Blog Tour- Tulipani a colazione di Alessandra Villasco Damiani
Trama Una giovane donna in cerca del vero amore, un diario ritrovato per caso che le cambierà la vita. Una storia sulle seconde occasioni e i legami destinati a durare per sempre. Beatrice ha solamente dodici anni quando un tragico avvenimento le sconvolge la vita. Dopo un anno, senza alcun preavviso e apparente motivazione, sua madre decide che si trasferiranno a Roma, facendole così smarrire le poche certezze che con fatica aveva ricostruito, tra cui il ragazzo di cui è innamorata, Alessandro. L’amore per lui, nonostante tutto, rimane vivido per l’intera giovinezza, fino a quando i due si rincontrano per caso durante una vacanza. Ormai, però, è passato troppo tempo e la promessa che Alessandro le fa, di regalarle ogni mattina tulipani a colazione, sembra impossibile da mantenere. Diversi anni dopo Beatrice conosce Javier, affascinante, ricco e romantico, l’uomo dei sogni di ogni donna. Sarà un diario, trovato per caso su un aereo, a rimescolare ancora una volta i percorsi del destino attraverso un gioco di specchi tra Beatrice e la protagonista del manoscritto.
Blog Tour – Tulipani a colazione di Alessandra Villasco Damiani, libro di narrativa contemporanea pubblicato da Sperling & Kupfer lo scorso 29 giugno.
Tappa: Il primo amore.
Buongiorno, cari Smeraldi, e benvenuti alla seconda tappa del Blog Tour legato a Tulipani a colazione, esordio letterario di Alessandra Villasco Damiani pubblicato da Sperling & Kupfer lo scorso 29 giugno. Oggi parleremo d’amore, e più nello specifico di primo amore, e sarò io a snocciolarvi l’argomento. Lo so, fa già ridere così. Ho sempre avuto un approccio parecchio cinico al tema, direi disincantato e poco romantico. Se ripenso al mio personale primo amore non so se collocare nella categoria citata il tipo che mi abbandonò come garanzia ad un posto di blocco dei carabinieri – eravamo stati fermati senza casco e documenti in sella ad una Vespa – o forse era primo amore quello con il fenomeno da baraccone che, dopo una scossa violenta di terremoto, mi scaricò sostenendo che il movimento tellurico lo avevo provocato io con la mia energia negativa.
Scherzi a parte, mi sono sempre chiesta perché tendiamo a dire che il primo amore non si scorda mai; che cosa ricordiamo del nostro primo battito di cuore, farfalle nello stomaco e salivazione azzerata?
Forse la risposta sta nel passaggio tra l’infanzia e il periodo dell’adolescenza, quel momento in cui smettiamo di giocare immaginando universi alternativi e torniamo con i piedi per terra, quando ci accorgiamo che qualcuno ci provoca un turbamento, smettiamo di porci al centro dell’attenzione e l’io diventa noi.
La mia generazione è cresciuta senza supporto tecnologico. Il mio primo cellulare l’ho tenuto in mano alla veneranda età di 20 anni. La comunicazione per noi adolescenti nei primi anni 90 dello scorso secolo passava attraverso schede telefoniche delle cabine pubbliche, consumate e conservate gelosamente perché erano testimoni di dialoghi e sospiri. Pomeriggi in attesa che il lui di turno ci chiamasse, cercando di rispondere al primo squillo, evitando che un genitore intercettasse la telefonata. Si comunicava così, ci si guardava negli occhi e non attraverso lo schermo di un cellulare. Si aveva la sensazione che le emozioni che stavamo vivendo potessero durare in eterno, e non solo quelle positive. Tutte noi siamo state lasciate, almeno una volta nella vita, e sono sicura che abbiamo pensato che non ci saremmo più riprese , non avremmo più amato un altro con la stessa intensità e a nessuno avremmo regalato il nostro cuore per farcelo calpestare. Sono tutte situazioni che con il senno di poi ci fanno sorridere della nostra inesperienza. Il primo amore è un po’ l’iniziazione a ciò che ci aspetta nella vita da adulti, una montagna russa di emozioni che vanno dalla gioia più assoluta alla disperazione più nera. Ma è una tappa obbligatoria da affrontare, qualcosa che ci faccia capire che il vissero felici e contenti, a volte, succede solo nelle fiabe.
Alessandro e Beatrice, protagonisti di Tulipani a colazione, si conoscono da sempre. Le loro famiglie sono molto legate, e se Beatrice è sicura dei sentimenti che prova per quel ragazzino schivo, che non la degna di un solo sguardo, Alessandro dal suo canto tende ad evitarla, a schernirla con i suoi amici e a non ammettere a se stesso che quel sentimento, in fondo, lo ricambia. Sarà un evento drammatico ad unirli inesorabilmente. Anche se per il lieto fine dovremo penare e pure tanto. Alessandro si presenta alla porta di Beatrice con un mazzo di tulipani. È il suo modo di dirle che c’è, è presente, anche quando la evita e non la guarda, c’è quando in presenza dei suoi amici la prende costantemente in giro e c’è in una sfocata polaroid che li ritrae insieme, conservata per anni nel suo portafoglio.
“Se adesso mi scegli, se adesso vuoi provarci, se adesso vuoi venire via con me, ti prometto che ti farò trovare tulipani a colazione ogni mattina che mi sveglierò con te.”
E noi quale traccia abbiamo conservato del nostro primo amore? Quando non esistevano ancora i social, dove esternavamo i nostri sentimenti, a chi affidavamo i pensieri più intimi? Quante pagine di diario abbiamo vergato, quanti biglietti, lettere, cartoline e addirittura scontrini abbiamo conservato? Ogni fotografia scattata che racchiude un attimo, lo cristallizza nel tempo, il primo bacio in riva al mare, un tramonto, un falò con le canzoni strimpellate alla chitarra. Tutte esperienze che raccontano una generazione che non aveva niente ma in che realtà era felice in maniera inconsapevole. Ci si dedicavano le canzoni alla radio e il sentimento si misurava anche dal tipo di canzone che il pretendente di turno aveva scelto per farti capitolare. E i giri sul pedalò a scambiarsi effusioni al mare, lontani da sguardi curiosi e indiscreti, e i regali improvvisi. Peluches con frasi sdolcinate che venivano stritolati nel letto, immaginando di abbracciare il nostro amato, e decapitati e martoriati dopo l’abbandono. E poi gli odori, i profumi. Ogni fotogramma del nostro primo battito di cuore ha un odore particolare, un sapore. Qualcosa che puoi associare ad ogni senso. Esperienze nel cammino della vita che ci portano inesorabilmente a pensare che il vero amore non è quasi mai il primo, ma l’ultimo, quello che stiamo vivendo che ci fa sentire appagati e felici.
Vi invito a seguire le altre tappe del blog tour e vi suggerisco di leggere Tulipani a colazione. Fatelo se siete delle inguaribili romantiche e credete nelle seconde occasioni che la vita ci pone davanti, a quei treni che raramente passano un’altra volta, al vissero felici e contenti.