Blog Tour – Il senso del limite di Gianni Zanolin
Trama Spesso le ragioni della politica esigono prezzi altissimi. Quando Dino Lorenzi, il sindaco di Pordenone, viene trovato morto nel suo ufficio in un’umida alba di novembre, sembrano non esserci dubbi: si tratta di suicidio. Ma dove sono finiti il computer e i cellulari del sindaco? In Comune si respira un’aria pesante e sono troppi i dettagli che non tornano, tanti i particolari che non convincono un segugio come il commissario Vidal Tonelli. Inflessibile e brusco, diviso tra il ricordo della moglie morta e la passione per due donne diverse come il giorno e la notte, Tonelli è uno di quei poliziotti che amano la propria terra e soffrono nel vederla soffocata dal cinismo. Perché dove muoiono i sogni, nasce il delitto. Scivolando tra le pieghe dei social network, i banchi del mercato e i tavoli delle vecchie osterie per tastare il polso della gente, il commissario intraprende un viaggio in una città lacerata, divisa tra passato e modernità, che fatica a risollevarsi dalla crisi industriale e subisce il trauma di una morte eccellente, capace di terremotare gli equilibri di potere. Gianni Zanolin interroga i fantasmi di chi decide di giocare al gioco della politica, l’arte del possibile trasformata in difesa dei più forti, per la quale non sono previste riconoscenza o amicizia e tutto il resto è solo colpevole ingenuità.
Blog Tour – Il senso del limite di Gianni Zanolin, noir pubblicato da Rizzoli nella collana Nero Rizzoli il 17 settembre.
Tappa recensione.
Il colpo di fulmine tra me e il commissario Vidal Tonelli non è scattato immediatamente, anzi, se dovessi analizzare i primi capitoli de Il senso del limite, direi proprio che per quest’uomo ho provato una profonda antipatia. Vedovo, sessantenne, con due relazioni amorose. Mi son detta: ma guarda il solito piacione che si vanta di quanto sia bravo tra le lenzuola! Ma anche meno, dai. Mettiamo pure nel calderone che il suddetto commissario non ha un flusso di pensieri semplice da seguire e non disdegna qualche intercalare in dialetto friulano. Questo mi ha fatto capire quali possano essere le oggettive difficoltà a leggere autori come Camilleri, ad esempio, se a differenza mia non sei nato in Trinacria. Sembra quasi che stia criticando il romanzo, e invece poi la scintilla è scattata, le barriere linguistiche sono state abbattute ed io mi sono goduta l’ennesimo piccolo gioiello di questa collana Rizzoli, che continua a regalarci grandi gioie letterarie. Diciamo che due stati d’animo hanno accompagnato questa lettura, e sono passata dallo sdegno all’amore incondizionato, e ho pure pianto nelle battute finali. Chi mi conosce sa quanto sia poco incline alle lacrime, non mi emoziono facilmente, ma questo libro è riuscito a toccare le corde della mia emotività. Ed io oggi sono qui a chiedere scusa all’autore in primis, per non avergli accordato piena fiducia fin dall’inizio, e a dichiarare il mio amore incondizionato a Vidal Tonelli, uomo integerrimo, di grandi valori, commissario della Questura di Pordenone.
Ed è proprio nel piccolo centro friulano che, in una fredda mattina di novembre, nel palazzo comunale viene rinvenuto il cadavere del primo cittadino. Dino Lorenzi, sindaco di Pordenone, si è suicidato, impiccandosi proprio nel suo studio all’interno del Comune. Gesto simbolico che fin dall’inizio lascia perplesso il commissario Tonelli. Perché mettere fine alla propria vita? Quali emozioni attraversano la mente di un uomo perché pensi di farla finita? Ma ciò che salta immediatamente all’occhio attento del commissario è la sparizione del personal computer del sindaco, dei suoi telefoni cellulari e del cestino della carta straccia posizionato sotto la scrivania dello studio. Nessuna traccia di questi oggetti, nessuna lettera di addio che spieghi il gesto estremo del suicidio.
“Tenete conto di queste cose, sono importanti per capire e credo lo diventeranno per tutta la città. Se ci fate caso, non ci sono lettere né sul tavolino, né sulla scrivania e non vedo né un pc né un tablet, non ci sono telefoni o uno smartphone.”
Ma chi era Dino Lorenzi? Prima di ricoprire la sua carica istituzionale, l’uomo non aveva mostrato grandi velleità politiche, era un rampante direttore aziendale, con una famiglia all’apparenza solida e perfetta, una moglie docente universitaria, due figli ormai grandi che studiano e lavorano fuori dal nido paterno. Era stato l’ex sindaco uscente di Pordenone a proporre la candidatura di un perfetto sconosciuto, per spingere la città a votare compatta verso il nuovo, a dare una possibilità ad un uomo che dopo aver gestito il suo ruolo come imprenditore potesse allo stesso modo prestare il suo servizio alla città. E Pordenone aveva dimostrato la propria fiducia a Lorenzi votandolo come primo cittadino. Ma poi qualcosa era andata storta, e Dino Lorenzi si è ritrovato solo e sconfitto, abbandonato a se stesso, e ha messo fine alla sua vita.
Ho provato un grande senso di frustrazione man mano che la trama si dipanava davanti ai miei occhi; Gianni Zanolin ci regala un romanzo credibile e impattante, svelando retroscena e giochi politici pericolosi. Non cede alle lusinghe della politica, crea un personaggio un po’ sopra le righe, ma affascinante e di grande spessore morale. Non mancano i tour enogastronomici all’interno della trama perfettamente costruita. Ci racconta un po’ della regione Friuli, dai grandi fasti industriali di un tempo alla crisi che ha inevitabilmente colpito anche Pordenone, ai giovani che senza un futuro certo, senza prospettive, lasciano la propria terra. Vidal Tonelli è un sognatore romantico, ama la sua terra, ha il vezzo di fotografare i suoi interlocutori, gli serve per capire le persone che incontra, non ha ambizioni politiche, non vuole diventare questore della sua città, anche se ne ricopre il ruolo come facente funzioni, in attesa della nuova nomina.
“Devi farla emergere la verità, non imporla. E tu sai bene che il primo posto in cui deve affermarsi è dentro te, nel tuo spirito. È lì che, pacificata, deve trovare spazio.”
E la verità alla fine salterà fuori, ogni elemento troverà la giusta collocazione e girerete l’ultima pagina sopraffatti ma felici di aver letto un ottimo libro.
Prima di lasciarvi vi invito a leggere le tappe degli altri blog che partecipano a questo blog tour.