Blog Tour – A un passo da un mondo perfetto di Daniela Palumbo – Intervista all’autrice
Buongiorno smeraldi e buona tappa inaugurale del Blog Tour dedicato a A un passo da un mondo perfetto di Daniela Palumbo. Un romanzo per ragazzi in uscita domani con Il Battello a Vapore. Un romanzo che ho avuto la fortuna di leggere in anteprima e che mi ha permesso di intervistare la sua ideatrice.
Trama Germania, 1944. Iris ha undici anni, quando si trasferisce con la famiglia in un paese vicino a Berlino. Il padre è un capitano delle SS promosso a vicecomandante del campo di concentramento che sorge laggiù, mentre la madre è una donna autoritaria con una grande passione per i fiori.
La nuova casa è bellissima, grande e circondata da un immenso giardino, di cui si prende cura un giardiniere.
Di lui Iris sa ben poco, sa solo che è ebreo e che tutte le mattine arriva dal campo, per poi tornarci dopo il tramonto. A Iris è vietato rivolgergli la parola perché è pericoloso, ma la curiosità è più forte di lei. Comincia ad avvicinarsi di nascosto a quello sconosciuto con la testa rasata e la divisa a righe. Comincia anche a lasciargli piccoli regali nel capanno degli attrezzi, in un cassetto segreto, e lui ricambia con disegni abbozzati su un quaderno. Così, giorno dopo giorno, tra i due nasce un’amicizia clandestina fatta di gesti nascosti e occhiate fugaci, un’amicizia in grado di far crollare il muro invisibile che li separa e di capovolgere il mondo perfetto in cui Iris credeva di vivere.
⁃ Buongiorno Daniela, piacere di conoscerti, cominciamo con le nozioni di base: di cosa ti occupi nella vita e quando è nata la tua passione per la scrittura?
Sono giornalista e lavoro in Scarp de’ tenis, mensile di strada della Caritas Italiana. La mia passione per la scrittura in generale nasce dalla mia timidezza. Da piccola ero timidissima e non comunicando con gli altri ero spesso triste. A un certo punto ho deciso che invece mi sarebbe piaciuto avere amiche e parlare, parlare, parlare. Così, mi sono comprata un diario! Il mio diario è stata la mia prima amica. Da lì, la passione per la scrittura.
⁃ Da dove nasce la scelta di scrivere libri per ragazzi?
L’adolescenza è stato un periodo importantissimo, di grandi cambiamenti, per me. Credo che ci sia una voce dentro di noi che non si spegne e corrisponde a un’età della nostra vita. Ci accompagna, sempre. Per me è l’adolescenza coi suoi imperativi: cambia, vivi, sogna.
⁃ In A un passo da un mondo perfetto è molto importante la ricostruzione storica, quanto ci hai lavorato per renderlo così vero?
La parte più bella, o meglio una delle parti più belle della scrittura è lo studio, la documentazione. A me piace la storia, mi piace scrivere di storia, della storia piccola, quella minore accaduta dentro le piccole vite, dove ci sono le tracce della grande storia. Ho “studiato” a lungo, in effetti, anche per questo libro. La scorsa estate sono voluta anche andare al campo di sterminio di Sachsenhausen, vicino Berlino, perché è il campo di cui parlo nel libro, senza nominarlo. Ho girato nelle vicinanze, nella bella campagna tedesca, cercando le case che furono davvero abitate dai nazisti che lavoravano dentro il campo. E’ stata un’esperienza importante per la scrittura, ma anche per me, come persona.
⁃ La storia è completamente frutto della tua fantasia o hai attinto da testimonianze reali?
In un romanzo storico è sempre un misto di realtà e invenzione. Anche in questo libro è esattamente così. I luoghi esistono anche se non sono esattamente come li ho descritti. Le persone sono inventate. Ma può capitare che somiglino molto a persone realmente esistite, sono insomma verosimili.
⁃ C’è una frase che mi ha molto colpito che hai deciso di affidare alla nonna di Iris –Quando vedi un uomo a terra, chiunque sia, non ti vergognare a sentire su di te il suo dolore, come ti capitava con il prigioniero ebreo all’inizio. Non te ne vergognare mai. Neppure se è ebreo, Iris. È questo sentire la sofferenza dell’altro che ci rende esseri umani. Qual è il motivo per cui hai fatto dire una frase così importante alla nonna?
Per una questione di coerenza del testo. La nonna era la persona più anziana e sicuramente fra gli adulti quella più “diversa” dagli altri. E’ un punto di vista differente che mancava dentro il mondo dei grandi che girano intorno a Iris. Inoltre, la nonna è colei che si ama senza porsi dubbi, solo in forza del rapporto di affetto che lega nonna e nipote. E’ la persona che, a sua volta, ci vuole bene così come siamo e non vorrebbe mai cambiarci, come spesso accade ai sogni dei genitori. Era giusto che un insegnamento così bello venisse da una nonna.
⁃ La compassione e l’empatia sono fondamentali per definirci esseri umani, molti eventi nella storia ne sono completamente privi, credi che oggi ci stiamo dirigendo pericolosamente verso quella direzione?
Ci sono molti segnali che ci stanno dicendo esattamente questo. La Storia dovrebbe aiutarci anche a interpretare tali segnali che provengono dalla società civile. Ma li ignoriamo. Noi uomini siamo un mistero, non impariamo dai nostri errori, evidentemente.
⁃ la paura può farci diventare diversi da come siamo, da come pensiamo di essere, e che non possiamo sapere come siamo, davvero, fino a quando di fronte a una scelta non proviamo paura. A quel punto possiamo orientare le nostre azioni secondo i nostri principi, la nostra coscienza, oppure possiamo allontanarcene, permettendo alla paura di vincere. Credi che anche oggi nei confronti degli immigrati sia la paura a spingere certe persone all’odio?
Certamente, è così. La paura ci fa sbagliare mira e direzione. La paura di non avere diritto a un posto nel mondo perché non c’è lavoro, perché non ci sono i servizi essenziali, non ci sono i diritti basilari, in molti casi. E ci sono le distinzioni sociali che rendono più sole le persone già fragili. Qualcuno soffia un vento bugiardo sopra queste paure, fomentandole. Facendo credere che i migranti siano responsabili della sconfitta di molti. Troppe persone danno ascolto a voci bugiarde, perché covano la rabbia di non avere accesso a una vita “normale”. Quando si ha paura e ci si sente così fragili, il diverso diventa un facile bersaglio per scaricare su di esso la rabbia. Ci si sente forti odiando, ci si sente dalla parte giusta. Intanto, l’odio esclude, caccia, uccide.
⁃ Ho trovato molto poetica l’immagine delle crepe che si aprono nell’anima e lasciano uscire la bontà di ognuno di noi, facendoci porre delle domande su ciò che viene ritenuto giusto e normale ma che in realtà non è altro che paura del prossimo e cattiveria. Come ti è venuta l’idea di questa immagine così forte e d’impatto?
Ma man mano che Iris chiedeva conto, domandava, si incuriosiva e non smetteva di esserlo, ho pensato che quella curiosità meritasse quantomeno l’esercizio del dubbio. I dubbi sono segni di intelligenza. Di consapevolezza. E’ dal dubbio che comincia per noi tutti la ricerca della verità. E’ questa ricerca del giusto che fa insorgere le crepe.
⁃ Stai già lavorando a un nuovo progetto? Se sì puoi accennarci qualcosa?
Sì, ma come tutti i nuovi progetti meglio non parlarne, se non altro per dire che sì, siamo scaramantici, e per ora è solo un sogno. Invece non è un sogno il libro che uscirà nella prossima primavera, per Nuova Frontiera, dove racconto i miti delle costellazioni. Mi sono divertita davvero tanto a cercarli e a raccontarli ai bambini di 7/8 anni.
⁃ Qual è la pubblicazione a cui sei più affezionata e quale sogni di vedere trasposta sul piccolo o grande schermo?
L’ultimo lavoro è sempre il preferito, non potrebbe essere altrimenti. Questo libro è assai importante per me. Perché considero la Shoah un viaggio dentro l’essere umano e i suoi conflitti e contraddizioni. E in questo viaggio il romanzo ha qualcosa che i miei altri non hanno, o hanno appena accennato: lo sguardo del carnefice, appunto. Un altro libro che amo è Le Valigie di Auschwitz, con cui il viaggio ha preso avvio. E anche Sotto il cielo di Buenos Aires, che racconta dei desaparecidos in Argentina: la ricerca dell’identità dei bambini rubati dai militari argentini e strappati alle famiglie di provenienza.