Come piume nel mare di Deborah P. Cumberbarch

Come più nel mare di Deborah P. Cumberbatch secondo volume della serie “Storm and Sea” romance storico, age gap, slow burn pubblicato self il 12 ottobre
Ho finito di leggere questo libro già da qualche giorno ma non ho avuto il coraggio di sedermi e scrivere le mie impressioni perché volevo trattenere e assaporare ancora per un po’ tutte le sensazioni che avevo provato. Non è sempre facile tradurre le emozioni in parole e spesso mi ritrovo ad invidiare tante autrici per questa loro capacità. In questo caso specifico avrei voluto avere il dono di Deborah e trasformare le mie parole in immagini di una bellezza mozzafiato e struggente, quanto un amore contrastato. Prendere tra le mani un suo libro è come entrare in una sala cinematografica e assistere ad un colossal, ad una storia d’altri tempi e farlo fotogramma dopo fotogramma, per cogliere ogni singola immagine da mille prospettive e angolazioni diverse, perché la sua scrittura è così, talmente descrittiva da portarti al centro della scena in un solo attimo e quella scena mi era mancata così come mi era mancata la sua scrittura e, soprattutto, mi era mancato questo gruppo di pirati che combatte per la libertà da qualsiasi forma di oppressione, il profumo della salsedine nei capelli, il rumore del frangersi delle onde sulla battigia e anche quella magia tutta particolare che comprendono solo le persone che amano il mare e la bellezza che in esso si cela. Quindi, è stato con grande piacere che sono ritornata sul ponte di una nave pirata dove, fingendo di far parte della ciurma, ho potuto sbirciare a mio piacimento tutti i personaggi che avevo amato nel libro precedente e assistere alle avventure del quartiermastro Charles Vane e di Cassandra La Veggente. E’ stato un viaggio tumutuoso, affascinante, vibrante di vita e di passione, un’avventura che mi ha portanto da Nassau, il regno incontrastato dei pirati, all’isola di Tortuga e poi sul ponte di una nave che attraversa l’occhio di un ciclone per approdare, infine, tra i nativi americani, in una terra che avrebbe dovuto essere solo di chi ci è nato e cresciuto e che, invece, viene martoriata da inglesi, francesi e spagnoli per garantirsene il possesso. Questo libro mi ha stregato, ha avvinto la mia anima, mi ha inferto ferite profonde, mi ha fatto viaggiare tra terra e mare, tra mondi e culture diverse e mi ha conquistato con ogni singola parola, ogni minimo gesto e poco importava se a fare una cosa che mi colpiva era uno dei protagonisti o qualcuno dei tanti personaggi presenti nel romanzo perché questa è una storia dove nessuno è in secondo piano, dove tutti hanno un ruolo ben delineato e tutti concorrono a creare un piccolo gioiellino che, ne sono sicura, rimarrà a lungo nel mio cuore perché Charles e Cassandra sono immensi, potenti, sono il calore di un raggio di sole, la forza di un mare in tempesta, la resilienza di un salice scosso dal vento.
Lui, Charles Vane, il quartiemastro che non ama farsi toccare, l’uomo che si mostra sempre duro e inflessibile anche quando vorrebbe saper dire parole più dolci, quello che fa finta di non avere a cuore nessuno eppure non riesce a celare l’orgoglio che prova nei confronti di Eithnee, il suo capitano, da due anni non fa altro che cercare la Veggente fuggita dopo aver aiutato tutti loro a riportare la vittoria per riprendersi la loro casa. Dovrebbe infischiarsene di quella ragazzina pelle e ossa che ha preferito fuggire invece di rimanere con tutti loro, eppure, Vane non riesce a spiegarsi il motivo per cui continua a portarsi dietro un pezzo di carta e una matita. C’è qualcosa, qualcosa che va al di là della ragione che lo spinge a cercarla, a cercarla ancora, in ognuno dei porti che incontra sulla sua rotta fino a quando non la ritrova in uno dei posti più malfamati anche per un pirata come lui.
Lei, Cassandra, la Veggente, fugge, fugge da un luogo all’altro ormai da anni, non ha pace, non può affezionarsi a nessuno perché tutti quelli che ama finiscono per morire, eppure, il ricordo di quel burbero quartiermastro che l’ha salvata due anni prima non abbandona mai la sua mente, nemmeno quando tenta di scacciarlo con tutte le sue forze. Rivederlo dopo due anni, in un luogo in cui non avrebbe mai pensato di incontralo la spinge a fermarsi, a non scappare più e a cercare il modo di ritornare tra la sua gente e aiutarli in tutti i modi possibili.
Ed è così che ricomincia la loro storia, o forse non si era mai fermata, forse tutto l’universo ha concorso al momento del loro ritrovarsi e da quel momento in poi non c’è stato più un momento di pace per me. Ho pianto quando vedevo nei loro occhi il dolore scatenato dai loro demoni. Quelli che costringono Vane a non farsi toccare nemmeno dalle persone che più ammira, e quelli che impedicono a Cassandra di usare la propria voce per tenere celato un segreto terribile. Ho riso tutte le volte in cui, esasperato e quasi impotente, Vane pensa a Cassandra come “la stron…” mentre in realtà vorrebbe solo un suo sguardo, un suo tocco per quanto fugace, un battito di ciglia. Ho ammirato la forza e la costanza di Cassandra, il suo combattere sempre e comunque, il suo grande cuore che si commuove per le persone che ama e che al momento opportuno può diventare inflessibile. Ho amato in modo viscerale Charles e la sua fragilità, quel suo essere ironico e burbero per nascondere i suoi veri sentimenti, quel suo combattere per ottenere giustizia e libertà per tutti anche se si dice che lo fa solo per rispetto verso il suo capitano e quella “str…” della Veggente.
Credo si sia capito che straconsiglio questo libro, anzi, vi dirò di più, dovete assolutamente leggerlo, perché semplicemente vi riempirà di emozioni.