Blog Tour – A volte basta un gatto di Saki Murayama
Buongiorno, cari Smeraldi, e benvenuti al Blog Tour legato a A volte basta un gatto di Saki Murayama, libro di narrativa contemporanea pubblicato con Garzanti lo scorso 10 marzo. Oggi chiudiamo le danze di questo evento con una tappa legata alla vita con i nostri amici felini, ma prima di sviscerare l’argomento vi lascio trama, cover e calendario delle tappe precedenti, che vi invito a recuperare e leggere.
Trama Il più prestigioso grande magazzino del Giappone nasconde un segreto, tramandato da generazioni: tra gli scaffali si aggira un gatto bianco, capace di esaudire i desideri. Se si incrocia il suo cammino quell’abbraccio, quel gesto, quell’incontro che si sono solo immaginati possono diventare realtà. Ma trovarlo non è facile, perché lui sa bene come sfuggire ai tanti sogni inespressi che lo attendono. Scovarlo è la speranza di molti. Isana, addetta al grande ascensore di cristallo, vorrebbe chiedergli di rivedere il padre che se ne è andato quando lei era bambina; a Sakiko, titolare del negozio di scarpe, importa solo di trascorrere una serata con l’amica del cuore, con cui non parla più da anni. Il manager del reparto lusso, Kengo, sa che il gatto bianco può rivelargli chi è la donna che l’ha abbandonato dopo averlo partorito, mentre Ichika, che gestisce l’archivio del magazzino, non spera altro che di potersi specchiare di nuovo negli occhi del suo amore perduto. Tutti hanno un sogno, un desiderio, una speranza da affidare al misterioso felino che si cela tra quelle mura. Tutti hanno un passato doloroso o un futuro che appare incerto. Perché in fondo non esiste gioia senza un po’ di difficoltà. Ma forse, affinché la vita sia più luminosa, non è importante che ogni cosa si avveri così come la si è immaginata. Forse basta solo sognare ardentemente perché quella sensazione sopita riaffiori insieme a un nuovo sorriso, a una nuova certezza, a una nuova felicità.
Tappa : La vita con i gatti a cura di Loreads.
C’è sicuramente una data che per me fa da spartiacque tra il prima e il dopo: 27 aprile 2021.
Prima di quel giorno ho vissuto più di quarant’anni con una fobia stupida e irrazionale verso i gatti: li temevo, mi terrorizzavano e forse loro fiutavano tutta la mia paura perché, quando ne incrociavo uno per strada, cominciava a soffiarmi. Vi chiederete che cosa c’entri io con questo argomento, prima del 27 aprile in effetti ben poco. Ma quel giorno una gattina nera decide di partorire nel garage di casa mia, dentro a quella che era stata la culla di mio figlio ormai adolescente. Diciotto giorni dopo mamma gatta viene barbaramente uccisa da un pirata della strada e la sottoscritta è costretta, suo malgrado, a mettere da parte tutte le sue paure e rimboccarsi le maniche per consentire alle tre palluzze di pelo di sopravvivere. L’obiettivo principale era trovare una balia esperta che potesse prendersene carico e aiutarli a crescere senza la loro mamma. Poi, avremmo provveduto a darli in adozione a chi fosse stato interessato. Che cosa non avevo messo in conto? Non avevo minimamente pensato che, nel frattempo, non solo mi sarei innamorata follemente di loro, ma che non li avrei mai voluti cedere a nessuno. Sono diventata la loro balia, una mamma gatta inesperta che ha cominciato a preparare intrugli proteici per il loro sostentamento, che dormiva tre ore a notte per nutrirli ad orari prestabiliti e che si occupava della loro igiene per tenerli puliti e lontani da infezioni. Ci sono riuscita? Undici mesi dopo sono ostaggio di tre micioni, due maschi, Tyson e Attila, e una femmina, Deniz. La mia fonte primaria di gioia e buonumore. Ma come è la vita con gli esseri più menefreghisti e schivi del mondo?
Se c’è una cosa che ho capito in quest’ultimo anno è che non si può disturbare il sonno di bellezza di un gatto, che in media dorme dalle 16 alle 18 ore al giorno. Animale pigro e indolente il gatto può rimanere acciambellato sulla finestra a prendere il sole fregandosene della presenza umana, ma guai a svegliarlo o cercare di giocare con lui , quando non è in vena. Viceversa, lui è assolutamente autorizzato a svegliare il suo umano di riferimento nel cuore della notte per una serie di esigenze che vanno dalla fame da soddisfare alla voglia di coccole con fusa annesse. Inizialmente non capivo perché mi arrivassero delle testate in fronte mentre dormivo, o perché cominciassero a mordermi gli alluci per svegliarmi perché mi mettessi al loro servizio. Altra peculiarità dei gatti è il loro carattere spesso molto schivo. Crescendo tre fratelli pensavo erroneamente che avessero un temperamento simile. Niente di più errato, ogni gatto è un individuo a sé con un caratteristiche ben distinte.
Attila, il mio micione nero, è quello più affettuoso ma è anche il più testardo; adora arrampicarsi nella dispensa in cucina, incurante del fatto che ad ogni suo balzo trascini con sé tazze, conserve, pezzi di casa. È anche quello più vagabondo con la tendenza a scappare per esplorare il mondo.
Tyson dal pelo grigio è quello che viene considerato il più carino dei tre, ma è anche in assoluto il più schivo. Non ama essere preso in braccio, è molto territoriale e non si devono toccare le sue cose. Mi chiedo spesso se mi vuole bene o sia legato a me solo perché, in mancanza di pollici opponibili, non può aprirsi le scatolette di cibo da solo.
Deniz, infine, è una mamma amorevole e presente con i suoi fratelli ma dal carattere deciso. È l’unica che spontaneamente salta in braccio e spesso si addormenta sotto le coperte.
Nel libro di Saki Murayama, all’interno di un grande magazzino c’è un gatto bianco che non tutti vedono, la sua presenza è avvolta dal mistero, è quasi una leggenda. Ha gli occhi di due colori diversi e chiunque abbia la possibilità di incontrarlo può esprimere un desiderio che verrà esaudito.
“Così come si crede che la notte della vigilia Babbo Natale sfrecci nel cielo a bordo di una slitta trainata da renne, anche credere che nel grande magazzino ci sia un gatto che fa le magie è probabilmente una cosa divertente.”
Non posseggo felini che esaudiscono desideri ma sicuramente i miei tre gatti hanno operato in me una grande magia innalzando di parecchio l’asticella della mia tolleranza. Non c’è niente che io non riesca a perdonare loro, che sia una tazza particolarmente amata buttata a terra con un colpo di coda e ridotta in pezzi o un divano di pelle usato come tiragraffi e inesorabilmente rovinato.
“Sono convinta che il ruolo di noi adulti non sia quello di risvegliare con la forza i bambini dai loro sogni. E poi di certo gli anni in cui sognano di maghi e magie in futuro diventeranno un ricordo felice. Quando accadranno loro cose dolorose o tristi, penso che il ricordo di aver creduto nei miracoli sarà per loro una sorta di difesa dentro al cuore.”
A volte basta un gatto è un libro intriso di realismo magico, il felino protagonista ha un ruolo quasi marginale, compare poco durante la narrazione, la sua presenza nella storia è un espediente per farci conoscere più da vicino le vite dei protagonisti umani. Isana, l’addetta manuale agli ascensori del grande magazzino, è stata abbandonata dal padre quando era ancora una bambina. Il genitore le raccontava spesso di aver visto una enorme balena nuotare nel cielo. Il gatto non le riporterà indietro il padre ma le dimostrerà che esiste veramente la magia. Anche le altre storie narrate mettono in evidenza una cultura, quella giapponese, affascinante e misteriosa, tutta da scoprire.