Come capita la vita di Elisabetta Cirillo

Trama Cecilia è una giovane donna che ha rinunciato a sognare. Amava l’arte, desiderava dipingere, esporre le sue opere, sperava di lasciare un segno. Ma ben presto le velleità artistiche hanno fatto posto a desideri più concreti, come trovare un lavoro con cui mantenersi senza pesare sulle spalle di sua madre. E spesso le scelte di necessità costringono ad abbandonare la strada del cuore. Vera è una ragazza minuta, con occhi innocenti e mani da bambina. Dietro a quell’aspetto apparentemente fragile nasconde un coraggio da combattente, quello con cui ha sconfitto il cancro e con cui è capace di affrontare un’intera platea di ascoltatori, scuotendo con la sua testimonianza le loro certezze sull’esistenza. Le sue parole, una sera, sono come uno schiaffo per Cecilia, che da anni vive una vita in cui non si riconosce più, prigioniera anche di un matrimonio che la lascia costantemente in ombra e che l’ha allontanata ancora di più dai suoi sogni. Quando sente per caso quella sconosciuta parlare della sfida di reinventarsi tutti i giorni, per ricostruire una vita di cui essere orgogliosa, Cecilia prova una scossa, che la risveglia finalmente dal suo torpore. L’incontro casuale tra Vera e Cecilia è l’inizio di un’amicizia speciale. Due anime affini che si riconoscono, la resilienza e la leggerezza che si completano. Da quel momento saranno inseparabili, l’una pronta a sostenere l’altra, di fronte alle scelte più difficili, ai cambi di rotta del destino, alle salite, alle discese e alle pazzie. Perché «ci sono amici che diventano famiglia ed è uno dei doni più belli che la vita possa farci».

Come capita la vita di Elisabetta Cirillo, libro di narrativa pubblicato da Sperling & Kupfer il 21 maggio.

Ho dovuto aspettare un mese per poterlo leggere, la trama mi aveva conquistata fin dal primo istante e la cover meravigliosa aveva influito sulla scelta, ma il tempo scarseggiava.

Come capita la vita si legge in un baleno, passerete in sua compagnia una piacevole mattinata. La scrittura di Elisabetta Cirillo è semplice e immediata e questo è un aspetto positivo, ma ho sentito la mancanza di un forte impatto emotivo. Potrebbe essere una questione mia e che nessun altro riscontrerà, questo è ciò che auspico naturalmente, ma non posso esimermi dal parlarvene.

Dedico questo libro a mio marito,
mi piace pensare che le mie parole ti abbiano chiamato a me,
perché sei tu che ho disegnato senza saperlo e sei tu che
sei arrivato alla mia porta, e per fortuna.

Facciamo la conoscenza di Cecilia adolescente. Cecilia è una ragazzina molto sensibile che ha problemi a integrarsi. Ha appena cambiato scuola scegliendo un liceo classico privato con una sperimentazione in storia dell’arte e laboratori di pittura creativa. Qui è certa di poter ripartire da zero dopo i non proprio felici anni di ginnasio nella vecchia scuola. Fin dal primo giorno capisce però che non sarà possibile perché anche la scuola è diversa, lei resta sempre la stessa.

E qui succede subito una cosa che mi ha fatto storcere il naso. Dalla Cecilia adolescente, che mi sarebbe piaciuto molto poter conoscere in modo più approfondito, certa che avesse ancora tantissimo da dare e da dire, si passa alla Cecilia adulta. Un salto temporale, non specificato nel libro, che mi ha lasciata perplessa.

Cecilia sembra aver accantonato tutti i suoi sogni ed essersi accontentata di trovare un lavoro stabile che le permettesse di pensare al futuro senza eccessivi timori. È un agente immobiliare. Chi avrebbe mai potuto pensare che, una ragazzina così piena di passione, decidesse di intraprendere una professione così noiosa? Dove sono finiti tutti i desideri? Dov’è finito l’amore per l’arte?

Cecilia sembra la fotocopia in bianco e nero della se stessa che era da ragazza. Ben presto oltre al lavoro che la fa sbiadire piano piano, trova anche un marito che non la fa vibrare certo di luce. Adriano la affascina e insieme sembrano un connubio perfetto, almeno sulla carta. Ciò che ancora Cecilia non sa è che l’amore è tutt’altra cosa.

La scossa per tornare a vivere una vita a colori arriverà da una delle, solitamente, noiosissime serate a cui Cecilia è costretta ad accompagnare Adriano. Quella sera sul palco salirà una donna che grazie a poche parole la porterà a riflettere sulla sua esistenza.

«Voglio parlarvi di ciò che più è difficile: ovvero di come si sopravvive all’essere sopravvissuti. Se ci pensiamo, siamo tutti sopravvissuti, non siamo altro che sette miliardi di sopravvissuti…

Per quanto io ami tutte le storie, perché la vita che capita è sempre la vita più vera…

Cecilia decide di presentarsi a questa donna che ha sofferto tanto e ha avuto il coraggio di andare avanti, di rinascere. Vera la accoglie come se fossero amiche da una vita. Confidarsi tra loro è così semplice che davanti a un bicchiere di champagne diventano complici.

Da questo momento per Cecilia inizia la rinascita, prende consapevolezza della fine del suo matrimonio, ma trovare il coraggio di fare il primo passo per separarsi sembra troppo complicato per chi si è abituata ad avere una vita piatta.

Sono talmente abituata a essere la metà di qualcosa che ormai fatico a essere l’intero di me stessa.

Ritrovare se stessi è una delle cose più difficili, a volte farsi guidare è il modo migliore per smettere di pensare. Succede spesso di farsi condizionare dal giudizio altrui senza volerlo, ci sono momenti in cui mettiamo da parte la nostra personalità perché così è più semplice non arrivare allo scontro, perché ci sono persone che amano prevaricare gli altri e giocare sulle debolezze altrui. Anche a me è successo e ho faticato molto a rendermene conto, certa che fossi abbastanza forte da decidere sempre per me stessa.

Cecilia è così, ha lasciato che le circostanze la trascinassero e per riemergere dall’acqua da cui è sommersa ha bisogno di una scossa…la scossa in questione ha un nome: Giulio. Tocca a voi scoprire chi sia questo Giulio e in che modo possa far sentire VIVA Cecilia.

All’inizio vi parlavo della mancanza di un forte impatto emotivo e cerco di spiegarvi il mio punto di vista. La storia di Vera è molto toccante, dovrebbe riuscire a toccare le giuste corde, ma non arriva mai in profondità. Per quanto il rapporto tra Cecilia e Vera sia il fulcro della narrazione, la connessione resta molto forte a parole scritte su nero su bianco, ma io non l’ho sentita. Gli unici momenti in cui le mie emozioni sono entrate in gioco sono stati quelli con Giulio. Il brivido dell’ignoto, la certezza di non stare facendo la cosa giusta. Queste emozioni mi sono arrivate, ma Cecilia resta comunque sempre troppo algida per potersi immedesimare con lei. Avrei voluto un maggiore approfondimento, parlare di scelte così importanti e definitive in poche pagine era un’impresa e mi permetto di dire che a Elisabetta Cirillo non è riuscita appieno.

Forse il mio giudizio vi sembrerà troppo duro, ma vi assicuro che ho ponderato bene come esprimere il concetto. Spesso non è facile parlare delle cose che non ci hanno convinte e spero di averlo fatto con garbo e senza mancare di rispetto a chi, sono certa, ha messo tutta se stessa in questo libro.

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