Addicted di Paolo Roversi
Trama Rebecca Stark è una brillante psichiatra londinese che ha messo a punto un innovativo sistema per guarire la gente dalle proprie ossessioni. Il metodo Stark è così efficace che un magnate russo, Grigory Ivanov, decide di affidarle la conduzione della Sunrise, la prima di una serie di cliniche all’avanguardia, disseminate in tutto il pianeta, che aiuteranno le persone ad affrancarsi dalle loro peggiori addiction.
Viene così lanciata una campagna pubblicitaria a livello mondiale. Il primo centro apre in Italia, in Puglia, all’interno di un’antica masseria ristrutturata, circondata da campi e ulivi. Un posto perfetto per accogliere i pazienti che, come parte integrante della cura, dovranno lavorare, cucinare e dedicarsi alle pulizie. Vivranno, insomma, come una piccola comunità isolata.
Fra le centinaia di richieste che arrivano vengono selezionati sette candidati da diversi Paesi: Lena Weber, ossessionata dalla perfezione fisica; Jian Chow, web designer e hacker voyeur; Rosa Bernasconi, una ragazza tecno dipendente; Claudio Carrara, giocatore d’azzardo compulsivo; Julie Arnaud, manager ninfomane; Tim Parker, trader cocainomane; e, infine, Jessica De Groot, autolesionista.
All’inizio della terapia tutto sembra girare nel migliore dei modi ma, ben presto, alcuni pazienti scompaiono misteriosamente. Complice una pioggia torrenziale che tiene segregati gli ospiti, impedendogli la fuga e ogni contatto con l’esterno, comincia da quel momento un macabro gioco al massacro.
Roversi architetta un thriller teso e avvincente che indaga nei meandri più reconditi della psiche umana e nei suoi lati oscuri e inconfessabili: le dipendenze.
Recensione di Loreads – Addicted di Paolo Roversi – thriller pubblicato da SEM il 17 gennaio.
È una proposta che non si può rifiutare quella che Rebecca Stark riceve dal magnate russo e suo ex paziente, Grigory Ivanov. La brillante psichiatra londinese ha messo a punto una terapia innovativa che permette alle persone affette da particolari patologie di guarire dalle proprie ossessioni o dipendenze. Nei programmi del magnate c’è l’ambizioso progetto di aprire una serie di cliniche in tutto il mondo, seguite e gestite dalla psichiatra londinese. Strutture esclusive e all’avanguardia che permettano al russo di arricchirsi e a Rebecca Stark di salire in cima all’Olimpo degli psichiatri. Le cliniche si chiameranno Sunrise, e la prima struttura già individuata sorgerà nella splendida cornice tutta italiana della Puglia, all’interno di un’antica masseria circondata da tanto verde. Per lanciare l’ambizioso progetto, i primi pazienti riceveranno le cure senza dover sborsare un centesimo. Una sorta di specchietto per le allodole per attirare i pazienti futuri e pubblicizzare al meglio la struttura. Sono centinaia le richieste che giungono nelle mani di Rebecca, ma la selezione per l’esperimento iniziale si riduce a sette pazienti provenienti da tutto il mondo. C’è Claudio Carrara, giocatore compulsivo; Rosa Bernasconi, una ragazza dipendente dalla tecnologia; Lena Weber che fatica a contenere la sua rabbia e l’ossessione nei confronti della perfezione fisica; Tim Parker con il vizio della droga; Jian Chow con l’hobby dell’hackeraggio; Julie Arnaud ninfomane e Jessica De Groot che tende all’autolesionismo. Tutto sembra andare secondo i piani, la terapia pare funzionare, ma in maniera misteriosa alcuni pazienti cominciano a sparire, il panico prende il sopravvento, e la struttura isolata e il maltempo impediscono la fuga dei pazienti rimasti…
Premettendo che non conoscevo Paolo Roversi se non di nome, non avendo mai letto nessuno dei suoi numerosi romanzi, mi sono approcciata a questo nuovo thriller senza alcun preconcetto ma con la speranza di leggere un buon libro. Speranza che, lo dico subito, si è trasformata presto in delusione.
Ma partiamo dall’inizio: avendo letto in rete che “Addicted” viene accostato a “Dieci piccoli indiani” di Agatha Christie (di cui sono appassionata lettrice), ero molto incuriosita ma sono rimasta perplessa fin da subito per la brevità della storia, nemmeno 130 pagine. Ho fatto fatica a immaginare come si potesse dipanare una trama così ricca di personaggi in queste poche pagine, permettendo al lettore di conoscere e immedesimarsi nei vari protagonisti. E infatti, a mio parere, manca quasi del tutto un approfondimento psicologico del personale che dirige la clinica nonché dei pazienti che decidono di sottoporsi alla terapia messa a punto dalla dottoressa Stark. Essendo numerosi e di diverse nazionalità, ciascuno con una dipendenza (addiction, come viene spesso definita da Roversi) specifica e differente dalle altre, sarebbe stato utile uno spazio maggiore da dedicare alla conoscenza di ognuno di loro, del loro passato e del problema da cui sono afflitti. A causa di questa mancanza mi è risultato faticoso, specialmente all’inizio, distinguere i vari personaggi e ricordarmi il motivo per cui avevano deciso, chi più chi meno in maniera volontaria, di soggiornare gratuitamente presso la clinica Sunrise.
“I primi pazienti verranno curati gratis in modo da trasformarli in testimonial: degli individui comuni provenienti dalle più disparate classi sociali, che hanno provato il metodo e ne sono usciti.”
Proseguendo nel racconto, poi, alcuni passaggi mi sono sembrati frettolosi, compreso il finale su cui non posso esprimermi di più senza incorrere in spoiler.
Con il senno di poi, mi sembra chiaro che lo spunto di partenza sia buono e l’ambientazione nella clinica originale, ma il tutto avrebbe potuto essere molto più claustrofobico e incalzante. Purtroppo il modo in cui viene sviluppata la vicenda e l’impossibilità di provare empatia nei confronti dei protagonisti (di cui si conosce veramente poco) rendono difficile calarsi davvero nella narrazione e fanno sì che questo romanzo non lasci molto su cui riflettere, mentre all’interno della storia emergono degli escamotage ben precisi che non reggono e sono stati usati solo per far quadrare il meccanismo della trama ma, in realtà, risultano veramente poco credibili.