dell’attualità hanno riportato con prepotenza in primissimo piano. Dai tempi di Donne mie – poesia simbolo degli anni della contestazione, durante la quale portò avanti le sue battaglie femministe – a oggi Dacia Maraini ha sempre raccontato le donne attraverso le protagoniste dei suoi libri: questa lettera aperta è per loro, e soprattutto per gli uomini, perché solo riconoscendo alle donne il ruolo chiave nella società e restituendo loro la parola significativa, l’umanità potrà avere un futuro luminoso.
Recensione a cura di Dannyella – Corpo felice di Dacia Maraini. Edito il 13.11.2018 da Rizzoli. Genere: autobiografie/narrativa contemporanea. 238 pagine.
Beh, Dacia Maraini non ha bisogno di presentazioni, e certo io non sono nessuno per parlarvi di lei. Mi sento sempre abbastanza in soggezione quando devo approcciarmi a scrittori di così alto-profilo, ma sono una bookblogger, e in questa sede non voglio far altro che esprimere la mia opinione sul suo ultimo romanzo edito da Rizzoli e pubblicato a novembre.
“Quando ho perso mio figlio, con cui conversavo di notte sotto le coperte e a cui raccontavo del mondo aspettando che nascesse; quando a tradimento quel bambino con cui giocavo segretamente e che già tenevo in braccio prima ancora che avesse aperto gli occhi è morto, sono stata sul punto di morire anch’io.”
La prima cosa che ritengo opportuno precisare è che non si tratta di un romanzo, ma di una lunga riflessione. Ecco, sì, credo che questa sia una nomenclatura abbastanza corretta, per quanto insolita, del libro che avete tra le mani. Una riflessione che ha origine da uno dei momenti più dolorosi che possa esserci nella vita di una donna: la perdita di un bambino durante la gravidanza. Dopo aver trascorso una gravidanza a letto, come raccomandato dai dottori, cercando di trattenere in vita quel bambino, nonostante le minacce di aborto costanti, al settimo mese qualcosa non va per il verso giusto. Il bambino smette di respirare, il dottore ritarda ad arrivare e una madre che tanto ha desiderato quel figlio, è costretta a dare alla luce un figlio senza vita. Un figlio che non ha mai visto la luce del mondo e che non merita neanche un funerale. Ma quella donna resta e resterà per sempre una madre, la madre di un bambino mai nato che continuerà a sognare per tutta la propria vita. È questo il filo conduttore di questa lunga riflessione, in cui l’autrice si rivolge per tutto il tempo a suo figlio, non limitandosi a immaginarlo crescere, imparare, vivere ma anche sbagliare. Attraverso le esperienze delle amiche mamme, infatti, l’autrice immagina quello che sarebbe potuto diventare il suo bambino mai nato: dall’essere un bambino educato e sensibile a diventare una sorta di delinquente nell’età adolescenziale, per poi diventare uomo grazie alla scoperta dell’amore per una donna, ed è solo a questo punto che l’autrice sarà pronta a dirgli addio, immaginandolo ormai felice e realizzato.
Ma Corpo Felice è anche molto di più: è una riflessione sulla storia delle donne e del femminismo che ha influenzato e influenza ancora così tanto l’essere donna e le tematiche come la femminilità, la maternità e il matrimonio. Dacia non perde occasione per sottolineare come il cristianesimo sia, tra le varie religioni, una delle più maschiliste e vessatorie nei confronti delle donne, senza darlo a vedere. Sono tantissimi i riferimenti che l’autrice fa a storici e filosofi delle età più svariate che, nel tempo, hanno contribuito a diffondere la loro idea di donna. Molto spesso uomini intelligentissimi e istruiti, uomini che è impossibile ignorare quando parlano di inferiorità della donna. Secondo Dacia, le donne, nonostante i tanti risultati ottenuti negli ultimi tempi, non possono non risentire di tutto quello che per secoli e secoli si è scritto e si è detto, argomentato e provato, a svantaggio dalla femminilità. Un libro femminista, quindi, di quelli che non possono non piacere a me, ricco di citazioni e riferimenti bibliografici, scritto da una donna intelligente e di cultura che non smette per un secondo di mischiare le proprie vicende personali alle proprie riflessioni, scontrandosi con un figlio mai nato che a un certo punto sembra ribellarsi contro tutti gli insegnamenti materni, considerando le donne come un oggetto sessuale di poco valore.
Credo sia un libro che tutte le donne dovrebbero leggere, non per darsi un tono o per avere un argomento di cui parlare quando ci si ritrova a cena con qualcuno con cui poter avere una conversazione intelligente, tanto non capita mai, ma perché è giusto che le donne leggano e discutano di questi argomenti, magari arrivando a parlarne tra di loro e insegnando qualcosa di più alle proprie figlie. A maggior ragione, poi, se a scriverle è una penna intelligente e colta come quella di Dacia.