Blog Tour – Zarina di Ellen Alpsten – Caterina e altre femministe “ante litteram”
Trama “Lo straordinario romanzo della serva che divenne imperatrice di Russia.”
Palazzo d’Inverno, febbraio 1725. Quando lo zar Pietro il Grande esala l’ultimo, travagliato respiro, sua moglie Caterina I è la regina astuta e seducente che tutti hanno imparato a temere e ad ammirare. La donna piena di risorse che ha profuso ogni sforzo pur di rimanere al fianco dell’imperatore; colei che più di ogni altra lo ha amato e odiato, aiutato e tradito, subìto e saputo domare. Ma nel passato di Caterina c’è molto di più. Figlia illegittima di un contadino della Livonia, prima che l’incontro con l’imperatore di Russia le cambiasse il nome e la vita, Caterina era Marta: sposa poco più che bambina di un soldato svedese, domestica al servizio di un pastore in Lettonia, salvata da un ufficiale dell’esercito russo, serva del principe Menšikov. Non c’è sopruso, violenza o barbarie che Marta non abbia provato sulla propria pelle e, adesso che lo zar è morto, l’ultima, decisiva battaglia la attende: quella per il potere. La parabola drammatica e trionfale di Caterina I di Russia rivive in un racconto storicamente accurato, trascinante, appassionato e appagante come solo la vita vera sa essere.
Blog Tour – Zarina di Ellen Alpsten, romanzo di narrativa storica pubblicato da DeA Planeta il 22 ottobre scorso.
Caterina e altre femministe “Ante Litteram”
Caterina I di Russia, nata col nome di Marta, è figlia illegittima di un contadino della Livonia. Per colpa delle sue umili origini, ed essendo priva di protezione, scoprirà che il suo aspetto avvenente la espone alla mercé di un qualunque potente. Infatti, alla giovane età di sedici anni, viene venduta come serva a un ricco uomo che l’ha adocchiata e che la condurrà lontana dai suoi affetti sottoponendola alle sue vogliose angherie.
Ed è proprio da qui che parte la sua trasformazione, dovendo subire qualsiasi cattiveria senza potersi opporre, da ragazza semplice e pudica diventa una donna sempre più determinata e riflessiva. Si piega ma non si spezza Marta, che comincia a conoscere il mondo e il piacere della carne. Proprio quando capisce che la dignità che le è stata strappata è piuttosto il valore intrinseco di ogni uomo in quanto persona, è pronta a mettersi in gioco e a non farsi mettere i bastoni tra le ruote da nessuno. Marta diventa quindi Caterina, la zarina passata alla storia.
Ma Caterina era molto più di questo, se consideriamo il periodo storico in cui è vissuta, possiamo tranquillamente dire che è la prima femminista nella storia della Russia moderna, la moglie dello zar riformista per eccellenza, Pietro I, detto il Grande. Fu infatti particolare come il regno di lui, tutto incentrato sul modernizzare il Paese, abbia sradicato il tradizionale stile di vita russo e importato, spesso imponendoli con la forza, gli usi europei occidentali. Il vento di cambiamento che cominciò a soffiare nella steppa russa influenzò una generazione, fino a Sofia Federica Augusta di Anhalt-Zerbst che, nel Settecento, sposando Pietro III e facendolo abdicare, divenne Caterina la Grande, imperatrice di tutte le Russie. Con Caterina II, la Russia vive il suo momento d’oro per eccellenza e, nonostante l’eccessiva ambizione la renda una dittatrice crudele e senza scrupoli, rimane la zarina illuminata che, grazie alle sue competenze e alla sua dedizione nel cambiare il paese, offre alle donne la possibilità di emergere dal maschilismo dell’epoca.
E che cos’è davvero il femminismo se non il movimento per l’emancipazione della condizione della donna? Si potrebbe pensare che nel 2019 non ci sia più bisogno di parlarne visto che “le donne hanno tutti i diritti”, invece no, siamo ancora qui a dispetto di chi categorizza questo bisogno come “maschilismo al contrario”. Certo, le differenze tra i movimenti del passato e il cosiddetto nuovo femminismo non sono solo le battaglie ma anche la piazza in cui si svolgono, resta però uguale la passione ed il fuoco che li contraddistingue.
Un ruolo importantissimo lo svolge la letteratura ma, al giorno d’oggi, anche la rete con i social, passando attraverso diversi canali come ad esempio la tv. Non a caso è appena uscita una miniserie, che vi consiglio di recuperare, proprio su Caterina la Grande con una magistrale Helen Mirren! Ma se ci guardiamo bene attorno scopriamo che in letteratura siamo decisamente attorniati da personaggi femminili forti e potenti che, nel loro piccolo spazio, riescono a farci riflettere sulla condizione della donna.
Certo ci sono le sorelle Bronte che, dalla brughiera inglese, ereditano una sete insaziabile di libertà che si traduce nelle loro biografie più indipendenti e anticonformiste, nonostante siano vissute nei primi decenni dell’Ottocento. E se qualcuno di voi ha per puro caso dimenticato la storia di Jane Eyre, è pregato di recarsi immediatamente in libreria!
Tra le super famose c’è ovviamente l’adorata Jane Austen, una delle icone femministe per eccellenza, che con le sorelle Dashwood di Ragione e Sentimento, le Bennett di Orgoglio e pregiudizio e la snob Emma Woodhouse, ritrae delle eroine, figlie della loro epoca, ma che cercano di ottenere il meglio dalle circostanze in cui si trovano, battendosi per il loro diritto alla felicità e prendendo delle decisioni per sé stesse.
Una pioniera dell’anticonformismo è Mary Shelley che, scrivendo Frankenstein, prova che l’immaginazione e il genio letterario non hanno sesso: una donna è in grado di scrivere romanzi che non parlano solo di amore e principesse da salvare, ma piuttosto di filosofia, mostri, scienza ed etica.
Virginia Woolf fece la storia della letteratura femminile del Novecento. Con La signora Dalloway, Orlando, Una stanza tutta per sé, la conosciamo come letterata rivoluzionaria e donna estremamente intelligente, colta e alquanto tormentata. Il femminismo per Virginia si racchiude in una della sue più note citazioni: «Una donna per poter scrivere ha bisogno di avere soldi e una stanza tutta per sè».
Ovvero: ad una donna bastano solitudine e indipendenza per potersi esprimere.
Infatti, i due motivi principali che spiegavano l’assenza delle donne dalla letteratura erano la richiesta d’indipendenza economica dagli uomini e l’impossibilità di condurre una vita autonoma, dovendosi occupare dell’ambiente domestico. Una situazione penalizzante che ha privilegiato quest’ultimi, potendo godere del tempo e delle condizioni economiche per dedicarsi alla scrittura, mentre le donne sono state limitate nella libertà di affermare le proprie idee. E in tutto questo, vorrei sottolineare che il padre non volle nemmeno farla studiare… quando sono ciechi gli uomini alle volte!
E che dire di Anais Nin? La grande scrittrice cosmopolita che raccontò i desideri sessuali delle donne diventando tra le più grandi esponenti della letteratura erotica femminile del Novecento. A Parigi incontrò Henry Miller, si innamorò perdutamente del suo modo di scrivere, crudo e diretto, ma perse la testa anche per sua moglie June Mansfield diventandone l’amante. La franchezza e la spudoratezza con cui scriveva di sesso, scandalizzano e affascinano ancora oggi, in un periodo in cui tutto è esplicito e nulla dovrebbe stupirci. Il delta di venere è sicuramente una delle sue opere migliori.
Ultima tra le scrittrici femministe che vi consiglio, è Zelda Fitgerald, sì proprio Fitzgerald perché moglie del celebre Francis Scott, autore de Il grande Gatsby. Ribelle e anticonformista fin da giovane, con il marito ha incarnato l’epoca dei ruggenti anni ’20: anni vissuti all’insegna del divertimento senza pensieri, tra fiumi di alcol e party sfrenati. Zelda era ballerina, pittrice, scrittrice, ma nonostante i numerosi talenti (e la grande influenza sulle opere del marito, di cui si dice sia la vera autrice) non ottenne mai il meritato riconoscimento. Solo negli anni ’70 con la loro chiave di lettura femminista, sono riusciti a ridare spessore e identità alla sua figura. Perché Zelda non era solo «la moglie dello scrittore»: era una donna complessa e spregiudicata, un’artista eclettica e ambiziosa. Una personalità forte che riuscì a proporre un modello di donna alternativo nella società patriarcale di quegli anni. Diventando così non solo una icona di stile ma anche del femminismo.
E se diamo un’occhiata, non solo alle scrittrici, ma anche alle storie, scopriamo dei personaggi davvero fondamentali per la formazione di ognuno. Scout Finch, dal romanzo di Harper Lee “Il buio oltre la siepe”, ha ispirato molto più del desiderio di emancipazione, conducendoci in una crociata morale e facendosi portavoce dei più deboli e paladina degli innocenti. Ci ha insegnato la compassione, la gentilezza , l’amore ma anche l’odio. Tutte cose essenziali per poter comprendere appieno la lotta per i diritti delle donne. E dire che lei è solo una bambina.. tanto quanto Lisbeth Salander, da Uomini che odiano le donne, che da bambina sopravvissuta ad indicibili sofferenze, non lascia a nessuno la possibilità di metterle i piedi in testa, difendendo sé stessa e le altre donne nella lotta contro il predominio maschile e la violenza sessuale. Anche se con i suoi metodi anticonvenzionali e molto discutibili, ci ha sicuramente insegnato a combattere con le unghie e con i denti per la sicurezza di ogni donna.
Rossella O’hara invece è egoista, indipendente, furba, calcolatrice, riesce sempre ad ottenere ciò che vuole ma senza mai perdere la propria dignità. È lei che dopo la guerra di secessione prende le redini di Tara e la rimette in piedi, con uno spirito imprenditoriale mascolino che fa gridare allo scandalo tanto quanto i suoi tre matrimoni. Cade ma si rialza sempre più forte di prima, riesce ad arricchirsi e ad onorare la promessa fatta a sé stessa di “non soffrire mai più la fame, a costo di mentire, rubare o uccidere.”
April Wheeler, da Revolutionary Road di Richard Yates, sarebbe tutt’oggi l’anticonvenzionale per eccellenza perché esponente di punta del movimento child free: April, nonostante le due gravidanze, non è nata per fare la mamma. Donna intelligentissima e di grandi ambizioni, vuole mordere la vita a tutti i costi cercando stimoli in ogni progetto in cui si cimenta. Quando finalmente riesce a convincere il marito a seguirla ad emigrare in Francia, rimane incinta per la terza volta, restando risucchiata nella stessa vita piccolo borghese dalla quale cercava di fuggire. Ma April, che non vuole scendere a compromessi, si procura un aborto fuori tempo massimo, rimettendoci la vita.
Questi straordinari personaggi femminili, con il loro potere catalizzante, riescono a sopravvivere nel tempo arrivando a colpire nel segno perfino nella nostra cultura di massa, scuotendo coscienze e lasciandoci molto su cui riflettere. Io credo nella resilienza di noi donne, e voi?
«Il femminismo si è trasformato da ideologia a movimento di resistenza. La cura femminile del mondo è sovversione quotidiana che permea le azioni concrete di donne e uomini della strada, quella sconosciuta. Questa non è sconfitta, è evoluzione.»