Blog Tour – Il quaderno delle parole perdute di Pip Williams – P come “parole importanti”

Buongiorno smeraldi, la giornata di oggi parte con un nuovo Blog Tour dedicato a Il quaderno delle parole perdute di Pip Williams, romanzo storico in uscita oggi con Garzanti. Questa è una lettura che non dovete lasciarvi sfuggire, verrete travolti dalla storia narrata da questa bravissima autrice, vi affezionerete alla protagonista e non potrete fare a meno di sentire dentro voi un richiamo fortissimo perché questo è un libro che parla di donne forti, caparbie, che non si lasciano abbattere da quello che stanno vivendo, che lottano per vedere riconosciuti i propri diritti, che credono fermamente che sia fondamentale far sentire la propria voce, darsi da fare anche quando tutto il loro lavoro non viene riconosciuto. La mia tappa è P come “parole importanti” ma non potete perderne nessuna perché solo leggendole tutte vi renderete conto della potenza della storia narrata.

20/5 P come “parole importanti” – Esmeralda viaggi e libri
21/5 A come “approfondiamo Esme” – I miei magici mondi
22/5 R come “riconquistare la propria voce” – Bookspedia
23/5 O come “origini” – A spasso coi libri
24/5 L come “luogo sicuro” – Il colore dei libri
25/5 E come “essere donna” – Il Regno dei libri

È a loro, alle donne dimenticate, che io darò una voce.

Oxford. Lo Scriptorium nel giardino segreto è il luogo preferito della piccola Esme. Lì, nascosta sotto un immenso tavolo di legno, ruba parole scritte su bianchi fogli. Parole che il padre lessicografo scarta mentre redige il primo dizionario universale. Più Esme cresce, più capisce che le definizioni che non compariranno nel lemmario ufficiale hanno qualcosa in comune: parlano delle donne, del loro modo di essere, delle loro esperienze. Parlano della sorellanza, dell’amore che non è solo possesso, dell’essere compagne in una lotta comune. Escluderle significa non dar loro una voce, guardare il mondo da un unico punto di vista, soffocare possibilità e speranze. Eppure c’è chi fa di tutto per farle scomparire per sempre. Anni dopo, Esme è determinata a fare in modo che questo non accada. Per tutta la vita ha collezionato quelle parole con l’intenzione di proteggerle, perché ha un sogno: scrivere un dizionario delle donne, che restituisca a ciò che è andato perduto il rispetto che merita. Per farlo deve combattere contro chi non la pensa come lei. Ma a darle coraggio ci sono tutte le donne che da secoli non aspettano altro che far parte della storia e non essere dimenticate.


P come “parole importanti”

Chi di noi non comprende l’importanza delle parole? Da grandi lettrici quali siamo è ovvio che diamo peso a tutto ciò che viene detto e con ogni probabilità le soppesiamo anche più del dovuto quando dobbiamo dire qualcosa. Ma quali sono le parole che reputiamo davvero importanti? Vi siete mai poste questa domanda? Io, prima della lettura di questo libro, non lo avevo mai fatto.

Il quaderno delle parole perdute mi ha portato però a riflettere sul significato di tante parole che usiamo ogni giorno e mi ha mostrato il lavoro di stesura di un dizionario, come le parole venivano scelte e quali erano scartate a volte anche ingiustamente.

Certe parole sono più importanti di altre: questo ho imparato, crescendo nello Scriptorium. Ma mi ci è voluto parecchio tempo per capire perché.

Esme cresce durante la narrazione e noi lo facciamo insieme a lei, la conosciamo bambina ed è impossibile non affezionarsi a lei e alla sua voglia di non smarrire le parole che vengono messe da parte. È ammirevole la passione che mette in ogni cosa che fa, la sua voglia di farci capire che ogni parola deve trovare la propria collocazione e che anche le parole che non sono di uso comune hanno una loro dignità e meritano di avere rilievo.

Era come se io fossi una parola e quelle lettere fossero schede che servivano a definirmi. Se le avessi lette tutte, mi ero detta, forse mi sarei capita meglio.
«Perché collezioni tutta questa carta, Essymay?» «Non è la carta che colleziono, Lizzie; sono le parole.» «Ma che cos’hanno di così importante queste parole?» domandò lei.
Non lo sapevo con esattezza. Era una sensazione più che un pensiero. Alcune parole erano come degli uccellini caduti dal nido. Con altre, mi sembrava di aver trovato un indizio: mi rendevo conto che era importante, ma non ero sicura del perché.

Esme salva le parole che vengono gettate nella carta straccia, quelle che non sembrano avere abbastanza ‘dignità’ per meritare un posto nel Dizionario. Le sue sono parole trascurate che altrimenti andrebbero perdute. Una parola per avere importanza deve essere pronunciata a voce alta, deve essere tramandata, ma come si può farlo se queste non riescono a finire impresse su una pagina? Ci sono parole che non troverete stampate, ma che sentite pronunciare da sempre. Hanno forse queste parole meno peso di quelle scritte?

Seguiamo la vita di Esme e la nascita della prima edizione dell’Oxford English Dictionary, un’impresa quasi esclusivamente maschile, ed è questo ciò che l’autrice ha voluto far emergere dalle sue pagine, i curatori erano uomini, la maggior parte degli assistenti erano uomini, così come i volontari e le opere, articoli e manuali utilizzati come documenti. Perché si è deciso di mettere da parte le donne? Questa mancanza di componente femminile può aver influito sulla scelta delle parole da inserire? Assolutamente sì, la mancanza di donne ha avuto una grande rilevanza e leggendo ve ne renderete conto.

Ho amato ogni passo di questa storia, ho sentito la potenza di ogni parola scartata, ho vissuto dentro di me l’angoscia di Esme e la sua voglia di mostrare al mondo il ruolo che ogni donna merita e quanto la sua presenza sia fondamentale.

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