Blog Tour – L’anello di Caterina di Ludovica Saracino – Siena, città storica sfondo del romanzo

Buongiorno smeraldi e benvenuti alla prima tappa del Blog Tour dedicato a L’anello di Caterina di Ludovica Saracino pubblicato da Bookroad il 23 gennaio. Saranno tre i temi affrontati per introdurvi a questa lettura: io vi mostrerò la città di Siena, che fa da sfondo alle vicende del romanzo; domani Septem Literary vi parlerà di arte e della storia di Santa Caterina e infine giovedì Bookspedia vi introdurrà al mistero dell’anello.

Trama Quando il telefono inizia a squillare, Caterina ancora non immagina i cambiamenti radicali che subirà la sua vita. Sono già diversi anni che vive a Londra e che ha deciso di mettere una pietra sul passato e su tutto ciò che l’ha spinta a scappare da Siena, come per esempio il difficile rapporto con la sua famiglia. Ma la morte improvvisa di nonna Maria la mette di fronte a una sola possibilità: come unica erede, deve rientrare in Italia e partecipare alla lettura del testamento. Il ritorno in patria, però, si rivela tutt’altro che una decisione felice: la morte della nonna, rinomata storica e grande studiosa della vita di santa Caterina da Siena, ha attirato l’attenzione dell’intera comunità senese e di misteriose personalità accademiche interessate a un segreto di famiglia che la donna ha cercato di proteggere per tutta la vita. Caterina lo sa bene: spesso la nonna le parlava di un misterioso anello scomparso appartenuto proprio alla santa, capace di incredibili miracoli e nascosto da secoli proprio nel centro medievale di Siena. Ma quella che per lei è stata poco più di una favola della buonanotte, presto si trasforma in una realtà fitta di insidie.


Caterina, la nostra protagonista, ha un rapporto di amore e odio con Siena infatti, dopo aver origliato una conversazione privata della nonna, ha deciso di lasciarsela alle spalle e non fare più ritorno. Sono cinque anni che vive a Londra, dove studia e lavora per mantenersi. I suoi contatti con la nonna sono ridotti al lumicino e mai avrebbe pensato di tornare e farsi immischiare in tutti i misteri che avvolgevano la sua figura e che riguardano Santa Caterina. Spesso le cose non sono come ce le siamo immaginate e Caterina lo scoprirà sulla propria pelle. Soprattutto si renderà conto che Siena, con tutte le sue contraddizioni e ‘follie’, le è mancata più di quanto sia disposta ad ammettere. Vi lascio alle sue parole e alle immagini che le accompagnano.


Mia nonna diceva sempre che Siena era la dimora degli angeli immortali e che chiunque vi giungesse si sarebbe subito sentito a casa. Malgrado tutto l’impegno che ci avevo messo a odiare quella città, non appena vi misi piede, parecchie ore più tardi, dovetti necessariamente convenire con lei. La stanchezza del lungo viaggio fu immediatamente spazzata via davanti alla visione di Porta Camollia, che dava accesso alle vecchie mura della città. Erano passati cinque anni, eppure mi sembrò di non essermi mai allontanata.


La città di Siena è divisa in diciassette contrade, ognuna delle quali aveva un simbolo che la contraddistingueva. Tutti gli abitanti di Siena erano molto legati alla propria contrada…La nonna non si stancava mai di ripetermelo: «Vedi, Caterina ogni contrada è un’istituzione, ogni contrada è un paese, uno stato a sé, con i suoi governanti, le sue regole e anche i suoi inganni. Vivere a Siena, appartenerle davvero, vuol dire essere fedeli alla propria contrada ed essere parte di una famiglia più grande»


Ogni senese riceveva due volte il ‘battesimo’, uno come sacramento e l’altro come iniziazione alla contrada. La nostra protagonista appartiene alla contrada dell’Oca che non aveva grandi alleati, ma un solo grande nemico: la Torre.

 

 

 

 

 

 


La casa della nonna si trovava poco oltre Fontebranda, l’antica fonte medievale dalle arcate gotiche che i senesi chiamavano «la fonte che parla», a pochi passi da via Santa Caterina, un tempo via dei Tintori, dove sorgeva un grandissimo mausoleo in commemorazione della santa. Era un posto che ricordavo benissimo. La nonna mi ci portava in pellegrinaggio quasi ogni giorno…


Pensavo ancora alla nonna quando arrivammo in piazza del Campo. L’oscurità contribuiva alla magia del luogo. La piazza tutt’intorno sembrava un enorme contenitore incavato che si diramava a perdita d’occhio in tutte le direzioni. Era il centro della città, il punto dove conducevano tutte le strade. La particolarità della piazza, e della Torre del Mangia, stava nel fatto che non avvertiva lo spettatore della sua presenza. Vi si accedeva tramite una serie di vicoletti stretti e in discesa, che non facevano presagire l’imminenza di tale maestosità. Ci si trovava davanti tutto insieme. Dopo una vita passata a Siena, non mi ci ero proprio abituata.


Quando abitavo a Siena la basilica di San Domenico era la chiesa che frequentavo ogni domenica in compagnia della nonna, che non perdeva occasione per ricordarmi la storia di santa Caterina. Avevo non più di otto anni e lei mi aveva lasciato in contemplazione davanti alla cripta di Santa Caterina, a guardare gli affreschi che ne riempivano le pareti. Uno in particolare aveva attirato la mia attenzione: L’estasi.

     


Il Duomo era uno spettacolo meraviglioso. Lo avevo sempre visto come un colosso, una grande costruzione imponente e squadrata con dei mattoncini bianchi e neri alternati, i due colori che rappresentavano la Balzana, il simbolo di Siena. Il bene e il male, lo Ying e lo Yang, il buio e la luce racchiusi in un’unica figura geometrica, che esprimeva esattamente ciò che in quel momento provavo per Siena: amore profondo e odio viscerale.

 

Spero, attraverso i pensieri di Caterina, di essere riuscita a incuriosirvi. Mi raccomando seguite anche le prossime tappe e non perdetevi la mia recensione l’11 febbraio.

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.