Conflitto di interessi di Paola Chiozza
Trama
Disturbo mentale o trauma cranico? Sofia Russo non capisce cosa abbia colpito la sua famiglia. Forse è stata la vincita alla lotteria a farla impazzire. Se almeno fosse stato un meteorite, avrebbe ereditato il denaro e bevuto cocktail su una spiaggia dei Caraibi per il resto dei suoi giorni. Di certo non avrebbe speso quei soldi per aprire una pasticceria in Islanda. E così, a ventiquattro anni suonati e con una naturale inclinazione alla catastrofe socio-sentimentale, Sofia si ritrova a Reykjavík. A combattere contro il freddo e la puzza di pesce putrefatto. Proprio quando pensa che non ci sia niente di più brutto dell’assenza del bidet, arriva lui. Joann Sigurdarson è un vichingo, in tutte le accezioni del termine. Soprattutto in quelle negative. Sfacciato, prepotente, scorbutico e… maledettamente affascinante. Può andare peggio? Sì, se Joann spunta proprio dall’unico posto da cui Sofia dovrebbe tenersi alla larga: il negozio di fronte a quello della sua famiglia. Il vichingo impertinente rappresenta la concorrenza. Quella spietata, fatta di equivoci, provocazioni, conflitti e puro odio. Eppure, sebbene nessuno dei due creda al proverbio “chi disprezza compra”, resistere alla tentazione sembra impossibile. Joann e Sofia non sanno più chi sono. Si odiano o si vogliono? Già. Forse era meglio il meteorite.
«Vieni qui, piccola. Ho voglia di farti urlare come quando ti schiacci le dita nella portiera della macchina!»
Conflitto di interessi di Paola Chiozza, chick lit pubblicato il 19 gennaio, self publishing.
Sofia Russo è una giovane ventiquattrenne napoletana vittima di uno scherzo del destino, o forse si dovrebbe dire di uno “scherzo della fortuna”… sì perché i suoi genitori hanno vinto la lotteria, ma anziché sperperare i soldi come le persone normali avrebbero fatto, decidono di investire tutta la vincita in una avventura azzardata: trasferirsi in Islanda e aprire a Reykjavík una pasticceria napoletana.
Incapace di vivere lontana dalla sua famiglia, sebbene il rapporto con Samuele, il fratello minore, sia relegato a continui battibecchi e vicendevoli dispettucci, Sofia si vede costretta a seguire i genitori in questa landa desolata abitata da vichinghi dalla lingua incomprensibile e che non conoscono l’esistenza di una cosa essenziale come il bidet.
Neanche il tempo è dalla mia parte, fa così freddo che rischio di morire di ipotermia. La menopausa da congelamento è dietro l’angolo.
Il secondo giorno, Sofia, alla disperata ricerca di un negozio che possa procurarle il tanto desiderato sanitario, s’imbatte in uno splendido esemplare di vichingo che la strega al primo sguardo.
Un paio di iridi azzurre mi trafiggono. Potrebbero essere vampate di calore, picchi di febbre o eccitazione sessuale, ma mi si scongelano gli estrogeni e gli ormoni. È la menopausa precoce? O è il gran pezzo di… ragazzo che ho di fronte?
Sofia può anche passare sopra al fatto che il fantastico esemplare di uomo pensi che il bidet sia una vasca da riempire di ghiaccio per tenere in fresco le birre, ma non può assolutamente concepire di socializzare con il figlio del proprietario del negozio di fronte al loro, Iceland Bakery, la pasticceria concorrente.
Ovviamente se la fortuna è cieca, la sfiga ci vede benissimo: e quello che poteva essere l’unico motivo che potesse rendere più lieta la sopravvivenza di Sofia nella terra dei ghiacci, diventa la causa maggiore del suo malessere.
Cosa potrebbe andare peggio???
Forse il fratellino impertinente si potrebbe innamorare della sorella del vichingo? O lo stesso potrebbe iscrivere Sofia a sua insaputa allo stesso show nazionale in cui partecipa il suo acerrimo nemico mettendoli continuamente l’una contro l’altro? O forse entrambe le cose?
Sofia è una giovane e bella napoletana ma è perseguitata dalla sfortuna e il suo essere un po’ maldestra la caccia in situazioni sempre sconvenienti e ridicole.
«Mi sa che tuo fratello Samuele, in tutta la sua vita, abbia fatto meno figuracce di te.» E se lo dice lei, significa che sono davvero una grandissima sfigata.
Ma Sofia è anche una pasticcera di alto livello e, quando cucina, pochi possono mettersi al suo pari.
Quando cucino, dimentico tutto ciò che mi circonda. Non sono più goffa, imbranata e scoordinata. È l’unica cosa che so fare, l’unica che voglio davvero fare, sono nel mio mondo e niente riesce a intristirmi.
Joann Sigurdarson è uno splendido esemplare di vichingo: alto, con fisico statuario, gli occhi di ghiaccio e i capelli lunghi biondi. Suona e canta anche in un gruppo folk della città ed è l’oggetto del desiderio di moltissime donne. Sofia non può non essere da meno, ma il solo fatto che le attività aperte dai rispettivi genitori siano concorrenti, li rende nemici.
Per di più Joann non riesce a concepire alcuni modi di fare degli italiani e si infastidisce per un nonnulla, cosa che agli occhi di Sofia, lo rende scorbutico e prepotente.
«Il tuo popolo fa cose che in Islanda sono considerate scorrette. Ingozzarsi al buffet e ignorare le constatazioni amichevoli degli incidenti. Vado avanti?» «Continua pure, stronzo.»
Ma anche Joann è un abile pasticcere e, come Sofia, vuole rendere fiero di sé i suoi genitori e portare al successo la loro attività.
A conti fatti i due giovani non sono proprio così diversi l’uno dall’altra: ma la comune passione per la pasticceria li avvicinerà o li allontanerà irrimediabilmente, soprattutto se in palio, oltre alla gloria e al buon nome delle rispettive attività di famiglia, ci sono un premio in denaro e un ambitissimo stage?
I due protagonisti sono caratterialmente ed esteticamente agli antipodi, ma come due poli opposti, sono fortemente attratti l’una dall’altro.
Non sarà facile per loro superare le diversità culturali e la rivalità professionale, ma sarà divertentissimo assistere alle loro avventure/disavventure: dipende dai punti di vista!
Paola Chiozza dopo averci fatto piegare in due dalle risate con “Punizione Divina” e intrigato con un testo più impegnativo come “Royal Flush”, torna con un romanzo estremamente divertente e leggero, condito con un pizzico di folklore partenopeo che non guasta affatto.
I dialoghi sono sempre accattivanti e molte scene al limite del comico rendono questo libro un ottimo compagno per un pomeriggio di completo relax.