Dietland di Sarai Walker
Trama: Alicia “Plum” Kettle fa di tutto per non essere notata, perché – quando sei grassa – essere notata significa essere giudicata. Ed essere giudicata male, per dirla tutta. In attesa dell’intervento chirurgico miracoloso che le farà perdere peso una volta per tutte, Plum lavora a un periodico per teenager rispondendo alla posta delle lettrici, che le confidano i loro tormenti di giovani donne: un seno asimmetrico, le molestie di un fratellastro, un’inclinazione all’autolesionismo, ecc. ecc.
Ma quando una ragazza misteriosa con collant sgargianti e anfibi neri comincia a seguirla, Plum finisce in un vortice di strane vicende e incontri bizzarri che la porteranno a conoscere il mondo di Calliope House – una comunità underground di donne che rifiutano le regole della società – e la costringeranno a confrontarsi con i costi reali del “diventare bella”. Contemporaneamente, un gruppo guerrigliero sparge terrore a piene mani in un mondo che maltratta le donne, e Plum si ritrova implicata in una trama sinistra che avrà conseguenze esplosive.
Dietland di Sarai Walker, romanzo di narrativa pubblicato da Mondadori il 18 febbraio.
Eccomi qui, dovevo scrivere questa recensione da un sacco di tempo, ma in gravidanza mi sembrava impossibile scrivere cosa pensassi di un libro che parla di forma fisica mentre io avevo un pancione enorme.
I miei pensieri su questo romanzo, nel frattempo, non sono mutati e vi racconto cosa mi è piaciuto e cosa no di quest’opera di Sarai Walker.
A spingermi verso la lettura di questo libro è stata la curiosità, come avrà fatto l’autrice a gestire una storia con temi tanto delicati e far emergere la sua opinione? L’argomento è evidentemente ostico, il romanzo, che si concentra sul tema dell’obesità, è in realtà un inno verso l’accettazione di se stessi, il bisogno di piacere agli altri a qualunque costo, la lotta quotidiana che molti di noi combattono nella speranza, a volte inconscia, di essere qualcun altro.
Io sono l’incubo peggiore di qualsiasi donna americana. Passano la vita a combattere contro quello che rappresento, ed è per questo che si mettono a dieta, fanno ginnastica e ricorrono alla chirurgia plastica: perché non vogliono diventare come me.
Alicia “Plum” combatte da sempre contro gli sguardi curiosi della gente che vedono in lei tutto ciò che loro non vogliono essere, un corpo grasso e malato.
Detestavo le allusioni alla mia stazza, nonostante fosse una cosa evidente. Mi confermavano che in me c’era qualcosa che non andava, mentre io speravo sempre che nessuno se ne accorgesse.
Sin da ragazzina è stata oggetto di sguardi disgustati e frasi spiacevoli, perché Plum semplicemente non rispetta i canoni che la società impone, un fisico magro e piacevole da vedere, ed è per questo che lei vuole essere Alicia, la donna magra e bella che vive dentro di sé, e che potrà fare tutto ciò che a lei non è concesso: indossare abiti colorati, andare ad appuntamenti con uomini avvenenti, vivere la sua vita senza nascondersi facendo di tutto per non essere notata.
Nell’armadio, invece, non c’era niente di nero, solo colore e luce. Da mesi compravo vestiti che avrei messo dopo l’operazione.
Ma per essere semplicemente Alicia, Plum dovrà sottoporsi, dopo una serie di diete fallite miseramente, ad una delicata operazione chirurgica, ed è nell’attesa della fatidica data, che entra in contatto con Varana e la sua Calliope House, una comunità di donne che non vogliono conformarsi alla società, che hanno cercato la realizzazione di loro stesse a prescindere dagli stereotipi che la società stessa diffonde. Ed è proprio quando Plum inizia il suo percorso con Varana, verso l’accettazione di se stessa, con l’obiettivo di non eseguire l’operazione, che inizia a trattarsi con amore e gentilezza, tirando fuori il coraggio di dire basta. Basta agli sguardi indignati, basta nascondersi per non urtare la sensibilità delle persone, basta rinunce, basta diete forzate e delusioni continue e il primo passo per il suo cambiamento è lasciare il suo lavoro: Plum infatti lavora come ghostwriter per una nota rivista di moda – che diffonde l’immagine femminile di donna magra, bella e sicura di sé – e si occupa di rispondere alle richieste di aiuto che centinaia di ragazze inviano nella speranza di sentirsi dire cosa è meglio fare. Superficiali tormenti di teenager che proprio come lei faticano ad accettarsi, con il desiderio di cambiare solo perché qualcuno ha detto loro che sarebbe meglio essere diverse.
Non avremo mai l’aspetto e il comportamento che la nostra società prescrive a una donna, ma non vedo perché farne una tragedia. Siamo libere di vivere come vogliamo. È liberatorio, se si sceglie di vederla in questo modo
Come è possibile essere amate e piacere agli altri se noi siamo i primi a non accettarci e a non amarci per quello che siamo? Ed è esattamente questo l’obiettivo di Varana, insegnare a Plum a smetterla di odiarsi, a darsi la possibilità di vivere la vita con gioia, mettendola di fronte ai limiti che lei stessa si pone, portandola a venire allo scoperto tirando fuori tutta la rabbia che negli anni ha represso, perché è sbagliato accettare che siano altri a definirci, è sbagliato sentirsi inette e rifiutate ed è assolutamente sbagliato voler cambiare a tutti i costi solo per sentirci accettate e poter dire di far parte di qualcosa e qualcuno.
Plum pensa di poter lenire il dolore che prova ad ogni rifiuto solo conformandosi alla società, solo rispondendo allo stereotipo di donna che le pubblicità, il marketing e il mercato ci propinano in continuazione, ovunque, ma non è così, devo solo riempire lo spazio occupato dal dolore e dalla paura con altri sentimenti più positivi, che la spingano a vivere come lei vuole davvero e non come crede di volere.
«Senza il mio dolore, non sarei più io.» «Il dolore occupa tanto spazio» disse Verena. «Potresti riempire quello spazio con altre cose. Con l’amore, magari. Nella nostra prima seduta, hai detto che volevi essere amata.» «Non riesco a immaginare che qualcuno possa amarmi così come sono.» «Solo perché non hai mai permesso a te stessa di immaginarlo. Com’è possibile che qualcuno ti ami, se tu stessa ti odi?»
In tutto ciò, la storia di Plum si intreccia con quella di una stravagante ragazza che da tempo la segue per conto di qualcuno. Hanno bisogno di lei per una missione, e Plum deve decidere se farne parte, oltre a questo, una misteriosa donna dal nome Jennifer, sta facendo piazza pulita: uomini accusati di violenze sulle donne vengono trovati morti uno dopo l’altro, la giusta punizione per gli abusi, il bullismo, la misoginia dimostrata. Chi c’è dietro alla figura di Jennifer e cosa ha a che fare Plum con lei?
Insomma, come potrete capire da queste ultime righe, di carne al fuoco ce n’è tanta. Ed è proprio questo il grosso problema di questo libro e il motivo per cui non ho potuto apprezzarlo fino in fondo. Cosa voleva essere questo romanzo? Perché c’è un tale intreccio di trame che alla fine il lettore perde il filo della tematica principale. È come se nel libro ci fossero di fatto tre differenti storie, autoconclusive ma comunque legate. Io onestamente, la parte “thriller” l’avrei anche evitata, non mi pare proprio riesca a dare un valore aggiunto a Plum e alla sua storia, né tantomeno al romanzo in sé, senza contare le continue distrazioni e la pesantezza della lettura. Perché di fatto, se in alcuni punti la storia scorre velocemente, in altri subisce una pesante battuta di arresto, che ti spinge a chiudere per qualche ora il libro per dedicarti ad altro.
L’obiettivo dell’autrice era senza dubbio tosto, importante e interessante, in grado di spingere a riflessioni di un certo tipo, ma credo meritasse più spazio e attenzione, cosa che avrebbe dato al testo maggior pulizia e non avrebbe generato confusione nel lettore.