Blog Tour – La via del miele di Cristina Caboni – Parigi e Sardegna, due luoghi da scoprire
Buon mercoledì smeraldi e benvenuti alla terza tappa del Blog Tour dedicato a La via del miele di Cristina Caboni pubblicato da Garzanti l’11 ottobre. In questo post mi concentrerò sull’ambientazione del romanzo, così suggestiva e ben descritta da trasportarti all’interno delle pagine e farti sentire i profumi che circondano la protagonista, il vento tra i capelli, le sensazioni uniche che due luoghi magici come Parigi e l’isola di Sant’Antioco possono regalarti.
Durante la narrazione si percepisce il cambiamento radicale di Alice, la conosciamo nella splendida Parigi concentrata unicamente su se stessa e sulla sua realizzazione professionale, la vediamo sempre di corsa, fissa sul proprio obiettivo, gli unici momenti che si concede per riprendere fiato sono quelli in cui si prende cura di uno degli alveari urbani che popolano i tetti di una metropoli come la Ville Lumière. Tutto cambia il giorno in cui le api la abbandonano e le indicano una nuova via da seguire. Sua sorella Emma lascia questo mondo e le dona sua figlia, una bimba dolcissima di cui Alice non sapeva l’esistenza e di cui non sa come prendersene cura. Prova a stare dietro ai suoi bisogni e inevitabilmente le cose iniziano a farsi complicate sul fronte lavorativo perché quando hai una bimba piccola da accudire assorbe molte delle tue energie. Alice arranca e chi le sta intorno, sempre abituato a vederla efficiente e padrona di se stessa non perde occasione di farglielo notare instillando in lei il dubbio che la soluzione migliore per entrambe sia trovare il padre misterioso e affidarle la bimba di cui non sa nemmeno l’esistenza.
Si prende una lunga vacanza dal lavoro e vola in Sardegna all’insaputa dei genitori alla ricerca del padre di Amélie e lì, a molti chilometri dalla vita che conosce, si rende conto che le cose possono essere diverse da come ha sempre creduto e che anche per lei può esserci un futuro diverso da quello che ha ipotizzato. Sarà in grado di concedersi l’occasione di cambiare vita e di sentire intorno a sé il calore di una vera famiglia o deciderà di tornerà alla routine di Parigi e auna vita priva di forti emozioni?
La storia di Alice ti tocca l’anima, la Caboni parla con il cuore e si sente fortissimo l’attaccamento per la sua terra, ho amato il modo in cui ha mescolato in modo sapiente il passato e il presente senza appesantire la narrazione e dando prova di grande sensibilità. Ho molto apprezzato il protagonista maschile di cui però non vi svelerò nulla per non rovinarvi la sorpresa. La via del miele è un libro che ti trasporta e per la prima volta in vita mia non ho avuto paura delle api pur avendone la fobia.
Dal tetto del palazzo, Alice riesce ad ammirare tutta Parigi. Davanti a tanta bellezza, ciò che si è lasciata alle spalle non fa più così male. Con sé ha portato solo la cosa più importante: le sue api. Lì, a decine di metri d’altezza, c’è il suo alveare, un posto per lei magico. Ma ora le api sono scomparse, e Alice sa che questo è un messaggio per lei. Loro da sempre le indicano la strada. Così, quando il telefono squilla, capisce che tutto sta per cambiare: sua sorella Emma, la persona che ha amato come nessun’altra, ma che non sente da due anni a causa di una sciocca lite, non c’è più. Prima di andarsene, però, le ha lasciato il dono più grande: sua figlia. Alice non sapeva di avere una nipote e non ha idea di come si cresca un bambino. Non si sente all’altezza. Deve trovare qualcuno che se ne prenda cura, anche se questo vuol dire andare in Sardegna, l’isola che fa da sfondo a tanti racconti della sua famiglia. L’isola dove vedrà le sue api volare leggere e riflettere il sole in lampi d’oro. Dove anche l’amore avrà un significato nuovo. Gli odori, i sapori e il vento di quella terra lontana faranno cadere una a una tutte le sue certezze, mentre le sue radici riaffioreranno dalla terra. Perché per andare avanti dobbiamo sapere chi siamo stati. Come un’ape che ricorda sempre la strada verso l’alveare, abbiamo tutti bisogno di trovare un posto da chiamare casa.
Libro dopo libro, Cristina Caboni ha visto crescere il proprio pubblico e scalato le classifiche. Per la stampa è ormai una certezza. Ora torna con un romanzo che è un inno alla natura. L’autrice ci parla di quello che le sta più a cuore, la magia delle api e la difesa del loro mondo. Una storia di scelte e di legami familiari. Di amore e di speranza. Tra il fascino di Parigi e quello della Sardegna, una ragazza prova ad abbattere le barriere che la dividono dalla vera sé stessa.
Parigi e Sardegna, due luoghi da scoprire
Nonostante gli anni, il freddo di Parigi continuava a penetrarle nelle ossa. Un giorno avrebbe vissuto in un luogo dove il sole era caldo e il cielo limpido e azzurro.
Il venerdì sera rue de Buci era più affollata del solito. Un artista di strada circondato
da un gruppo di passanti suonava il violino. La musica si alzava magnetica.
Spalancò le tende, gli occhi sulla città. Luci ovunque, sulle strade, tra le auto, dietro le finestre. Vibravano di vita.
Da dietro uno dei cornicioni dell’Opéra Garnier, Alice guardava la città. Oltre la linea dell’orizzonte, dietro i palazzi antistanti, la Senna divideva le due rive di Parigi che, all’imbrunire, si sarebbero rispecchiate nelle acque lente e pesanti.
La maggior parte dei partecipanti erano apicoltori volontari come lei. Si occupavano degli alveari urbani. Ce n’erano più di mille sui tetti di Parigi: dal Mandarin Oriental a place Vendôme, dall’Opéra Garnier al Musée d’Orsay, alla cattedrale di Notre-Dame.
A Natale, Parigi si vestiva di oro e di rosso, d’argento e blu. Lungo gli Champs-Elysées luci che sembravano stelle cadenti erano fissate tra i rami degli alberi, suscitando la meraviglia dei passanti. Mentre la sera cedeva il passo alla notte, un fascino senza tempo sospendeva i pensieri.
Si diceva che a fondare la cittadina fossero stati gli stessi fenici che avevano edificato l’antica e vicina Sant’Antioco. Insieme all’isola di San Pietro, Abbadulche faceva parte del piccolo arcipelago della Sardegna sudoccidentale.
Le era piaciuto stare a Sant’Antioco, in quel paesino aveva trascorso bei momenti. Aveva respirato, ascoltato il vento, aveva guardato il tramonto senza pensare ad altro che a quell’istante di intensa bellezza. Si era sentita bene come non le accadeva da tempo.
La villa, la tenuta, Abbadulche erano antiche, possedevano il fascino delle cose vere. Di una sorta di concretezza alla quale potevi afferrarti.
«Questa è la prima tappa. Isola di San Pietro. Carloforte, il faro.»
«Un posto indimenticabile. Penisola del Sinis, nel territorio di Cabras. Seguiamo un percorso, la via che ha indicato Emma, ricordi?»