Conta fino a dieci di Paolo Cammilli

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Trama Nell’isolato numero 4, un palazzo popolare del comprensorio Cielo Rosso, a sud di Catania, scompaiono due bambini, a pochi mesi l’uno dall’altro. Un incubo che si ripete. Già dieci anni prima era sparita una bambina di cinque anni, poi ritrovata in fin di vita lungo i binari della ferrovia che lambisce i palazzi. Un solo elemento, macabro e beffardo, accomuna i tre casi: i piccoli si perdono nel buio mentre stanno giocando a nascondino. Nessuno ha visto niente, nessuno sa niente. Centinaia di famiglie, impantanate nella miseria, hanno e fanno paura. Le indagini, mollicce e pavide, imboccano vicoli ciechi. Oscar Baldisserri, un quarantacinquenne senza capo né coda che viene catapultato fra quelle squallide muraglie di cemento, è l’unico a farsi delle domande. Perché una tale violenza e tutta quella rassegnazione sono incomprensibili per chi al Cielo Rosso non ci è cresciuto. In un’inarrestabile discesa nel degrado ambientale, sociale, umano della provincia italiana più ambigua, Oscar solcherà gli argini della sua coscienza pur di strappare al silenzio la verità.

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Recensione di EsmeraldaConta fino a dieci di Paolo Cammilli thriller pubblicato da Sperling & Kupfer il 4 luglio.

Mi sono cimentata in una lettura molto distante dai miei adorati romance con la stupida paura di far fatica a leggerlo. Dico stupida perché mi sono ritrovata a macinare pagine su pagine e terminarlo in pochissime ore. Faccio mea culpa, non avevo mai letto nulla di Paolo Cammilli e quando la Sperling mi ha proposto di partecipare all’incontro con l’autore sapevo di dover rimediare leggendo almeno il suo ultimo lavoro. Sono rimasta piacevolmente stupita dal suo modo di scrivere, crudo e che va dritto al punto senza troppi giri di parole, nell’arco di poche pagine mi sono ritrovata a immedesimarmi in un uomo di oltre cinquant’anni rimasto profondamente segnato da alcuni avvenimenti risalenti a 11 anni prima.

Oscar Baldisserri è un antieroe, un uomo che nella vita non ha concluso nulla e che viene catapultato in una realtà che non conosce e fatica a comprendere. Una realtà fatta di miseria, omertà e paura. Quella paura atavica che non ti abbandona mai e che ti fa compiere atti nell’assoluta certezza che non potrai mai riemergere dalla fogna in cui sei impantanato. Mi ha molto colpito la scelta di creare un protagonista così sbagliato e pieno di difetti, un uomo che non ti ispira fiducia e a cui non daresti mai in mano la tua vita. Un uomo vero che ha imparato undici anni prima che pensare fa male e quindi è meglio non farlo perché tornare a quei fatti lo getterebbe di nuovo nell’angoscia provata 11 anni prima.

Palagonia, paesotto di quindicimila abitanti a sud di Catania, comprensorio popolare Cielo Rosso, isolato numero 4, è questo il palcoscenico su cui si svolge l’intera storia, un luogo che ti mette i brividi, dove i bambini non sono più liberi di sognare e la cruda realtà è l’unica cosa che possono vedere i loro dolci occhi innocenti. Una realtà da cui sembra impossibile fuggire e che trasformerà un gioco spensierato come nascondino in un incubo da cui nessuno riesce a svegliarsi.

Oscar Baldisserri viene mandato in incognito in questa realtà per aiutare gli inquirenti a risolvere il caso dei due bambini scomparsi, proprio lui che non ha nessuna capacità e l’unica cosa che gli viene proprio difficile fare è passare inosservato, col suo taglio alla Toto Cutugno e i suoi vestiti chiassosi. Continua a chiedersi perché proprio lui, un uomo privo di qualsiasi conoscenza circa il caso, che viene dal profondo nord e si ritiene un fallito? La risposta che si forma nella sua mente non è per nulla piacevole e lo spiazzerà non poco.

Oscar non è però l’unico protagonista di questa intricata storia, a dividere la scena con lui ci sono Fortunato La Rosa e Matilde Catalano, un bimbo che ha paura della sua stessa ombra e la sua amica del cuore di una decina di anni più grande di lui che cerca di spronarlo a reagire nei confronti dei bulli che lo sfidano a compiere atti assurdi. Fortunato è un bimbo tenero che ha perso il suo migliore amico Salvatore, uno dei bambini scomparsi, e che sa molto più di ciò che vuole ammettere. Matilde è una ragazzina che è divenuta donna troppo in fretta e ha lo sguardo tipico di chi non ha nulla e non si aspetta niente di buono dalla vita.

Oscar riuscirà a conquistare la loro fiducia e insieme formeranno un trio indissolubile fino alla fine o quasi, Fortunato vedrà in lui la figura dell’eroe, descrizione che non appartiene per niente a Baldisserri, ma che aiuterà il bimbo a vedere la luce oltre le tenebre che è la sua vita e Matilde troverà in lui una persona che vedrà oltre la sua fisicità e l’apprezzerà fino in fondo.

Conta fino a dieci di Paolo Cammilli l’ho finito intorno a mezzanotte e per colpa sua ho faticato ad addormentarmi, mi ha fatto andare a letto con l’angoscia e anche il giorno dopo ho continuato a pensarci. Avevo capito chi era il rapitore? Ovviamente no, se l’avessi capito Cammilli non avrebbe fatto un buon lavoro, ed è stato proprio questo il principale motivo dello stato emotivo di agitazione perenne che mi trascino da giorni. Sarà che il tema trattato è difficile da digerire proprio perché sempre attuale, povertà, miseria, disagio sociale, emarginazione sono all’ordine del giorno e i bambini spesso sono le vittime innocenti e inconsapevoli di tutto questo degrado.

Il mio primo approccio col thriller è stato davvero positivo, merito senz’altro dell’autore in grado di raccontare con la giusta rudezza una storia che se avesse avuto più tatto non sarebbe risultata altrettanto efficace. Se avete voglia di provare a cambiare genere o anche se il thriller è il vostro pane vi consiglio di non perdervi Conta fino a dieci di Paolo Cammilli.

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