Blog Tour – Caffè Voltaire di Laura Campiglio – le tre protagoniste
Buongiorno smeraldi e benvenuti alla tappa dedicata alle tre protagoniste del romanzo Caffè Voltaire di Laura Campiglio, pubblicato il 5 maggio da Mondadori. Ammetto di essere rimasta piuttosto spiazzata quando la tappa sulla protagonista è stata tramutata nella tappa sulle tre protagoniste. Ad oggi sono ancora convinta che la protagonista sia una ed una sola, Anna Naldini, ma è vero che le sue due migliori amiche sono molto importanti e una di loro è talmente spassosa da non poter essere accantonata tanto facilmente. Prima di dedicarmi al mio compito voglio parlarvi brevemente del romanzo con cui ho trascorso un pomeriggio molto interessante. Caffè Voltaire è un libro intelligente e ben congegnato che mi ha stupito, una sorta di specchio riflesso della politica al giorno d’oggi e non solo. Troverete il precariato snocciolato in ogni sua forma, darete una ripassata ai concetti di destra, sinistra, senza dimenticare i punti di interesse del nuovo movimento, sentirete parlare di verità, di lealtà, di giustizia, di partigiani e, perché no, anche di amore. Sono tantissime le tematiche che vengono affrontate e nessuna è fuori luogo, tutte si incastrano alla perfezione nella trama che Laura Campiglio è riuscita a tessere con grandissima maestria. Menzione d’onore a nonno Pietro che esiste davvero e che io vorrei tanto conoscere. Mio nonno invece non crede nel potere magico di niente al mondo. Razionale e concreto almeno quanto sua figlia è incline al trascendente, non ha mai colto né cercato la magia da nessuna parte: non in un tramonto, non in una canzone, non nel sorriso delle persone care. Solo quando si parla di lirica il suo razionalismo vacilla. Ok la smetto di parlare a vanvera e vi lascio la trama.
Svoltati i trentacinque, Anna Naldini ha la sensazione di ritrovarsi dalla parte sbagliata della trentina: quella in cui la sbornia diventa dura da smaltire, ma soprattutto quella in cui dai progetti è ora di passare ai bilanci. Ma c’è di peggio. Nel giorno del suo compleanno perde la più importante tra le otto collaborazioni precarie di cui si fregiava il suo barocco curriculum: il lavoro di reporter per “La Locomotiva”, il quotidiano di sinistra per antonomasia. Non si scoraggia, e dopo la sbronza di rito è pronta a rimettersi in gioco dal tavolino del Caffè Voltaire, il suo bar di riferimento. Sarà il giornale più a destra del Paese, “I Probi Viri”, a proporle di seguire una campagna elettorale che si preannuncia agguerritissima dopo l’improvvisa caduta del governo. Perfetto, se non fosse che “La Locomotiva” la richiama: ad Anna non resta che celarsi dietro due pseudonimi – Voltaire e Rousseau – e gettarsi nell’agone politico, prestandosi a un doppio gioco in cui vero e falso si confondono sempre di più. Nell’epoca della post-verità, si può scrivere tutto e il contrario di tutto sperando di uscirne indenni? Tra slogan elettorali, scorrettezze di bassa lega e fake news (con l’aggravante di un inatteso incontro romantico), Anna si renderà conto che fare la cosa giusta non è facile come sembra. E pensare che tutto è iniziato con un innocuo motivetto francese sugli illuministi, Voltaire e Rousseau appunto, che il nonno Pietro da Lomello, un vecchio saggio pragmatico e ironico, le cantava quand’era piccola… Una commedia fresca e incalzante, brillante e attuale, che coniuga un riuscitissimo ritratto generazionale al racconto informato di una campagna elettorale perfettamente calata nel presente.
Le tre protagoniste
Anna Violetta Naldini Da bambina volevo fare il presidente della Repubblica, ma era una soluzione di ripiego. Mi avevano spiegato che no, il Papa proprio non si poteva, e così, sfumato il Vaticano, mi sarei accontentata del Quirinale. A una protagonista che si presenta così le si può perdonare tutto. Anna Naldini, fino a quando non ha dovuto scontrarsi con la dura realtà, era solita pensare in grande. Poi i suoi piani sono andati a rotoli e adesso di ritrova con ben otto lavoretti a collaborazione, con contratti che anche solo definire tali è un insulto, un matrimonio naufragato alle spalle e zero prospettive di migliorare la propria condizione lavorativa. Anzi, se proprio vogliamo essere sinceri fino in fondo, all’inizio la sua situazione peggiora visto che viene licenziata in tronco dall’unica collaborazione che davvero le interessava mantenere, “La Locomotiva”. Il quotidiano nazionale di sinistra per antonomasia, trasudante cultura e nobiltà di principi con l’unica pecca di un certo snobismo intellettuale, pur opportunamente dissimulato grazie a quell’aria noncurante e trasandata. Non si può dire che non se la sia cercata, ma piangere sul latte versato non risolve nulla e, come dice nonno Pietro, nessuna delle sue collaborazioni può definirsi un lavoro. Facciamo un importante excursus sul secondo nome di Anna, merito del nonno appassionato di lirica.
E così, quando Tosca, la sua unica figlia dal nome pucciniano, aveva messo al mondo la sua unica nipote insistendo per chiamarla Anna in quanto nome palindromo e non in omaggio all’Anna Bolena di Donizetti, lui si era impuntato per affibbiarmi anche il verdiano nome di Violetta, in onore di Violetta Valéry, meglio nota come la Traviata. Il che non è il massimo come augurio, visto che la Violetta di Verdi, dopo una giovinezza da mantenuta gaudente, muore di tisi poco più che ventenne rimpiangendo quello smidollato di Alfredo Gérmont. Ma sicuramente il nonno quel nome lo aveva scelto con le migliori intenzioni: “Possa la tua vita essere un interminabile primo atto” Una vita piena di motivi per brindare: ecco quello che il nonno ha sempre voluto per me. E adesso torniamo a noi e a quella casinista di Anna, una donna che è un danno e che, in qualche modo, riesce a sfangarla in ogni situazione. Anna è tutto e il contrario di tutto, le viene difficile ammettere cosa vuole realmente, è volubile e diffidente, ma nella sua vita ha tre persone su cui può sempre contare: “il mio prefe” nonno Pietro, “Che Guevara” Federica e “cazza la randa” Jacaranda.
Anna è piuttosto singolare Niente al mondo mi fa più paura degli insetti, il che è esattamente il motivo per cui colleziono insetti. Vi avevo avvertite che le avreste perdonato qualsiasi cosa perché lei è speciale e non fa nulla per nascondere queste sue peculiarità.
E infatti ben presto si trova invischiata in un bel casino, dopo aver affrontato qualche colloquio viene chiamata da “I Probi Viri” il quotidiano più a destra della nazione e viene richiamata da “La Locomotiva”, il quotidiano più a sinistra del paese, per scrivere i corsivi sulla campagna elettorale «Qualcosa, non so bene cosa, mi dice che la persona giusta per questo lavoro sei tu. Quindi mi raccomando: penna a bisturi, parole taglienti, grazia chirurgica. Frecciatine anche a sinistra, sia chiaro: siamo pur sempre la parte più radicale di questa baracca. Quanto agli altri, voglio che me li ammazzi col sorriso, sti fascisti maledetti.» Anna accetta entrambi gli incarichi e sceglie due pseudonimi per firmare i pezzi, Voltaire e Rousseau. Riuscirà Anna a non farsi beccare? Certo è che vi divertirete un mondo a leggere i corsivi che dicono tutto e il contrario tutto. Vi sembrerà di vivere la situazione politica del nostro paese sbirciando dalla serratura. Attraverso le parole di Anna emergerà una classe politica che il popolo non merita…vi ricorda qualcosa?
Jacaranda Migliavacca dell’Onda al secolo Jolanda Cacioppo la donna con cui ogni mattina Anna officia il rito del caffè al Caffè Voltaire. Jacaranda ha tre figli, due tate e nessun pensiero al mondo se non lo sperpero creativo del patrimonio del coniuge. Ma Randa è molto più di una donna annoiata che non sa come spendere i soldi del marito, ha un passato difficile alle spalle che l’ha portata a crescere da sola il primo figlio e altre avversità di cui verrete a conoscenza solo leggendo il libro, tipo come abbia fatto a strappare l’attuale consorte alla precedente moglie, come si chiami il figlio più piccolo e…no niente di questo altro particolare non posso proprio svelarvi nulla, sappiate solo che lei è un vero spasso e che riesce a uscire a testa alta da ogni situazione.
Randa è la boccata d’ossigeno di Anna, col suo essere così fuori dagli schemi le infonde la leggerezza di cui ha bisogno e ammalia il lettore col suo caratterino pungente e la sua vena bellicosa che emerge nel momento del bisogno. Randa è una vera perla e riuscirà a strapparvi parecchi sorrisi.
Federica “Che Guevara” è la migliore amica di Anna da che lei ne abbia memoria, si sono supportate in tutti i momenti difficile delle loro vite e, anche se sono parecchio diverse, nulla potrà mai frapporsi tra loro. Il soprannome di Federica non è un caso, lei è molto a sinistra, cerca in ogni modo di aiutare il prossimo. Ma il mondo, così come lo conosce, verrà presto soverchiato da un imprevisto che potrebbe farle rivedere le sue priorità e soprattutto toglierle la pesantezza che la contraddistingue. Federica è un macigno, esattamente l’opposto di Randa, con cui spesso entra in conflitto.
Recensione in pillole
valutazione: ⭐⭐⭐⭐⭐
consigliato a: tutte
perché leggerlo: Caffè Voltaire è un libro intelligente e ben congegnato che mi ha stupito, una sorta di specchio riflesso della politica al giorno d’oggi e non solo. Troverete il precariato snocciolato in ogni sua forma, darete una ripassata ai concetti di destra, sinistra, senza dimenticare i punti di interesse del nuovo movimento, sentirete parlare di verità, di lealtà, di giustizia, di partigiani e, perché no, anche di amore.
Spero di avervi dato parecchi motivi per dare una possibilità a Caffè Voltaire io l’ho divorato in un pomeriggio e sono certa accontenterà parecchie tra voi lettrici. Mi raccomando continuate a seguire il Blog Tour a lui dedicato.